Maratonetti della vita

Attivo come drammaturgo dagli anni Novanta, Edoardo Erba – classe 1954 – è autore conosciuto in Italia e anche all’estero. Il suo testo più celebre Maratona di New York (rappresentato in tredici Paesi e pubblicato in cinque lingue diverse) nasce da un’idea semplice, ma forte: due uomini che corrono per tutto il tempo in scena. L’atmosfera è notturna, e uno dei due non riconosce il percorso, né ricorda come è arrivato in quel luogo. Solo successivamente scoprirà – e noi con lui – di essere in coma per un incidente stradale. Accomunati da un’amicizia e da un interesse sportivo, Mario e Steve, il forte e il debole, si allenano per partecipare all’evento statunitense, ma in realtà corrono per gareggiare con la vita stessa. Ce lo rivela man mano il loro sempre più affannoso dialogo infarcito di banalità, quelle che si possono dire due corridori col fiatone, mentre scherzano, o si incitano a proseguire quando uno non ce la fa più, o mentre l’altro rallenta e perde colpi. Nell’affiorare della stanchezza, dell’ostinata voglia di resistere al dolore, la ritmata conversazione si nutre di battute veloci, di battibecchi, di domande esistenziali, di ricordi e rivelazioni l’uno dell’altro. Quel correre è fuga e attesa, lotta e resa, è ricerca e abbandono, per dimostrare tutti i giorni qualcosa a sé stessi, forse per paura di fermarsi e guardarsi dentro, o per non sapere guardare e ascoltare l’altro. Ninni Bruschetta (con la sua compagnia Nutrimenti Terrestri) dirige le traiettorie sceniche ed esistenziali con maestria registica nel piccolissimo palcoscenico che, ad un certo punto, ci sembra diventare grande, immergendoci nell’inseguimento comico e drammatico al tempo stesso. Recitare correndo per un’ora implica un supplemento fisico non comune. E Totò Onnis e Federigo Ceci hanno fiato e bravura da vendere in questa impegnativa prova d’attore. Giuseppe Distefano Al Teatro La Comunità di Roma per la rassegna dell’Eti Scritti di scena.

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