L’unità in Chiara d’Assisi

In occasione dell'VIII centenario dalla consacrazione di Chiara d'Assisi, riproponiamo un articolo apparso su "Unità e Carismi" del 2000. L'importanza dell'ideale dell'unità, anche prima della povertà, nella fondatrice delle Clarisse
chiara

Giacomo da Vitry, nel 1216, a pochi anni dall'inizio dell'esperienza di Chiara, parla di lei e delle sue So­relle in questi termini: “… Costoro vivo­no secondo la forma di vita della Chiesa primitiva, della quale è scritto: la molti­tudine dei credenti era un cuor solo ed un'anima sola". Attraverso le parole di questo antico cronista si coglie lo specifi­co di Chiara, il punto focale della sua Forma diita, "vivere comunitariamente in comunione di spiriti  e in santa unità". 
Le due espressioni della Forma di vi­ta -"vita di santa unità nell'altissima po­vertà" -ci rivelano in che modo Chiara
avesse coscienza che i1 solo ed unico Be­ne è Dio e che la nostra esperienza con  Lui è vera nella misura in cui i nostri fra­telli sono parte di questa esperienza: “chi  non ama il fratello che vede non può amare Dio che non vede" (lGv 4,20). L'accoglienza di questo carisma, donato­le da Dio, è per lei vissuto in pienezza proprio perché condiviso con le sue So­relle. Tutte infatti sono chiamate ad esse­re responsabili nel costruire l'unità, con­sapevoli che non viene imposto niente  che non sia al servizio della vita e della gioia. È proprio "la carità, l'umiltà e  l'unità che hanno tra loro che cambia in dolcezza tutto ciò che è penoso ed amaro”.  Ogni sorella per Chiara, è un "dono di Dio" e questo dono prezioso è per lei l'unica ricchezza, dopo Dio, qui sulla terra e nel cielo; ne fa memoria lei stessa  quando, ricordando con commozione i primi anni della sua conversione, scrive:  " .. Dopo che l'altissimo Padre celeste si fu degnato, per sua misericordia e grazia, di illuminare il mio cuore.. dietro l'esem­pio e l’ammaestramento del padre nostro  Francesco… , io, assieme alle poche sorelle che il Signore mi aveva donate, libera­mente gli promisi obbedienza, … in breve  tempo il Signore, per sua misericordia e  grazia, ci moltiplicò assai" (Testamento di Santa Chiara), Chiara si fa custode di un tale dono, preoccupandosi che la sua fraternità viva "crescendo ogni giorno di più. nell'amore di Dio e nella mutua ca­rità", specificando in quale modo tutto ciò diventi possibile:"amandovi a vicen­da nell’amore di Cristo; quell'amore che avete nel cuore, dimostratelo al di fuori COn le opere … " (Testamento di Santa Chiara). 

Amarsi dell'amore di Cristo 

Non è a caso che Chiara precisa di quale amore si devono amare le sue so­relle: dell'amore di Cristo!
Ci chiediamo concretamente: cosa si­gnifica "amarsi dell'amore di Cristo"? Lo dice l'Apostolo Paolo: "Cristo Gesù pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma svuotò se stesso, assumendo la  natura di servo" (Fil 2,6-7).  Per Chiara l'unità scambievole", esi­ste solo i n Cristo e nell'imitazione di Lui, che si fece servo per dare all'uomo la possibilità di ritornare ad essere "figlio di Dio", il segno dell'unità in Dio, è la carità nei rapporti tra le sorelle, che non signi­fica solo instaurare relazioni di semplice rispetto, di benevolenza, di reciproco servizio. Per Chiara si tratta di arrivare al cuore del Vangelo e di imparare ad amare ogni sorella con lo stesso amore con cui Cristo ci ha amato, un amore che giunge alle conseguenze estreme, fino a donarsi senza riserve. Con le Sorelle cerca una convivenza semplice, intessuta dell'amore che canta la presenza incondizionata di Dio nella vita, che si esprime attraverso gesti con­creti, fatti di tenero affetto, così come è stato depositato nei nostri cuori dallo Spirito.

"L'una manifesti all'altra la sua neces­sità. E se una madre an'la e nutre la sua fi­glia calzale, con quanta maggior cura de­ve una sorella dare e nutrire la sua sorel­la spirituale!" (Regola di Santa Chiara). Chiara è una madre e una sorella che ha imparato ad amare alla scuola di Gesù. Ella sa bene che l'esperienza di fede, vis­suta in Fraternità, fatta di piccoli gesti, come condividere il pane, versare l'ac­qua, alleviare il dolore delle sorelle mala­te, lavare i piedi, sono atteggiamenti che devono essere arricchiti dal nutrimento indispensabile e prezioso dell'amore di Dio, unico valore che vibra nel cuore di ogni sorella. Per Chiara l'unità si costrui­sce rispettando la diversità delle sorelle, non è quindi uniformità o omologazio­ne; tenendo conto del dono di ciascuna, promuove la multiforme ricchezza della Fraternità.
Questa scambievole carità, vissuta dalle Sorelle, diventa fiduciosa apertura di amore all'altro, facendo crescere nel cuore di ognuna quella maternità che an­nuncia la speranza di conoscere già fin d'ora la dolcezza e la forza di una bene­volenza che fa esistere il fratello e la so­rella, con la capacità di vedere che "è co­sa buona", riflesso dello sguardo stesso del Creatore. 
L'unità della scambievole carità 

La "santa unità della scambievole ca­rità" è per santa Chiara d'Assisi il vincolo della perfezione evangelica, f.-utto e dono della comunione con il Padre per mezzo del Figlio con la grazia dello Spirito. L'esperienza trinitaria, vissuta dalle So­relle Povere, come "figlie ed ancelle del Padre, spose dello Spirito Sanlo e madri di Cristo", in unione con Mada, è !'ispira­zione fontale della Forma di Vita. La Tri­nità è l'icona della "vita in santa unità"!

Tommaso da Celano, nelle sue bio­grafie, descrive santa Chiara in ginoc­chio, nell'atteggiamento di lavare i piedi alle sue sorelle; in controluce a questo flash, vediamo il Figlio di Dio che nell'ul­tima cena, lava i piedi ai suoi apostoli,  raccomandandoli che quanto egli sta fa­cendo, deve essere il modo di vivere da fratelli:"se dunque io, il Signore e il Mae­stro ho lavato i vostri piedi, anche voi do­vete lavarvi i piedi gli uni gli altri" (Cv 13,14) e in vista della sua passione, si ri­volge al Padre: "Abbà, custodisci nel tuo amore coloro che mi hai dato, perché sia­no una cosa sola come noi" (Cv 17,11). L'intuizione di Chiara d'Assisi è an­cora oggi una formula carismatica che ha molto da dire alla nostra società mo­derna, che tende a rinchiudersi nell'indi­vidualismo. La ricchezza della sororità, della concordia e nella santa unità, è un eloquente indirizzo verso la libertà e l'au­tentica ricerca di Dio. La sua esperienza intessuta di un quotidiano semplice, sen­za gesti eclatanti o eroici, in cui la vita ordinaria è il terreno adatto dove l'unità si inserisce e cresce lentamente nel mi­stero stesso di Dio è alla portata di tutti. 
L'eredità di santa Chiara 

Dopo otto secoli di storia, noi Sorelle Clarisse, continuiamo a camminare die­tro le sue orme, tenendo alto il valore della Fraternità e dell'Unità vissuto in al­tissima povertà. Siamo consapevoli che la missione principale delle nostre Fra­ternità nella Chiesa, è quella di "essere sempre amanti di Dio e del bene delle ani­me nostre e di tutte le nostre sorelle","conselvando reciprocanunte "unità della scambievole carità"; certe che la condivi­sione nella carità reciproca e nell'umile servizio, è l'annuncio silenzioso di quel Testamento lasciato a noi da Gesù. Que­sta è la ricchezza più grande che santa Chiara ha messo nelle nostre mani prima. di moIire perché ne fossimo eredi e cu­stodi, "per questa ragione, io (Chiara), piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signore nostro Gesù Cristo, affinché per i meriti della gloriosa santa Vergine Maria sua Madre … lo stesso Signore che ci hadonato di bel'le inco11'zinciare ci doni anco­ra di crescere nel bene e di persevera.vi fi­no alla fine" (Testamento di Santa Chia­ra). Chiara e le sue Sorelle chiedono per l'umanità il dono deUa pace, della spe­ranza e dell'amore, come Maria alle noz­ze di Cana, perché cresca l'unità autenti­ca. Questo è il nostro desiderio che da­vanti al Signore si fa preghiera, perché nel mondo intero si realizzi sempre più pienamente il
Testamento di Gesù: che tutti siano uno! 


La benedizione di Santa Chiara 
Il Signore vi benedica e vi custodisca. Mostri a voi la sua faccia e vi usi misericordia. Rivolia a voiil suo volto e vi doni la sua pace; a voi, sorelle e fiilie mie, e a tutte coloro che verranno dopo di voi e rimarranno in questa nostra co­munità e alle altre tutte, che in tutto l'Ordine persevereranno sino alla fine in questa santa povertà. Vi benedico in vita mia e dopo la mia morte, come posso e più di quanto posso, con tutte le benedizioni, con le quali lo stesso Padre delle miseri­cordie benedisse e benedirà in cielo e in terra i suoi fiili e le sue fiiIie spiri­tuali, e con le quali ciascun padre e madre spirituale benedisse e benedirà i suoi fiili e le sue fiilie spirituali. Amen. Siate sempre amanti di Dio e delle anime vostre e di tutte le vostre sorelle, e siate sempre sollecite di osservare quanto avete promesso al Siinore. II Siinore sia sempre con voi, ed Eili faccia che voi siate sempre con Lui. Amen. 

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