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Massimo Toschi, fare politica dalla parte delle vittime

di Maurizio Certini

- Fonte: Città Nuova

Presentato a Lucca il libro edito da CNX “Tante guerre, una pace” curato da Michele Zanzucchi, che riprende le intuizioni e la testimonianza di una vita intera spesa per costruire la pace

Massimo Toschi a Fontem , Camerun Archivio MB

Nel Palazzo Ducale di Lucca la luce di una fulgida stella ha brillato il 5 dicembre, dando senso alle infinite lucine colorate degli addobbi natalizi di questa città incantevole, in attesa trepidante o inconsapevole del Nuovo che ancora viene.  Una città, come tutti noi, distratta o smarrita, in cammino verso Betlemme. La presentazione del libro “Tante guerre, una pace – dalla parte delle vittime“, curato da Michele Zanzucchi a due anni dalla morte di Massimo Toschi, ci ha permesso di riconoscere la stella che ci orienta, la ragione della nostra speranza.

Massimo Toschi è un figlio di Lucca, che ha saputo trasformare la sua oggettiva fragilità, dovuta alla sua condizione di “disabile” (Massimo aveva contratto la poliomielite durante l’infanzia) in coraggio, in forza delle sue azioni permanentemente rivolte alla costruzione della pace (2 Cor 12,10). Lo dice tutta la sua vita di padre di famiglia, di docente, educatore di generazioni di giovani, di assessore regionale.

La luce di Massimo – come ha ricordato la figlia Sara – brilla oltre la morte, come la luce di una stella magari fisicamente scomparsa da migliaia di anni, ma che ancora viene da una distanza siderale e si mostra alla nostra vista. È il messaggio di un testimone che ci è stato caro e che continua a condividere con noi la sua vita.

Massimo era un uomo di pace. Il suo pacifismo non era ideologia, ma nasceva dalla sua condizione che lo faceva sentire dalla parte delle “vittime” di ogni sopruso, condizione o guerra. Non usava mai eufemismi o giri di parole per far emergere la verità delle cose.
In un suo articolo del 2009, comparso su Città Nuova, intitolato “Parole su Gaza” dice: «C’è un cinismo della politica, che mette in primo piano le proprie strategie rispetto alla vita delle persone».
Il suo impegno in politica è stato sempre orientato alla pace attraverso un atteggiamento genuino, consapevolmente ingenuo, radicale. Un impegno che anticipava la pace, perché vedeva la pace da costruire con sincerità in ogni relazione, come via imprescindibile della politica.

Continua col suo articolo: «Se vogliamo risolvere questo conflitto [del Medio Oriente], dobbiamo avere il coraggio di guardarlo con gli occhi dei bambini e non con il calcolo della politica cinica. I bambini di Gaza, e di Sderot ci indicano la via del dialogo, della convivenza, della fraternità. Non è un approccio ingenuo, se quello saggio sono i bombardamenti e le stragi».

In questa lettura, Toschi riprendeva il fil rouge di Giorgio La Pira. Continuava così: «È l’unico realismo se si vuole evitare la catastrofe… Nell’uccisione dell’altro c’è anche la nostra morte. È solo un’illusione che le armi ci difendano e ci diano sicurezza… Anche a Gaza la vecchia cultura della guerra produce il suo fallimento. Bisogna imparare a guardare la realtà con gli occhi del nemico, comprendere il suo dolore e la sua domanda di giustizia, riconoscere le nostre responsabilità per il dolore e l’ingiustizia che gli tocca di vivere per le nostre complicità. Il 2009 è l’anno dedicato dalle Nazioni Unite alla riconciliazione. Se lo sarà a Gaza, lo sarà in tutto il mondo».

Fece sorridere molti, che lo ritenevano naif, il titolo che Massimo volle dare al suo Incarico regionale: assessorato alla Cooperazione, alla pace, al perdono e alla riconciliazione. Ma con quel titolo volle dare una precisa indicazione politica, che egli mise in atto attraverso molteplici viaggi in Paesi in guerra, percorsi locali per la costruzione di dialogo e buone relazioni tra i cittadini, come la Consulta regionale per le religioni, e azioni di solidarietà internazionale come la collaborazione tra Istituzione regionale e importanti associazioni internazionali per la cura di migliaia di bambini palestinesi presso ospedali d’Israele.

L’azione di Massimo Toschi, azione di una vita, muoveva sempre dallo sguardo di un incontro, dall’amore personale: io per te, io con te! Ma era azione che si estendeva immediatamente alla dimensione politica, la sola in grado di fornire le risposte strutturali ai bisogni per il superamento di ciò che produce ingiustizia. La sua era un’azione centrata sulla costruzione permanente della città dei diritti. Dal cortile di casa al mondo intero.

«Dove cominciano i diritti umani universali?» – scriveva Eleanor Roosevelt , nel 1958 – «In posti piccoli, vicini a casa: il quartiere in cui vivi, la scuola che frequenti, la fabbrica, il campo o l’ufficio in cui lavori. Sono questi i posti in cui ogni uomo, ogni donna, oggi bambino cerca una giustizia equa, pari opportunità, uguale dignità senza discriminazioni. Se questi diritti non significano niente là, significheranno ben poco ovunque».

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