L’ultimo Michelangelo

Disegni, lettere, rime dell'artista in mostra a Milano attorno alla Pietà Rondanini
Locandina della mostra su Michelangelo

Ancora pochi giorni e chiude il 19 una fortunata rassegna al Castello Sforzesco di Milano. Protagonista la Pietà Rondanini, attorno a cui sono stati raccolti disegni e lettere dell’ultimo periodo di vita dell’artista. Come era terribile il vecchio Michelangelo. Scriveva lettere irose al nipote Ludovico che si interessava della sua salute, se fosse ben assistito, rimproverandogli di trattarlo come “un pucto”(un ragazzino), cosa che lui non era. Non era rimbambito infatti, e lo ribadiva. Poi si calmava e lo ringraziava per i formaggini freschi toscani che aveva ricevuto, perché il vecchio da Roma, dove viveva da decenni, non acquistava nulla. Né viveri, né vestiti, nemmeno gli strumenti per scolpire.

 

Perché scolpiva, eccome. Si accaniva, ancora pochi giorni prima di morire a 89 anni, sul marmo della Pietà Rondanini. Era impaziente, e aveva spezzato un braccio del Cristo che tuttora resta sospeso a mezz’aria. Il fatto è che il vecchio era mosso da una urgenza spirituale affannosa. Aveva ancora così tante idee in mente che il braccio faticava a stargli dietro, e così perdeva la pazienza.

 

L’idea dominante però era un sola: prepararsi al trapasso, meditando sulla Passione di Cristo che poi volle gli fosse letta negli ultimi istanti. Michelangelo disegnava moltissimo. La rassegna ospita opere di collezioni straniere e private introvabili e mai viste dal pubblico. Sono per lo più crocifissioni, deposizioni, e pietà. I corpi son sempre atletici e i muscoli vengono sottolineati dal carboncino, mentre i volti restano sfumati, indefiniti in una malinconia che non è tristezza, ma accoratezza. Piange il vecchio terribile di fronte ad una Vergine che si accascia o implora a braccia spalancate, sotto una croce spesso a T, sola con Giovanni che si chiude gli occhi o si attorciglia in un gesto lamentoso o con un piccolo gruppo di piangenti, il cui sforzo di deporre il Cristo o di sollevarlo è enorme. Michelangelo sempre compone scene di sapore universale, il suo lamento intimo è preghiera universale, eterna.

 

La realtà forse più bella dei disegni – come anche della scultura – è la luce. Trepidante come è quella dei vecchi, intensa. Nella scultura si espande per tutte le superfici levigate o appena sbozzate, ma dice una pienezza di sentimento commovente. La madre mostra il figlio a tutti, come lo partorisse una seconda volta. E Michelangelo, nelle poesie religiose scritte con mano incerta ma decisa, sottolinea appunto questo amore “che per primo aperse ver’ noi le braccia”.

Logico che disegni e una scultura come questa siano state copiate e imitate infinite volte, formando la nuova iconografia della Passione per l’Europa fino ad oggi.

 

L’ultimo Michelangelo. Disegni e rime attorno alla Pietà Rondanini. Milano, Castello Sforzesco, fino al 19/6

I più letti della settimana

Osare di essere uno

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Focolari: resoconto abusi 2023

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons