L’uomo del taxi

Anni fa, a Grottaferrata, ho partecipato ad un corso per seminaristi e sacerdoti: In quell’occasione ho conosciuto un seminarista di cui tutto mi dava fastidio: modo di vestire, di muoversi, di parlare, di ragionare… ma per coerenza a ciò che stava dando senso alla mia vita ho cercato di non giudicarlo. Finito quel periodo di formazione, sono rientrato in Argentina. Anni dopo ho avuto l’opportunità di tornare in Italia per partecipare a un altro congresso. Era l’epoca degli attentati delle Brigate Rosse, per cui ho trovato una Roma diversa da quella che avevo conosciuto. Era mezzanotte e per motivi di sicurezza la stazione ferroviaria era già chiusa e il servizio pubblico di autobus e taxi fermo. Così mi sono trovato per strada, al freddo (era pieno inverno), con due valigie, senza i soldi italiani per pagare un albergo e senza sapere come fare per arrivare là dove avrei dovuto alloggiare, nei dintorni della capitale. Allarmato di fronte alla possibilità di una notte all’aperto, ho visto avvicinarmisi una persona. Vedrai che si tratta di un taxi abusivo, ho pensato, deciso a lasciar perdere. E infatti: Taxi, signore?. Stavo per rispondere negativamente, quando l’autista ha pronunciato il mio nome: Cosa ci fai qui? Non mi riconosci?. Veramente non lo riconoscevo, tanto era cambiato, e anche perché indossava un colbacco per ripararsi dal freddo. Era proprio quel seminarista! Ho lasciato il seminario – mi dice -, sto finendo l’università e mi arrangio di notte con questo lavoro. Dopo esserci abbracciati, gli ho raccontato in quale situazione mi trovavo. E vuoi che ti lasci in mezzo alla strada? Vieni con me, ti porto gratis!. Il viaggio è stato un’ora piacevolissima, come tra vecchi amici. Arrivati a destinazione, chi mi ospitava ha voluto a tutti i costi pagare il mio amico. Era una cifra superiore a quella che avrebbe guadagnato per un servizio simile. E.C. – Argentina La spesa Mentre sto per andare al supermercato a fare la spesa, suona il telefono: una persona ha un problema in famiglia e non sa come risolverlo. Non potendo fare altro, l’ascolto per un’ora in silenzio. Cerco di capirla, accogliendo in me il suo dolore. Poi la invito a fare insieme un atto di fiducia in Dio, dopo di che mi accorgo che ha trovato la pace. A questo punto mi affretto per fare la spesa prima che i negozi chiudano. Per le scale incontro una signora anziana con un sacchetto molto pesante che quasi trascina. Mi fermo ancora una volta. Anche lei è un prossimo davanti al quale non posso restare indifferente. Porto il sacchetto fino a casa sua, poi guardo l’orologio. Ormai è tardi per le compere, ma almeno ho avuto la possibilità di rendermi utile. Poco dopo incontro per strada una persona e le comunico la felicità che ho nel cuore. Lei aggiunge che stava cercandomi per consegnarmi un sacchetto. Lo apro: dentro trovo proprio ciò di cui avevo bisogno al supermercato. Qualcun altro aveva fatto la spesa per me! M.J. – Italia

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