L’Opus Dei ha un nuovo prelato

Eletto il successore di Echevarría: si tratta di mons. Fernando Ocáriz, fino a questo momento vicario ausiliare della prelatura. La nomina, come da regolamento, confermata da papa Francesco

È bastato un pomeriggio di votazioni al congresso elettorale, riunito dal 21 gennaio scorso, per indicare il successore di Javier Echevarría, deceduto lo scorso 12 dicembre, alla guida dell’Opus Dei. In serata Papa Francesco ha infatti nominato mons. Fernando Ocáriz nuovo prelato confermando l’elezione appena avvenuta.  Con questa nomina, mons. Ocáriz, che fino a questo momento era stato vicario ausiliare dell’Opus Dei, diventa il terzo successore di san Josemaría alla guida della prelatura.

Qualche nota biografica. Fernando Ocáriz è nato a Parigi il 27 ottobre 1944, in una famiglia spagnola in esilio in Francia durante la Guerra civile spagnola (1936-1939). È il più giovane di 8 figli. Laureato in Fisica presso l’Università di Barcellona (1966). Ottenne la licenza in Teologia presso la Pontificia Università Lateranense nel 1969 e il dottorato presso l’Università di Navarra nel 1971, anno in cui fu ordinato sacerdote. Nei suoi primi anni di sacerdozio si dedicò specialmente alla pastorale dei giovani e degli universitari.

È consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede (dal 1986) e di altri dicasteri della Curia di Roma: Congregazione per il Clero (dal 2003) e Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione (dal 2011). È membro della Pontificia Accademia Teologica dal 1989. Negli anni ’80 è stato uno dei professori che iniziarono il lavoro dell’Università Pontificia della Santa Croce (a Roma) in cui è stato professore ordinario di Teologia Fondamentale e dove ora è professore emerito.

Tra le sue pubblicazioni troviamo libri sulla cristologia come: The mystery of Jesus Christ: a Christology and Soteriology textbookHijos de Dios en Cristo. Introducción a una teología de la participación sobrenatural. Altri suoi testi trattano temi di natura teologica e filosofica come Amor a Dios, amor a los hombres o Natura, grazia e gloria, che contiene anche una prefazione del cardinale Ratzinger. Nel 2013 è stata pubblicata un’ampia intervista a cura di Rafael Serrano con il titolo La Chiesa, mondo riconciliato. Tra le sue opere ci sono anche due studi di filosofia dal titolo Il marxismo: teoria e pratica di una rivoluzione; Voltaire; Tratado sobre la tolerancia. Inoltre è coautore di numerose monografie e autore di molti articoli teologici e filosofici.

Fu nominato Vicario Generale della Prelatura dell’Opus Dei il 23 aprile 1994 e Vicario Ausiliare nel dicembre 2014. Durante gli ultimi 22 anni ha accompagnato il prelato precedente, mons. Javier Echevarría, nelle sue visite pastorali in più di 70 nazioni. Negli anni 60, mentre stava studiando teologia, ha vissuto con san Josemaría Escrivá, fondatore dell’Opus Dei. Sin da giovane è appassionato di tennis, uno sport che continua a praticare.
Nei prossimi giorni il nuovo prelato proporrà ai congressisti i nomi dei suoi vicari e dei membri dei nuovi consigli che lo assisteranno durante i prossimi 8 anni.

 

Sullo svolgimento dei lavori che hanno portato all’elezione di mons. Ocáriz riportiamo un contributo di Raffaele Buscemi, dell’Ufficio Comunicazione dell’Opus Dei.

Come si è svolto il Congresso elettorale
Era iniziato il 21 gennaio, a Roma, l’iter che coinvolgeva circa 190 persone che avevano il compito di indicare il successore di Javier Echevarría, alla guida dell’Opus Dei dal 1994 al 2016. Gli elettori sono stati sacerdoti e laici, uomini e donne di almeno 32 anni di età e che fanno parte della prelatura da un minimo di nove anni. L’elezione del prelato viene poi confermata dal Papa. Secondo gli statuti, il prelato deve necessariamente essere un sacerdote che abbia almeno quarant’anni di età, che almeno da dieci anni faccia parte della prelatura e almeno da cinque sia sacerdote. Gli statuti descrivono le qualità del prelato, che coincidono grosso modo con quelle che il diritto canonico richiede per la candidatura all’episcopato. Gli eleggibili erano circa una 90 e gli elettori sono arrivati a Roma da tutti e 5 i continenti.

Una nuova pagina nella storia dell’Opus Dei 

Intervistato da Avvenire, don Matteo Fabbri, vicario per l’Italia, ha rilevato come l’Opus Dei stia entrando «in una fase di pena maturità: Echevarría aveva conosciuto personalmente il fondatore e lavorato al suo fianco per molti anni. Ora… tocca a noi. Monsignor Echevarría che ha guidato l’Opera per ventidue anni è stato infatti, insieme a monsignor Alvaro del Portillo, uno dei più stretti collaboratori del fondatore, san Josemaría Escrivá, e suo segretario. Durante la sua prelatura ha assistito alla canonizzazione di San Josemaría e alla beatificazione del suo primo successore, mons. Álvaro del Portillo. Con la sua morte, l’Opus Dei affronta quindi un passaggio generazionale cruciale: il nuovo prelato non sarà più una persona che ha lavorato in modo così diretto e per così tanto tempo con il fondatore. Si potrebbe dire che è in qualche modo terminata la fase fondazionale e che inizia una fase più ordinaria. In fondo l’Opera ha meno di 100 anni, rispetto ai 2000 della Chiesa e ai secoli di molte altre sue realtà.

Anche il neo eletto, fino ad ora vicario ausiliare dell’Opus Dei, mons. Fernando Ocáriz, aveva riflettuto su questo aspetto: «Le attuali circostanze sono una chiamata alla responsabilità perché ciascuno di noi dovrà stare più attento a incarnare il legato di san Josemaría nel mondo attuale, fra a gente di oggi».

Chi è il prelato nell’Opera e che ruolo svolge?

A questa domanda ha risposto efficacemente don Carlo De Marchi, vicario dell’Opus Dei per l’Italia Centro-Sud. Si tratta di un ruolo di governo, ma soprattutto di paternità. Come sempre nella Chiesa: è come un vescovo in ogni chiesa locale. Il Prelato, prima ancora che capo del governo di questa parte della Chiesa, è una figura di pastore, di pastore che deve essere capace di ascoltare, di venire incontro e di parlare anche un poco le diverse lingue – al di là del discorso proprio linguistico – e le diverse sensibilità che ci sono nel mondo, perché poi la Chiesa si incarna in ogni cultura. «Ecco, il pastore della Prelatura dell’Opus Dei, il Prelato, che poi le persone chiamano “padre”, deve essere proprio questo: un padre, una guida, un sostegno, anzitutto con l’affetto e con la preghiera».

 

 

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