Louis Armstrong, 50 anni dalla scomparsa di una leggenda

Il 6 luglio 1971 ci lasciava un mito americano del '900, l'uomo dalla voce inconfondibile, il trombettista di New Orleans
Louis Armstrong Wikipedia

Cinquant’anni fa esatti se ne andava Louis Armstrong: immenso musicista, cantante, gioiello nel cuore di noi tutti, o più semplicemente la storia del jazz. Di sicuro un mito americano del ‘900, l’uomo dalla voce inconfondibile, il trombettista di New Orleans capace di rinnovare profondamente quel genere.

Anima dolce sotto una voce rugosa, cavernosa, potente, venne al mondo nel 1901, anche se lui, per farsi più grande, quando da giovane gli era utile per lavorare, disse che era nato nel 1900. Crebbe nelle strade di una miseria e di una povertà che lo condussero persino in riformatorio, ma da lì, ancora ragazzino, germogliò il suo apporto con la musica: quando una guardia gli regalò una cornetta – un derivato della tromba – Louis iniziò a suonarla, spalancando alla musica stessa orizzonti nuovi, universali, lieti.

Il 6 luglio del 1971 la stella ci lasciava, e per ricordarlo, per offrire occasione a chi volesse godersi nuovamente le sue note, il suo ritmo, il suo timbro di voce, la sua personalità e quel suo volto tondo, pieno di energia e di vita, in cima a un corpo vibrante e festoso, Sky Arte propone stasera, alle ore 21.15, in prima visione – e in streaming su Now – Louis Armstrong– The King of Jazz: l’omaggio a uno dei più immediati simboli del secolo scorso che non passa però per un documentario vero e proprio, ma per la musica stessa al centro di tutto, quella suonata sopra il palco, con la gente di fronte a emozionarsi ed applaudire.

È il concerto che riuní Louis Armstrong e i suoi ospiti/amici per un’esibizione in onore del 70 compleanno del «king of Jazz», appunto, al Newport Jazz Festival del 1970. Lì sopra si alternano Dizzy Gillespie, Mahalia Jackson, Jimmy Owens e Bobby Hackett, insieme alla Preservation Hall Jazz Band e alla Eureka Brass Band e ad Armstrong e stesso, ovviamente, perno centrale, centro irradiante dell’evento.

Tutti dicono qualcosa, prima di suonare, sul grande Armstrong: di essere loro fans, di ammirarlo. Lo fanno in leggerezza, nel clima della festa, in accordo col sorriso del festeggiato, che vediamo in scena ma anche durante le prove, perché c’è anche il dietro le quinte della performance live che fu, in questo film concerto in equilibrio tra informale, amicale e libero campo a una musica eccezionale. In questo evento oggi lontano, fatto di forme e colori dell’epoca, strumento immersivo utile per apprezzare la grandezza dell’artista insieme alla freschezza e alla vitalità dell’uomo che amava, incredibilmente ricambiato, la gente.

Si possono riascoltare alcuni dei suoi successi, gli omaggi degli altri musicisti al suo genio, le parole su di lui spese prima di fare musica e quelle di Armstrong stesso che parla, intervistato, tra un pezzo e altro, raccontando gli altri musicisti e aggiungendo qualche frase sulla musica stessa. Come quella per cui secondo lui, dopo tutto, esistono solo due tipi di musica, “una buona e una cattiva”.

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