Nella Repubblica Democratica del Congo, «rimangono attivi oltre 120 gruppi armati». Negli anni, le guerre «hanno causato milioni di morti, distrutto villaggi e disperso famiglie, nel silenzio colpevole di un mondo che continua a trarre profitto dal saccheggio sistematico delle risorse di questo Paese»[1]. Così si è espresso recentemente il cardinale di Kinshasa, Fridolin Ambongo Besungu. È necessario che si arrivi alla pace.
Da più di 30 anni il Movimento dei focolari è presente nella RDC, con una forte spinta evangelizzatrice, anche a sostegno della chiesa locale, con la quale, dal 2017, si organizzano a Lubumbashi, ritiri spirituali e di formazioni per seminaristi e sacerdoti. Nel 2023 si sono svolti due ritiri con centinaia di sacerdoti e seminaristi di otto diocesi del Katanga. Grande è stata la gioia di ritrovarsi, dopo anni di solitudine, a causa delle grandi distanze e la mancanza di strade.
Per rispondere a questo desiderio di incontrarsi, il Movimento dei focolari si è dato da fare per acquistare un terreno, per costruire un luogo di ritrovo e di irradiazione del vangelo. La generosità della comunità che l’ha finanziato ha dato coraggio e spinto ad andare avanti. Ben presto ci si è resi conto che la povertà richiedeva di rispondere alla grave crisi sanitaria che quella regione stava vivendo.
Un imprenditore di successo di Lubumbashi, Anastase Ngoy Kazembe (per tutti papà Anastase), ha fatto propria questa emergenza ed è stato determinante per sostenere il progetto di un ospedale da costruire per quella regione. Mamma Yvette, la moglie, gli è sempre accanto. Anche grazie alla sua capacità imprenditoriale ed organizzativa un ospedale è stato costruito e si è strutturato in breve tempo in armonia con la cultura locale.
In un’intervista rilasciata l’anno scorso ci racconta: «Io ero già ben formato nella spiritualità, avendo frequentato per tanti anni i Gesuiti. Ciò che più mi ha colpito incontrando il Movimento dei Focolari è stata la concretezza che ho trovato: teoria e pratica vissute insieme. I focolari, inoltre, mi hanno insegnato a non amare solo i cristiani, ma ad aprirmi a tutti, anche alle persone di altre religioni. Mi ha toccato profondamente sentir parlare dell’Economia di Comunione. Ho capito che un imprenditore dell’EdC non doveva solo essere generoso, ma doveva condividere la sua esperienza con tutto il mondo ed anche parte del guadagno della sua impresa con i poveri. Mi ha toccato profondamente capire che non bisogna solamente dare ai poveri un aiuto economico, ma aiutarli a farli uscire dalla povertà, non solo economica, ma anche morale, fisica, culturale, permettendo loro di costruire per loro stessi un futuro diverso.
Ho cercato di immettere questo spirito nella mia azienda. Nel 2017 ho partecipato a Roma ad un congresso dell’EdC e lì ho incontrato papa Francesco che mi ha proprio ‘incendiato’. Erano presenti più di 2000 persone, ma alla fine dell’incontro il papa ha salutato personalmente una piccola rappresentanza di 30 persone di cui facevo parte. In quell’occasione ho potuto parlare con lui per 3-4 minuti. Lui mi ha detto: ‘Fai qualche progetto concreto nel tuo paese, ispirato all’Economia di Comunione. Quando verrò in Congo verrò a trovarti e tu dovrai mostrarmi quello che hai fatto’. Al ritorno ne ho parlato con mia moglie. Abbiamo condiviso questo nostro desiderio con la comunità del focolare. Abbiamo capito che, in tutto quello che guadagniamo, c’è una parte che appartiene a Dio e che è da condividere con i poveri. È nata così l’idea dell’Ospedale. Era una risposta concreta».
Eugenio Ferri, un chirurgo piacentino, dal 2020 si è trasferito a Lubumbashi e ha dato un grande contributo alla nascita ed al veloce sviluppo dell’Ospedale. In questi anni ha coltivato rapporti con tante comunità del nord Italia, facendosi “ponte di solidarietà”, raccogliendo aiuti per i poveri che non possono pagare le cure mediche. La banca BCC Terra di Lavoro, ad esempio, ha donato un contributo significativo per questo scopo e si è fatta promotrice di una raccolta fondo con i propri clienti. Con gli aiuti raccolti nelle comunità e da privati, Eugenio ha potuto anche arricchire l’Ospedale con strumenti diagnostici, oltre a costruire una rete di medici che possono essere consultati per confermare diagnosi o dare un contributo formativo.
Sono nate così iniziative in alcune comunità del nord Italia, molto varie fra loro: cene di solidarietà e testimonianza, o pomeriggi di “Suoni in cortile”, dove artisti d’esperienza e giovani promesse hanno condiviso il loro talento, per raccogliere fondi.
Nell’ultimo anno la salute di papà Anastase è andata peggiorando e qualche settimana fa (il 21 ottobre) ci ha lasciato. Eugenio Ferri lo ha seguito costantemente, accompagnandolo nei vari ricoveri in ospedale: «Sono arrivato cinque anni fa e ho sperimentato tutta la diversità con Papa Anastase – così racconta il dott. Ferri –, ma anche tutta la forza della fede che sosteneva entrambi. Penso che sia il secondo amico della mia vita, l’Amico per il quale si darebbe la vita. Con Mamma Yvette abbiamo vissuto momenti dolorosi, ma anche gioiosi, scoprendo che la famiglia dei Focolari è reale».
Ai funerali hanno partecipato più di 3.000 persone. Sul volto di tanti si vedeva la gratitudine per il bene ricevuto e la riconoscenza per la testimonianza di fede che ci ha dato.

Lo scorso 28 settembre, in un clima di festa, si è ricordato il 5° anniversario dell’inaugurazione dell’ospedale Chiara Lubich. Alla conclusione della celebrazione, il coordinatore dei medici, il dottor Jean Muteba, ha fatto un bilancio del lavoro dell’ospedale in questi 5 anni. «L’ospedale è nato per aiutare i poveri e in particolare le mamme e i bambini. Dalla sua inaugurazione ad oggi abbiamo avuto complessivamente 1.190 parti di cui 1.058 senza complicazioni e 132 con taglio cesareo. Grazie al pronto intervento, il tasso di mortalità è stato bassissimo».
Il dott. Muteba ha poi ricordato un recente seminario di studio sull’Economia di Comunione, incentrato su tre parole chiave: incoraggiare, aiutare, sviluppare. Concetti declinati così dal medico in riferimento all’ospedale Chiara Lubich: «Incoraggiare tutti. Aiutare i poveri. Sviluppare le nostre capacità per lo sviluppo di questa struttura».
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[1] https://www.vaticannews.va/it/chiesa/news/2025-10/ambongo-rdc-violenza-poverta-santegidio-guerra-ricchezza.html