L’ultimo abbraccio della città alle vittime del crollo

Mercoledì i funerali con il cardinale Bagnasco e il messaggio di papa Francesco. Il saluto del presidente Napolitano alle famiglie delle vittime. La commozione e le lacrime di un'intera città, mentre proseguono le ricerche per ritrovare il corpo dell'ultimo disperso
Funerali vittime del crollo di Genova

È troppo piccola la cattedrale di san Lorenzo e troppo piccola è la piazza antistante. Se il cielo è gonfio, ma trattiene la pioggia, pochi sono invece gli occhi che riescono a trattenere le lacrime al passaggio delle bare con le spoglie mortali dei loro colleghi, dei loro figli, dei loro amici. Gli applausi al loro ingresso in cattedrale testimoniano il cuore genovese. L’amore per i loro “ragazzi”, che anche se non tutti liguri, lavoravano qui. E qui sono diventati figli di questa comunità, che non ha più parole, non ha più voce, non ha più nulla da esprimere, se non la partecipazione composta unanime.

Ogni genovese era lì, ieri sera: stipato in cattedrale o sulla piazza o lungo via san Lorenzo. Alle 18 esatte tutte le sirene del porto hanno suonato in contemporanea con l’inizio della cerimonia funebre in cattedrale. Così come tutte le campane delle chiese. In cattedrale davanti all’altare le otto bare, sopra ognuna una loro fotografia. Sono sorridenti, in divisa. Sono i volti di Francesco Cetrola, 38 anni, Marco De Candussio, 40 anni, di Daniele Fratantonio, 30 anni, Davide Morella, 33 anni, di Giuseppe Tusa, 25 anni, di Michele Robazza, di 41, di Sergio Basso e Maurizio Potenza, entrambi di 50 anni. C’è pure uno stallo vuoto per la nona vittima, Giovanni Jacoviello, che il mare non ha ancora restituito.

È tirato il volto del cardinal Bagnasco, che celebra con l'ordinario militare per l'Italia monsignor Vincenzo Pelvi e i vescovi di Chiavari Alberto Tanasini e di La Spezia Luigi Palletti. Nell'omelia Bagnasco afferma che: «La sciagura che ha percosso famiglie e amici, colleghi e istituzioni, deve diventare una prova della bontà di Genova, cioè della sua capacità di far crescere il suo tessuto umano e cristiano, sociale e lavorativo, trama di accoglienza operosa che rende più vivibile la vita e sopportabile il dolore».

Poi viene letto il telegramma di papa Francesco. È tirato il volto del presidente della Repubblica Napolitano. Accanto a lui in prima fila ministri e rappresentanti del Governo, della regione, della città. Le note del silenzio lasciano un ulteriore lacerante brivido nell’animo dei presenti. Sarà la "Preghiera del Marinai e del Navigante" a dare speranza, fiducia ai genitori, alle mogli, ai familiari. E l’oremus, recitato da Bagnasco a conclusione delle esequie: “Apri a loro, o Signore, le porte del paradiso”.

I feretri uno dietro l’altro lasciano la cattedrale passando da piazza Matteotti per poi raggiungere le varie città di provenienza delle vittime. Il presidente della Repubblica Napolitano che, in sacrestia prima della messa funebre, aveva incontrato tutti i familiari delle vittime, a fine rito torna nuovamente sul sagrato, a salutarli di nuovo, uno per uno. Così fa anche il cardinale Bagnasco. C’è ancora uno dei tanti passaggi strazianti, quando un ufficiale della guardia costiera consegna ai genitori berretto, foto e un pallone da basket che erano sistemati sullo stallo al posto della bara di Giovanni Jacoviello.

Oggi i camalli si sono fermati cinque ore per ricordare le vittime, non si sono fermate invece le ricerche dell’ultimo disperso. «Ci siamo fermati – ha spiegato un sommozzatore della guardia costiera – solo per far sedimentare il fango sollevato durante le operazioni. Il gesto più bello che possiamo fare per onorare le vittime ed esprimere solidarietà ai loro famigliari è quello di proseguire le ricerche di Gianni».

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