Mettiamoci all’Opera

È il programma che Rai 1 ha mandato in onda nel periodo natalizio.
Pupo

È il programma che Rai 1 ha mandato in onda nel periodo natalizio. I protagonisti sono stati otto giovani apppassionati di lirica, che si sono sfidati a colpi di brani di musica classica, lirica e leggera, per essere giudicati da un attore, una cantante lirica e un wedding planner (sì avete capito bene: un organizzatore di matrimoni).

Gli onori di casa sono stati affidati a Pupo e Nina Senicar, con il supporto musicale garantito dall’Orchestra sinfonica nazionale della Rai.

 

L’operazione messa in piedi da Rai 1 non è stata eccezionale. Una grande tradizione italiana, quella della lirica, portatrice di un messaggio culturale alto, è stata asservita alle esigenze commerciali dell’intrattenimento televisivo. Per rendere gli spettatori partecipi di una storia e farli entrare nella magia dell’opera, il conduttore avrebbe dovuto dimostrare di credere lui per primo al genere, per trasmetterne la novità. L’attenzione centrale sulla gara, rispetto al valore della singola opera, ha invece trasformato la trasmissione in un talent show di cui nessuno sentiva la mancanza.

 

Perché la Rai ha un’orchestra con una storia gloriosa e la umilia in questo modo? Perché ai conduttori non si richiede una coerenza di stile e una preparazione seria per affrontare il pubblico? Perché le giurie devono essere composte da persone estranee al mondo dei concorrenti?

 

L’opera lirica è forma d’arte popolare ed è quindi stato giusto cercare di avvicinare il pubblico alle arie più celebri. Ma sarebbe bastato un pizzico di buon senso in più, e una creatività onesta dietro le quinte, per dare al Bel Canto il posto che avrebbe meritato.

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