Mamma e medico

«Sono medico, sposata da cinque anni, una bimba di tre e un altro in arrivo. Ho scelto la mia professione come missione e anche il matrimonio è stato “per amore”. Spesso però mi chiedo: ce la farò a portare avanti bene famiglia e lavoro?». A.B.
Sanità

Mi sono fatta una convinzione: la presenza delle donne nella vita sociale non è un bene solo per loro stesse, ma lo è per la società intera, che ha bisogno dei talenti tipicamente femminili per crescere come vera comunità di persone. D’altra parte, “uscire di casa” non vuol dire rinunciare al ruolo di moglie e madre, che tanto caratterizza la natura della donna, nella sua attitudine alla cura della persona, ma piuttosto attivare una reciprocità positiva tra vita privata e vita pubblica: l’una radice e fioritura dell’altra.

Conosco donne che ogni giorno accettano questa sfida, non per carrierismo o per “far vedere” agli uomini che come loro, o meglio di loro, sanno farsi valere.

Sono donne consapevoli, pazienti, perseveranti nell’offrire le loro risorse a vantaggio di molti; nella fatica di correggersi e migliorarsi nei rapporti in famiglia e fuori; nello sforzo di usare bene il tempo, sempre scarso, a fronte dei bisogni e delle esigenze della vita quotidiana, che sembrano perennemente più grandi di loro.

C’è da inaugurare una stagione nuova, di alleanza tra la dimensione della “famiglia domestica”, in cui marito e moglie, con i loro figli, scrivono la propria storia personale, e la dimensione della “famiglia umana” in cui uomini e donne, generazioni e culture diverse, costruiscono il bene comune.

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