“Mi mancava quel libro”

Frequento la facoltà di Architettura. Mai mi sarei immaginato di non avere soldi per poter studiare, ma così è, a causa della disastrosa situazione economica del mio paese, l’Argentina. Dovevo fare un esame molto importante per il quale mi mancava un libro fondamentale, ma siccome veniva dalla Spagna costava quattro volte il prezzo normale. Era l’ultimo giorno per iscrivermi per quell’esame ed ero disperato. Uscito dall’università sono corso in una chiesa vicina e ho chiesto aiuto a Gesù, pregandolo di procurarmi quel libro “entro mezzogiorno “. Poco dopo, in facoltà, mi son sentito chiamare da qualcuno. Era un collega che non vedevo da tempo. Saputo il mio problema, ha insistito per accompagnarmi a casa di una collega che conoscevo appena. In effetti lei non solo aveva quel libro, ma, cosa impensabile trattandosi di un’opera così costosa, era contenta di prestarmelo. Era mezzogiorno ed ero strafelice. Alcuni giorni dopo, mentre studiavo, ho rilevato degli errori tipografici in quel libro. Siccome mancavano delle pagine importanti, mi è venuto in mente di avvisare l’editrice con una e-mail. Una settimana dopo ho ricevuto per posta celere, gratis, una copia di quello stesso libro. Come non scorgere in quanto accaduto l’amore di Dio? S. G. – Cordoba Il giorno prima che partisse da questa terra, con le pochissime forze che le restavano, mamma Ines mi aveva raccomandato: “Lucia, vestiti sempre bene” anche al mio funerale. Dio è bellezza! La provvidenza te la faccio arrivare io””. Improvvisamente mi sono resa conto che non avevo un cappotto degno dell’occasione. Pochi mesi prima, infatti, mi ero privata del mio montone a favore di chi ne aveva più bisogno. Ma ecco, il giorno prima del funerale una vicina di casa invita me e mia sorella nella sua boutique e insiste per regalare a me un cappotto e un maglione, e a mia sorella una giacca: tre capi di vestiario veramente belli. Era per gratitudine verso mia madre, da cui questa signora, che aveva molto sofferto nella vita, era stata tanto aiutata. Così al funerale indossavo il cappotto che la mia mamma mi aveva “fatto arrivare”. L. Z. – Padova Dovendomi recare spesso, per lavoro, in posti remoti di montagna, mi capita a volte di imbattermi nei terroristi della “Schiera del nuovo popolo” (così si chiamano). Un giorno, interpellato da uno di loro che voleva indottrinarmi, gli risposi con molto rispetto e nella verità. Fra l’altro gli parlai dei “Giovani per un mondo unito”, dei loro ideali di fraternità e della necessità di cambiare prima noi stessi per rinnovare le strutture che ci sembrano ingiuste. Alla fine mi sembrò scosso, se non convinto, da quanto ascoltato. Da quel momento chiesi per lui e i suoi compagni la luce per capire ciò che era giusto. Dopo qualche tempo rividi quel terrorista in televisione: aveva consegnato le armi ai militari, lasciato il suo gruppo ed era tornato in famiglia. N. P. – Filippine

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