Ludovico e i gelati invisibili

Nel giardino dove la mamma porta a giocare Ludovico l’altro giorno è arrivato un carretto dei gelati. Tutti i bambini, naturalmente, gli hanno fatto cerchio intorno: prima di tutto perché era la prima volta che vedevano un carretto come quello, ormai non ce ne sono quasi più, e poi perché i bambini capiscono subito dove c’è qualcosa di buono da mangiare e lì c’era “odore” di gelato. – Buongiorno, bambini! – disse il gelataio levandosi educatamente il cappellino bianco. – Vendi gelati confezionati o col cono? – domandò un bambino molto esperto. – Vendo coni davvero speciali – rispose muovendo velocissimo le sopracciglia. – Non ce l’hai la stracciatella? – chiese una bambina con i codini. – No, la stracciatella l’ho finita – disse il gelataio pieno di imbarazzo. – Allora ne vorrei uno fragola e limone, per favore. – Finiti anche quelli. – Crema e cioccolato? – Niente da fare. – Ma insomma – sbottò la bambina – si può sapere che gusti hai? – Oh, vediamo – disse l’omino bianco alzando un grosso coperchio di metallo -: mi sono rimasti allegria, gioia sfrenata, serenità, volontà di ferro; l’ottimismo l’ho finito, è molto richiesto; e poi ancora buon umore, risate a crepapelle, modestia, coccole (anche quelle sono quasi finite), tenerezza, coraggio da leone, saggezza, eccetera, eccetera. I bambini lo guardarono come si guarda un matto. Qualcuno provò a chiedere un ghiacciolo alla coca-cola o alla menta, ma si sentì rispondere che non c’erano neanche quelli. Le facce dei bambini erano davvero deluse e qualcuno aveva cominciato a brontolare contro quel gelataio buono a nulla. Si fece avanti allora Ludovico con i soldi in mano e la faccia allegra. – Scusi, io volevo un cono tutto cioccolato, ma mi va bene anche uno tutto risate a crepapelle. Il gelataio che non aveva mai smesso di sorridere ai bambini s’illuminò in volto come una lampadina a quella richiesta, aprì il coperchio del carretto, prese un cono in una mano e una paletta nell’altra, e cominciò a preparare un bel gelato a quel simpatico bambino. Tutti tenevano gli occhi fissi su quello strano tipo, che, infatti, stava spalmando sul cono delle belle palettate di… niente! Non tirava fuori niente dal bussolotto e non metteva niente sul cono. I bambini lo guardavano e si guardavano tra loro. Qualcuno si picchiava l’indice sulla tempia come per dire che quello era sicuramente pazzo. Solo Ludovico aspettava fiducioso e quando il gelataio gli porse il cono con un bel sorriso gli allungò i soldi tutto contento. – Oh no – fece l’uomo -, i miei gelati non costano niente, sono gratis! – Per forza sono gratis – disse una bambina con gli occhiali -: non ci sono! Il gelataio non ci fece caso e disse a Ludovico: – Coraggio, assaggialo! Lui dette una leccatina piccola piccola all’aria sopra il cono, aspettò un istante, poi sorrise di nuovo ed esclamò: – Ehi, sa di cioccolato, proprio come lo volevo io! È buonissimo! Diede un’altra leccatina e un’altra ancora e il gusto cominciò a fare effetto. Il bambino cominciò a ridere, a ridere, ma a ridere così di gusto che in pochi istanti contagiò anche i suoi vicini e tutto finì in una risata generale. Anche il gelataio rideva. Allora i bambini capirono (i bambini sono svelti a capire certe cose) e si precipitarono verso il carretto ad ordinare. – Io ne voglio uno alla modestia! (E intanto pensava: pistacchio e nocciola!). – Io alle coccole e tenerezza! (cocco e menta!). A me gioia e serenità (zabaione e pesca!) per favore! (per fortuna c’era ancora qualcuno che chiedeva “per favore”). – Posso avere tre gusti? Sì? Allora vorrei anch’io risate a crepapelle, poi generosità e gioia (lampone, banana e yogurt!) Beh, è inutile che ti spieghi che cosa è successo dopo, lo immagini da solo. Ogni gelato aveva il gusto pensato da ogni bambino e faceva l’effetto che prometteva il suo nome: i timidi diventavano coraggiosi, gli orgogliosi modesti, tristi allegri e gli svitati molto saggi. E quel che è incredibile… tutto gratis! I bambini erano felici, i grandi prima diffidenti e poi entusiasti (anche qualcuno di loro ordinò uno di quei gelati invisibili, ma qualche volta chiedevano dei gusti che non c’erano, tipo eterna giovinezza, bellezza, miliardi a tutta birra…) e il gelataio, sempre sorridente, faceva affari d’oro, o meglio, li avrebbe fatti se si fosse fatto pagare. Ad un certo punto però, tirò fuori la testa dal suo carretto per l’ultima volta e disse: – Mi dispiace, bambini, sono dolente signori, ma ho finito gelati, vi siete mangiati tutto! Ma lo disse sempre con un bel sorriso stampato sul viso. Siccome però nessuno era rimasto senza, anzi qualcuno aveva fatto il bis e anche il tris ( gelataio, infatti, chiedeva sempre: “Chi non l’ha avuto alzi la mano!”, e così aveva accontentato tutti), nessuno protestò troppo e lo lasciarono andare senza fare storie.Tanto erano sicuri che sarebbe ritornato il giorno dopo. Invece il gelataio dei gelati invisibili non tornò più, né l’indomani, né il giorno dopo l’indomani, né il giorno dopo dopo l’indomani. Ma io ho sentito dire che l’hanno visto anche in altri paesi vicini al mio; anche lì una sola volta e via. La cosa sorprendente è che gli effetti del suo gelato continuano per qualche giorno, almeno finché uno non ha imparato come si fa ad essere allegro, saggio, modesto, generoso, coccolone… Forse è per questo motivo che non si fa vedere due volte: non ce n’è bisogno.

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