L’uomo è fondamentalmente egoista e cattivo?

Una nonna e un nipote (non della stessa famiglia!) si confrontano su uno stesso tema. Per imparare gli uni dagli altri.

La nonna

Narra una leggenda cherokee: «Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno cattivo, che vive di infelicità, paura, preoccupazione, gelosia, dispiacere, autocommiserazione, rancore e senso di inferiorità. L’altro buono, che vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede. Quale vince? Quello a cui dai da mangiare di più».

Questa leggenda indiana mi ha molto colpito, perché descrive lucidamente come è fatto l’animo umano. Gli uomini sono capaci di grandi azioni positive, generosità, compassione fino all’eroismo, ma anche di odio ed egoismo cieco fino all’indifferenza verso il prossimo o peggio alla violenza.

Ci sono luoghi nella vita in cui ci vengono insegnati i valori buoni, come famiglia, scuola, parrocchia, associazioni educative, un certo modo di vivere lo sport. Ma quanto cibo è offerto al lupo cattivo?

Pensiamo a pornografia, violenza, odio, prevaricazione, azzardo: ogni giorno sono offerti da televisione e web perché attirano di più. Pensiamo a certa stampa che punta al negativo, allo scandalo, all’equivoco solo per vendere di più, per interesse. Per elevarci a cose positive servono determinazione e volontà. E in ognuno di noi c’è nostalgia, bisogno intimo di pace, verità, bontà. Quindi non è vero che l’uomo è fondamentalmente egoista e cattivo, o meglio lo è in parte, in dipendenza da tanti fattori esterni, ma dentro di lui c’è anche il bene.

In una società evoluta sarebbe da incrementare ciò che aiuta la crescita del bene, incoraggiando un’etica della convivenza civile, fornendo luoghi educativi alla pace, al dialogo. Utopia? Forse. Ma sono le utopie e i grandi ideali che fanno emergere in noi le forze migliori, che nutrono il lupo buono.

 

Il nipote

Tanti studiosi e intellettuali hanno tentato di dare risposta alle domande esistenziali dell’uomo, perché il mistero dell’animo umano affascina. Forse non si potrà mai dare una risposta scientifica, ma possiamo almeno comunicarci la nostra idea.

Machiavelli e Hobbes erano d’accordo sulla malvagità dell’uomo, ma io penso che la persona, quando nasce, sia come una pagina bianca, né cattivo né buono, ma bisognoso di cure e di amore. Quando questo non avviene, si possono determinare conseguenze negative a livello psicologico, affettivo e relazionale.

L’educazione e la storia di una persona influenzano le sue scelte, in più l’uomo è spesso debole, e questa fragilità lo porta a volte ad andare fuori strada.

Tuttavia, ciò non vuol dire che non possa ritrovarsi e ricominciare una vita diversa. In genere questo avviene quando incontra qualcuno con cui condividere la propria situazione. Credo che ciascuno abbia in sé sia una componente positiva che una egoistica, d’altronde anche noi apparteniamo al mondo animale. La ragione ci può aiutare a controllare l’istinto egoistico, ma è il cuore che fa la differenza.

Io non so se un uomo sia geneticamente buono o cattivo, sicuramente è una persona che ha bisogno di vivere in relazione. La sua esistenza dipende dalla capacità di creare con gli altri rapporti costruttivi, in cui dà e riceve. Forse la salvezza dall’egoismo ci è offerta dal bisogno che abbiamo degli altri. La relazione può aiutarci ad essere generosi e non egoisti.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons