Marina e la comunità ospitale di Montesegale

Un paesino rurale salvato grazie alla rete dei “Borghi autentici d’Italia" e alle “Comunità ospitali”, ovvero offrendo un tipo di accoglienza che trasforma i turisti in cittadini “temporanei”
Montesegale

Per chi non lo sapesse, Montesegale è un paesino sparso a sud del Po, in quella parte di territorio pavese chiamata, appunto, Oltrepò Pavese, conosciuta anche con il nome di Vecchio Piemonte.

 

Montesegale ha un castello, ventuno frazioni, un torrente che l’attraversa, mandorli e boschi di castagni, colline coltivate a granoturco e anche trecentoquattro abitanti, quota demografica raggiunta solo di recente, grazie alla benvenuta nascita di una bambina.

 

È qui che, diciassette anni fa, si è trasferita, per amore, Marina. Nata e cresciuta a Milano, dopo la laurea in lettere, ha lasciato la grande città per sposarsi e vivere lì con il marito, originario di Montesegale, che mai avrebbe sopportato di abbandonare il suo paese. Racconta: «Per dirla tutta, io mi sono spostata con la garanzia di Milano a portata di mano. Da qui ci si sposta facilmente anche verso Genova, Torino. Non si vive isolati. Con in più, però, la possibilità di far crescere i miei due figli liberi, in un ambiente naturale veramente incontaminato, dandogli la possibilità di tessere rapporti sinceri e diretti con le persone, all’interno di una comunità vera».

 

Tutto bello, anzi, idilliaco. Se non fosse che Montesegale, come molti altri paesini rurali della penisola, rischiava di finire spopolato e di morire.

 

«L’inversione di rotta c’è stata entrando in contatto con la rete dei “Borghi autentici d’Italia”!», spiega Marina «Una rete fra territori che ha come scopo il rimettere al centro dello sviluppo territoriale le persone e le comunità. L’idea è quella di promuovere un modello di sviluppo locale più equo e rispettoso delle tradizioni e delle esigenze semplici delle persone, dove sono le comunità locali stesse a mettere in gioco le proprie risorse per creare nuove opportunità di crescita,rivalorizzando quei borghi e quelle zone che, per vari motivi, rischiavano di venire abbandonati e di morire».

 

È facendo questa esperienza che gli abitanti di Montesegale scoprono la realtà delle “Comunità ospitali” ovvero, la possibilità di offrire, con il loro borgo, un tipo di accoglienza turistica che trasforma i turisti in cittadini “temporanei”che, attraverso la comunità, possono sperimentare il ritmo di vita, il territorio, la storia, le tradizioni, le eccellenze.

 

E così, i cittadini di Montesegale ci provano. Spiega Marina: «Accanto all’esigenza di non far morire il nostro paese, c’era anche quella di imparare a fare rete tra di noi, di imparare a lavorare insieme per un fine che, all’inizio, poteva apparire non concretissimo.»

 

Così, a Montesegale cominciano i “lavori” e, insieme, si va alla scoperta delle eccellenze locali: «Ci rendiamo subito conto che, se in passato, la nostra era stata un’area esclusa dallo sviluppo imprenditoriale e tecnologico tipico di altre zone della Lombardia, questo isolamento ora ritornava utile in termini di conservazione del paesaggio, di tradizioni e umanità. Il nostro era un piccolo borgo ma ricco di belle esperienze da far sperimentare ai forestieri. Per esempio, potevamo valorizzare i percorsi naturalistici, con itinerari attraverso le nostre belle colline e le antiche fonti comunali, le fontane nate per abbellire le frazioni, antico luogo di aggregazione delle comunità.

 

«Avevamo anche i nostri prodotti tipici, come il salame di Varzì, eredità della corte dei Malaspina, o il pan di segale. Poi, il più grande campo di allenamento all’aperto di tiro con l’arco, quello dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Arcieri Ardivestra, frequentato anche dal campione mondiale Mauro Nespoli. E poi, naturalmente, il castello medievale, che fu eretto dai signori di Montesegale, i Gambarana. Un castello restaurato magistralmente dai proprietari attuali, che ospita anche una galleria d’arte.»

 

Marina, da immigrata a Montesegale, è diventata il tutor della Comunità Ospitale, con il compito di accogliere e iniziare al luogo i viaggiatori: «lo li accompagno, gli spiego la nostra storia ma poi è l’intera comunità che si fa loro intorno, e ne condivide l’esperienza. Una turista di Milano si è trovata così bene che ha addirittura comprato casa qui! Abbiamo avuto riscontri inaspettati. Sono arrivati ospiti anche dal Giappone!»

 

E aprirsi all’accoglienza ha fatto bene anche ai cittadini di Montesegale: «Si è innescato un trend demografico inverso rispetto ai paesi vicini. La mia generazione si è fermata tutta e, come conseguenza, la popolazione è ringiovanita, con i nostri trenta minori residenti su 304 abitanti. Un ragazzo del luogo è riuscito anche ad aprire un bed & breakfast, e presto verranno anche un bar e una pizzeria. Sembrano cose piccole, ma per noi sono grandissime, perché sono sintomo di un cambiamento di mentalità. Lavorare insieme per il bene del nostro paese ci ha reso ancor di più comunità, più amici e anche felici».

 

A questo punto, ne siamo certi, Montesegale continuerà a vivere!

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