Massimiliano Varrese: costruire rapporti di fraternità

L’autore di L’estate è già finita dialoga con i giovani su condizione giovanile e incertezza del futuro. La qualità dei sogni e la strada del dialogo, il silenzio e la libertà interiore, la rabbia e la fede
Varrese

L’attore Massimiliano Varrese, autore con Francesco Serino del romanzo L’estate è già finita (Sonda edizioni) molto letto tra i giovani, famoso per i musical Tre metri sopra il cielo e Francesco e Chiara e per il film Fuoco su di me, ha incontrato in questi giorni gli studenti del Liceo Pertini (scientifico, linguistico e artistico) di Ladispoli.  Dopo aver raccontato la sua esperienza di artista ha dialogato con gli studenti su alcune problematiche quali la condizione giovanile, l’ISIS, l’incertezza del futuro. Riportiamo qui di seguito l’intervista che ha voluto rilasciarci.

 

Come nasce questo incontro con i giovani?

«Nasce da una mia profonda esigenza interiore di comunicare con la gioventù di oggi, spesso smarrita e senza riferimenti forti. Loro guardano molto a noi artisti e al mondo dello spettacolo, ma spesso restano delusi. Sono confronti dai quali ne esco arricchito e mi ritrovo con una più grande fiducia in me stesso. Anche i giovani mi hanno ringraziato di questo momento».

 

Quali sono stati gli argomenti sui quali i giovani si sono cimentati?

«I giovani sorprendono sempre, perché alcune volte dietro una domanda che può apparire banale si nasconde un esigenza profondissima. Ho parlato con loro a cuore aperto, dando valore ad ogni loro parola, donando quanto di più vero ho costruito nella mia vita e la risposta da parte loro in attenzione e ascolto è stata grande. Ho potuto raccontare della mia ricerca interiore, della necessità di un risveglio dell’anima».

 

C’è stato qualche domanda che ha fatto vibrare le corde della tua sensibilità in modo speciale?

«E’ difficile dirlo perché ogni domanda, ogni osservazione mi stimolavano molto. Certamente quando abbiamo parlato dei sogni che ogni giovane coltiva spesso nel segreto, l’attenzione ha fatto un notevole scatto in avanti ed io mi sono sentito libero di aprirmi con loro totalmente. E’ stato bello, perché ci siamo capiti sulla qualità dei sogni. Desiderare un conto in banca non è un sogno. Il sogno ti spinge a non mollare e a lottare per realizzarlo».

 

Ma come realizzare la fraternità in un mondo in cui c’è poca attenzione all’altro?

«La strada è una sola: il dialogo… il dialogo con tutti, anche con chi ci appare molto lontano per mentalità, comportamenti, progetti. Credo che il segreto di un buon dialogo, sia saper ascoltare, senza ascolto non vi è dialogo… Per ascoltare bisogna far silenzio dentro se stessi è accogliere il mondo dell’altro».

 

Di fronte alla violenza spesso si reagisce con altrettanta violenza…

«Ultimamente sono stato aggredito in un parcheggio da una persona che sostava in sosta vietata perché ho urtato il suo specchietto con quello della mia macchina appena sceso per accertarmi e chiedere io scusa, pur sapendo che lui non poteva sostare in quel posto, sono stato verbalmente aggredito e se non avessi avuto l'autocontrollo datomi dal mio percorso di arti marziale come il Kung Fu, sicuramente sarebbe finita molto violentemente. Ho cercato di respirare, abbassare i toni e guardare dritto nei occhi… così ho evitato lo scontro, ma non è facile per chi non è preparato».

 

Di fronte ad una umanità che continua ad ammazzarsi, quale è il tuo pensiero?

«Credo che la libertà interiore, quella spirituale che ci rende veramente uomini completi faccia paura perché un uomo libero non è manovrabile. C’è un grande impegno a manovrare gli uomini   a controllarli…La crescita interiore, quel risveglio di cui ho parlato ai giovani, questo dobbiamo fare, senza lasciarci fermare da tutto il negativo a cui assistiamo. Offrire a tutti rapporti di fraternità».

 

Ma l’ISIS semina terrore. Come rispondiamo al terrore?

«Vivo questo momento a volte con rabbia, ma spesso con la fede di continuare a seguire i messaggi positivi che la natura e lo spirito mi offrono. Le regole sacre che sono presenti in ognuno di noi, nei libri, nei fiori, nella misura delle nostre ossa, e nella frequenza dei nostri pensieri. Tutto regolato secondo un ordine divino, universale. Basti pensare alla sequenza di Fibonacci per capire che siamo tutti collegati con il tutto. Tutti figli della stessa Luce. Queste convinzioni mi permettono di non disperarmi e di sconfiggere quella rabbia che può sempre affiorare in noi».

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