Mali, Niger e Burkina lasciano l’Ecowas

Niger, Mali e Burkina Faso, tre Paesi dell’Africa occidentale ora governati da regimi militari saliti al potere tramite colpi di stato, hanno annunciato il 28 gennaio scorso il loro ritiro dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas).
I manifestanti espongono cartelli con la scritta "No all'ECOWAS" durante una manifestazione a Niamey, Niger, 9 dicembre 2023. Foto: EPA/ISSFOU DJIBO via ANSA

Il 16 settembre Mali, Niger e Burkina Faso hanno deciso di costituire l’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes). I tre regimi nati da colpi di stato militari intendono stabilire un’alleanza di difesa comune in caso di aggressione da parte di altri Paesi. A tal fine, i tre stati hanno firmato una carta che istituisce un’alleanza difensiva. Ma il loro obiettivo è soprattutto di organizzare un sistema di difesa comune e di mutua assistenza. Si stanno inoltre preparando a coniare una moneta propria.

L’organizzazione africana Ecowas afferma di non aver ancora ricevuto “notifica formale diretta” riguardo alle intenzioni di Burkina, Mali e Niger. Secondo il trattato Ecowas, ogni Stato che desideri recedere deve comunicarlo per iscritto entro un anno. Tuttavia, subito dopo l’annuncio del ritiro, l’Ecowas si è detta «determinata a trovare una soluzione negoziata all’impasse politica». All’origine di queste tensioni, i colpi di stato avvenuti nei tre Paesi e le sanzioni decise dall’Ecowas, appoggiata da Francia e Usa.

Secondo gli analisti, con il ritiro dall’istituzione economica, i regimi militari di Mali, Niger e Burkina corrono il rischio di compromettere la libera circolazione di merci e persone, da tempo fondamentali per l’economia delle popolazioni dell’Africa occidentale.

L’organizzazione economica regionale Ecowas (15 Paesi) si è opposta ai colpi di stato che hanno portato al potere i militari in ciascuno dei tre Paesi, imponendo loro pesanti sanzioni economiche. «Burkina Faso, Niger e Mali restano membri importanti della Comunità e l’Autorità [dei capi di Stato, che la governa] è determinata a trovare una soluzione negoziale all’impasse politica» ha scritto la Commissione della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale in un comunicato stampa firmato il 28 gennaio ad Abuja (Nigeria), sede dell’istituzione subregionale.

I tre Paesi del Sahel accusano l’Ecowas per aver deviato dagli ideali su cui è stata fondata, diventando, «sotto l’influenza di potenze straniere e tradendo i suoi principi fondanti» una minaccia per gli Stati membri e le loro popolazioni, alle quali dovrebbe garantire la felicità.

L’organizzazione subregionale «non ha fornito assistenza ai nostri Stati nel quadro della nostra lotta esistenziale contro il terrorismo e l’insicurezza; peggio ancora, quando questi Stati hanno deciso di prendere in mano il proprio destino, [Ecowas] ha adottato un atteggiamento irrazionale e inaccettabile imponendo sanzioni illegali, illegittime, disumane e irresponsabili in violazione dei propri statuti», affermano i tre Paesi nel comunicato stampa. Si noti che i tre Paesi stanno già soffocando economicamente a causa delle sanzioni decise da Ecowas contro di loro.

Ecowas ha organizzato diversi vertici straordinari durante i quali sono state prese importanti decisioni per imporre alle autorità militari alla guida di questi Paesi di ristabilire l’ordine costituzionale ogni volta che si è verificato un colpo di stato. Un’ingiunzione alla quale i militari al potere si rifiutarono di obbedire.

Mali, Niger e Burkina Faso hanno più volte chiesto all’organizzazione di revocare le «sanzioni illegali e illegittime» decise nei loro confronti. Non c’è stato riscontro, anche se l’Ecowas, ad un certo punto, ha ridotto alcune sanzioni, in particolare nei confronti del Mali. Secondo alcuni esperti, il ritiro dall’organizzazione dei tre Paesi potrebbe essere un’equazione difficile da risolvere.

«Mali, Niger e Burkina Faso possono firmare accordi bilaterali con alcuni singoli Stati dell’Ecowas con i quali hanno legami economici e di amicizia molto forti, come ad esempio il Togo per via del suo porto», ritiene un esperto che vuole mantenere l’anonimato. E prosegue dicendo che «i tre Paesi potranno vincere la sfida del loro sviluppo se riusciranno ad uscire anche dall’Uemoa (Unione economica e monetaria dell’Africa occidentale), e coniando una propria moneta. Se riuscissero a lasciare questa zona molto rapidamente e ad abbandonare il franco Cfa, provocherebbero il caos nei Paesi aderenti e nell’ Uemoa stesso», ha affermato.

L’Ecowas, dopo i colpi di stato dei tre Paesi saheliani, sta perdendo la sua influenza nella subregione. «Lo ha perso molto prima – sottolinea l’anonimo esperto –, quando non era in grado di difendere i popoli dai golpisti costituzionali che hanno collezionato diversi mandati alla guida dei propri Paesi, nonostante il protocollo aggiuntivo che prevede di lasciare potere dopo due mandati».

In teoria, le elezioni in Mali e Burkina Faso erano previste nel 2024, per garantire il ritorno al governo civile, un prerequisito richiesto da Ecowas per revocare le sanzioni e riportare al ripristino in questi Paesi dei loro organi decisionali. Ma i sostenitori dei regimi militari vogliono estendere la durata delle transizioni, adducendo come motivazione la lotta anti-jihadista.

__

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
_

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons