Lungo il raggio dell’amore

Scoprire nei sotterranei dello spirito la fonte nascosta collocatavi dal Creatore.
Ragazzi in dialogo

Oggi, più che in altri periodi storici, si tende a limitare la fede alle cose di questo mondo, disertando il soprannaturale. E tuttavia, molti oggi sono avidi della purezza di quella corrente invisibile, ma insopprimibile, che è il divino tra noi: il sacro. L’uomo, per natura, avido di vita, è naturalmente spinto ad annullare le distanze infinite che lo separano dal Creatore. La convivenza con Dio dà una coscienza di forza e un alimento di energie divine. Se si ha la costanza di coltivare la perfezione interiore e non ci si arrende all’assedio della futilità, si è in grado di fare dell’esistenza fra gli uomini un’impresa di ricostruzione della fede, della speranza e della carità anche negli altri.
E quindi ogni azione è beneficio; e con queste disposizioni ed energie, lavoro e avversità, colloqui e vertenze quotidiane perdono l’asprezza, si aprono a soluzioni razionali, umane. Per mezzo d’un tal cristiano, la divinità assiste l’umanità, e tutte le evenienze, spirituali e temporali, si fanno materia prima di bene. Non è tanto difficile quanto pare. Occorre la coscienza della perfezione, che dorme in fondo a ogni cuore, e ciò si ottiene scoprendo nei sotterranei dello spirito la fonte nascosta dell’amore, collocatavi dal Creatore, da Cristo che ha fatto e fa tutti suoi fratelli. Per tal modo, l’esistenza d’ogni creatura è collegata a Dio da un amore, che si spinge come raggio di sole da cielo in terra. L’azione quotidiana dell’uomo, amando, sta nel risalire a Dio lungo quel raggio, che si fa più ardente e luminoso via via che si sale. È un’operazione alla portata di tutti.
Basta su ogni atto e pensiero aprire la valvola del divino che dà subito alle cose terrene una prospettiva di libertà. Tutte le cose, il lavoro, manuale e intellettuale, la sofferenza anche fisica (un mal di denti, un dispiacere, un lutto…), l’opera d’arte eseguita quale omaggio al Creatore, le prove come atti di affinamento dell’anima compiuti o permessi dall’amore del Padre, la solitudine come tempo elargitoci per colloquiare con Maria, coi profeti, coi santi, con le persone care e per servire in vari modi i fratelli, tutto assume un senso superiore. L’intera giornata si fa un processo di saldatura tra eterno e contingente, tra sacro e profano.
 
Da: L’unico amore, Città Nuova, 1974

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