Microcredito, donne protagoniste

Un centinaio le donne coinvolte in un progetto di microcredito della durata di tre anni nei villaggi di Nadene San Marco, Antikir Oma e Embidir in Etiopia. Un'iniziativa per sostenerle.

Abbiamo parlato più volte su Città Nuova del microcredito – prestiti di modesta entità rivolti a chi non avrebbe normalmente accesso al sistema finanziario, per avviare piccole attività imprenditoriali o far fronte a spese di emergenza – e della sua efficacia nel favorire lo sviluppo economico e sociale “dal basso”, soprattutto (ma non solo) nei Paesi in via di sviluppo. Un’importanza ancora maggiore la riveste poi quando è indirizzato alle donne: sia perché, in quanto parte più debole della società in diversi contesti, hanno ancor più urgenza di interventi che possano aiutarle a costruire il proprio futuro; sia perché il loro lavoro generalmente genera ancora maggiori esternalità positive per la famiglia, dato che i proventi vengono reinvestiti nella cura e istruzione dei figli più frequentemente rispetto ai proventi del lavoro maschile.

Un progetto interessante in questo senso è quello portato avanti dall’Associazione Nuova Famiglia Addis Beteseb Onlus che, facendo riferimento alla diocesi di Embidir (Etiopia), ha avviato tre iniziative di microcredito al femminile nei villaggi di Nadene San Marco, Antikir Oma e Embidir. Sono circa un centinaio le donne coinvolte, per una durata di tre anni; e tenendo conto che ogni famiglia è composta in media da cinque membri, si capisce come saranno circa cinque volte tante le persone che ne beneficeranno. Si tratta di sostenere le donne nell’avviare piccole attività, su proposta delle donne stesse o dei referenti locali della diocesi; consentendo peraltro ai figli di andare a scuola, invece di aiutare le famiglie nei campi o nei lavori domestici.

«L’area coinvolta dal progetto è una regione densamente popolata in Etiopia – spiegano dall’associazione – e la terra è altamente sfruttata, tanto che ha perso gran parte della sua fertilità. Gli abitanti sono molto poveri e analfabeti. Pertanto si assiste al fenomeno per cui i minori, e in particolare le ragazze, migrano verso le città abbandonando i loro studi per cercare lavoro ed essere in grado di sostenere nei bisogni primari se stessi e la loro famiglia già dalla tenera età».

Ed è proprio la situazione delle donne ad essere particolarmente delicata: «La comunità è di tipo altamente patriarcale, gli uomini sono coloro che prendono le decisioni e sono i proprietari della casa, per le donne devono sottostare alle loro volontà – proseguono –. La divisione del lavoro è severa in quanto il compito affidato alle donne non viene neppure toccato dagli uomini, che si occupano dell’agricoltura e delle attività fuori casa. Le donne sostengono il marito nelle attività agricole, specialmente nell’allevamento del bestiame, nella responsabilità riproduttiva e in tutte le attività domestiche». Proprio per questo è importante, tramite il progetto, «aumentare la partecipazione delle donne nelle attività di sviluppo sociale e verificare il cambiamento sociale della comunità a livello di cultura del lavoro, gestione del denaro ed educazione dei figli».

Naturalmente, però, è necessario trovare i fondi per finanziare queste attività: e c’è chi si è “inventato” anche modi originali per farlo, Tra queste la biersommelière padovana Chiara Rubinato, che ha organizzato l’evento “Un calice per l’associazione Nuova Famiglia” tramite la piattaforma GoDrink: sabato 30 maggio alle 18.30 sarà possibile, con una donazione di 4 euro, fare un “brindisi virtuale” guidato da Chiara, alla scoperta delle figure femminili che hanno fatto la storia della birra. Tutte le informazioni sono disponibili al link.

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