Martirio, misura dell’amore

Simon Kayimbi, congolese, accompagna padre Francois Djikulo dal temuto capo ribelle Kyungu Kyungu, per convincerlo a deporre le armi e mettere fine al terrore cui sono soggette le popolazioni locali. Nel novembre scorso, dopo mesi di ricerche, si scopre che sono stati assassinati selvaggiamente: prima mutilati, quindi bruciati vivi. Suor Dorothy Stang, 73 anni, nata negli Stati Uniti d’America e naturalizzata brasiliana, viene uccisa la mattina del 12 febbraio 2005 con sei colpi sparati a bruciapelo nello stato del Parà (Brasile). Da più di vent’anni, nonostante le continue minacce di morte accompagnava con fermezza e passione la vita dei lavoratori dei campi. Don Paulo Henrique Machado, 36 anni, un sacerdote brasiliano allegro, attivo, impegnato a seminare pace e serenità nelle periferie di Rio de Janeiro. Più volte denuncia i soprusi dei narcotrafficanti. Segue in particolare un gruppo di appoggio alle famiglie delle vittime del massacro avvenuto nel quartiere di Nova Iguacu, uno dei più violenti della città. Il 25 luglio 2005 è lui ad essere massacrato da un commando armato. Sono quattro dei 27 missionari uccisi nel 2005, quasi il doppio rispetto al 2004. Anche quest’anno l’agenzia Fides ha diffuso, come un bollettino di guerra, l’elenco dei nuovi martiri. Ma sono veramente martiri? Non si è martiri perché uccisi per la fede? Sono invece altri i motivi per cui questi cristiani vengono uccisi: si sono messi dalla parte dei poveri, degli oppressi, hanno lavorato per la pace, per la giustizia… Sono martiri? Sì, perché hanno testimoniato la fede nella sua essenza. Come Cristo hanno vissuto l’amore più grande, quello che dà la vita per gli amici. Martirio, dunque, come prova suprema dell’amore per salvare il prossimo, per la dignità e la salvaguardia dei più elementari diritti della persona umana. E lo fa in nome di Cristo, per Cristo che si è identificato con gli ultimi. Allora il martirio torna ad essere la misura alta del vivere cristiano. E lo può essere (lo deve?) anche nel nostro ambiente quotidiano, come ha ricordato Benedetto XVI: Come non riconoscere che anche in questo nostro tempo, in varie parti del mondo, professare la fede cristiana richiede l’eroismo dei martiri? Come non dire poi che dappertutto, anche là dove non vi è persecuzione, vivere con coerenza il Vangelo comporta un alto prezzo da pagare?.

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