Avete forse notizia del legittimo proprietario de «l’ossa / fremono amor di patria» a cui si riferivano i versi dei “Sepolcri” del Foscolo? Quest’estate molti sono stati gli aspiranti insegnanti che hanno partecipato al Tfa a cadere sul quesito che candidava Alfieri, Machiavelli e Dante quali possibili destinatari dei versi che rivalutavano le tombe come elemento di congiunzione con il presente, utili non tanto ai defunti quanto ai vivi. Un tema d’attualità. In Italia, e da qualche anno anche nel resto del mondo, il fenomeno della caccia all’attribuzione delle famose spoglie non è cosa insolita. Tanti e troppi i presunti ritrovamenti, talvolta fortuiti, altre volte vere e proprie campagne di scavo, che balzano puntualmente agli onori della cronaca.
Di recente nella lista è entrato Caravaggio. Si erano appena conclusi gli eventi legati ai quattrocento anni dalla morte, quando un team di affermati ricercatori ha reso noto il ritrovamento a Porto d’Ercole delle spoglie mortali del grande pittore del Cinquecento. I resti furono esposti, poi, per qualche tempo a Merisi, suo presunto paese d’origine.
Sempre quest’estate è stato scritto l’ennesimo atto anche sulla Monna Lisa di Leonardo, ovvero Lisa Gherardini, secondo alcuni studiosi. L’archeologo che ha annunciato la scoperta sotto la pavimentazione del convento di Sant’Orsola di Firenze è Silvano Vincenti, soprannominato “Tomb Riders” per l’impressionante capacità a scovarne: lo stesso della scoperta delle ossa del Caravaggio, per intenderci.
Ma se è costume molto italiano attribuire questi o quegli altri resti mortali – da noi vanno per la maggiore la ricerca dei grandi nomi dell’arte o della letteratura –, diversamente va nel mondo anglofono. Accade così che i grandi della musica o del cinema, da Elvis Presley, Jim Morrison a Marylin Monroe non siano mai deceduti, bontà loro. Non si riserva lo stesso trattamento, invece, ai personaggi storici. L’ultimo caso in ordine di tempo arriva, infatti, direttamente dal Regno Unito dove i resti mortali di Riccardo III, sovrano inglese dal carattere poco docile, almeno stando a quanto scritto da Shakespeare, sarebbero state rinvenute presso il parcheggio di un supermercato di Leichester, il luogo indicato da vari studiosi come probabile sito della chiesa di Grey Friars in cui il re fu sepolto dopo la caduta sul campo di battaglia.
Mai nessuno però è stato tanto ricercato quanto Dante. Il suo caso lo potremmo definire quasi da manuale del genere. Le spoglie del sommo poeta hanno vissuto un travagliato percorso nei secoli: da contese nei secoli fra fiorentini e ravennati, a trafugate per custodirle e ricomposte, fino all’ultimo atto, quando qualche anno fa, vennero ritrovati dei resti nella biblioteca nazionale di Firenze. Al tempo si mobilitò anche Indro Montanelli con un argutissimo articolo del 1997, “Somme ceneri polveri italiane”. Nel testo il giornalista toscano invitava lo studioso Mazzoni ad usare maggiore indulgenza nei confronti della direttrice Fontana, autrice della scoperta, perché: «La telenovela dei resti di Dante è una vicenda destinata a fare scuola a tutte quelle “cacce al cadavere”». Aveva perfettamente ragione. Se non altro speriamo che almeno la cultura riesca a trovare la via per essere disseppellita.
Persona e famiglia > Famiglia
Meglio disseppellire la cultura
- Fonte: Città Nuova
Il boom dei presunti ritrovamenti delle spoglie di Caravaggio e Monna Lisa. Un fenomeno tutto italiano? La risposta ancora attuale di Montanelli
Riproduzione riservata ©