Lo sviluppo è crescere nella reciprocità

Le parole chiave che legano tante realtà, da un capo all’altro del globo, sono interdipendenza, cooperazione, fraternità, sviluppo: lavorare per chi è in difficoltà, attivando una rete di contatti, di gruppi di appoggio, legati dalla volontà di costruire un mondo più unito. Attività che l’Amu, organizzazione non governativa di sviluppo nata nel 1986, ha portato avanti nei suoi primi 20 anni e continua a promuovere con professionalità. Emblematico il caso di decine di famiglie, lavoratori, studenti e professionisti che nel casertano, da Pignataro Maggiore a Teano, da Pastorano a Calvi Risorta, a Sant’Andrea del Pizzone, organizzano le più varie iniziative: corsi di formazione, sagre popolari, campagne di informazione oppure mercatini, per sensibilizzare la cittadinanza e le istituzioni locali e contribuire a realizzare, con i fondi raccolti, un mulino in Burundi, un progetto sanitario nel Congo, o una scuola per gli sfollati delle baraccopoli di Khartoum. E c’è chi, come Marcel Mbula, proprio dalla Repubblica Democratica del Congo (Rdc) racconta di come la sua associazione, la Aecom, grazie agli aiuti ricevuti attraverso l’Amu suo partner privilegiato, può aiutare chi è in difficoltà e lavorare per lo sviluppo e la formazione di uomini nuovi. I progetti Una decina di progetti in America latina, qualcuno in più in Africa, una manciata nell’Europa dell’Est, altri in Asia: sono tanti gli interventi nati dalla voglia di costruire rapporti veri per realizzare, insieme, iniziative concrete di sviluppo. Come si sta facendo nella Rdc, per contrastare la diffusione dell’Aids, o come si continua a fare in Indonesia e in Sri Lanka da quando, nel 2004, lo tsunami ha devastato il Sud est asiatico. Alla richiesta di aiuto di quelle popolazioni, ha fatto prontamente eco la generosità dei membri del movimento dei Focolari, affidando all’Amu il compito di aiutare le famiglie dei pescatori a riprendere la loro vita e le loro attività. Oggi sono 132 le barche costruite, equipaggiate con reti e motori; si è dato sostegno ai minori, lavoro a donne, in particolare vedove, e famiglie di sfollati (oltre 600 persone). E il progetto continua aiutando altre popolazioni, come in Pakistan e a Giava, che nel frattempo sono state colpite da nuovi terremoti. Così pure in Brasile, nello stato di Parà, dove tra i vari progetti, vi è la collaborazione con l’associazione locale Nac per l’ampliamento di un centro polivalente per l’educazione dei bambini (scuola materna ed elementare), la formazione professionale di giovani (corsi di giardinaggio e produzione di fiori tropicali per l’esportazione; informatica, sartoria), servizi di medicina tradizionale e corsi di nutrizione, per un contributo significativo al miglioramento delle condizioni di vita delle fasce più marginalizzate della popolazione locale. L’educazione allo sviluppo Gli animatori dell’educazione allo sviluppo, nell’Amu, sono i giovani. Una loro équipe è impe- gnata da tre anni, con altri gruppi e associazioni, in un progetto di costruzione delle capacità su tutto il territorio italiano, che coinvolge giovani e adulti, cittadini ed amministratori. Parlano a tutti, si informano e informano, per promuovere una cultura nuova e una cittadinanza responsabile e globale. Educazione allo sviluppo – spiega Francesco Tortorella – non è solo prendere coscienza dell’interdipendenza che lega i popoli, ma anche la consapevolezza che non sono solo i Paesi economicamente più poveri a doversi sviluppare. Anche gli Stati economicamente ricchi hanno dei problemi:disuguaglianze sociali crescenti, scarsa coesione sociale, troppo benessere e poca felicità. Ecco perché non bisogna pensare soltanto di aiutare gli altri a crescere, ma puntare a migliorare la qualità della vita di tutti, anche la nostra. Ma questo non significa sprecare. Al contrario, sottolinea Anna Marenchiano, vuol dire scegliere uno stile di vita sobrio: compro e consumo solo quello che mi serve e il resto lo metto in comune. Spesso si ignora che il proprio comportamento può danneggiare altre popolazioni perché i motivi di tante guerre, tante povertà, ci vengono taciuti. Bisogna riacquistare il senso del bene comune . L’educazione allo sviluppo, conclude Francesco, vuole diffondere nei Sud e nei Nord del mondo stili di vita finalizzati allo sviluppo sostenibile di tutte le generazioni presenti e di quelle future. L’elemento distintivo dell’Amu è che in questo lavoro si parte dall’ideale della fraternità universale, dal sentirsi tutti una sola famiglia, che desidera il bene dell’altro come se fosse il proprio e che fa agli altri ciò che vorrebbe per sé. Cooperazione: uno stile di vita Intervista a Salvina Infantino e Franco Pizzorno e Franco Pizzorno, responsabili dell’Amu. Lavorano ai Castelli romani, alle porte della Capitale, dove ha sede l’Amu. Lui, genovese, un passato nella formazione nell’organizzazione aziendale, è il presidente. Lei, vice presidente, è siciliana di Siracusa ed esperta di progetti e di amministrazione. Insieme a un centinaio di soci e a una manciata di collaboratori puntano sul partenariato per realizzare progetti di sviluppo con le popolazioni dei Paesi in difficoltà e per promuovere in Italia una cittadinanza attiva, responsabile e planetaria. Come nasce l’Amu? Pizzorno: L’Amu è un’espressione del Movimento dei focolari, con la fisionomia tipica di una organizzazione che lavora sui progetti di sviluppo e una propria autonomia. Nasce dalla scelta degli ultimi e dall’impegno che scaturisce spontaneamente per rispondere alle esigenze di popolazioni in difficoltà, ma cercando anche di dare efficacia e professionalità agli interventi. Cos’è per voi la cooperazione? Infantino: È uno stile di vita che accomuna noi e coloro che operano nei Paesi in via di sviluppo. Bisogna agire insieme per inserirsi nel tessuto sociale, realizzare azioni incisive e creare una mentalità di apertura. Per questo cerchiamo di far sì che le nostre iniziative abbiano sempre una dimensione formativa; e ne vediamo i frutti nella crescita di responsabilità sia dei nostri partner dei Paesi in via di sviluppo che dei nostri gruppi di appoggio. Gruppi di appoggio: di che si tratta? Pizzorno: Sono persone sensibili ai valori della fraternità e della cooperazione, che trovano nell’Amu un riferimento ideale e operativo. Si cresce insieme stabilendo rapporti tra noi qui in Italia e le comunità di altri Paesi, promuovendo i progetti nel Sud del mondo e coinvolgendoci localmente in attività culturali e sociali. Sono gruppi informali o associazioni costituite, che operano in rete con l’Amu. Quali attività svolgete? Infantino: La parte più consistente sono i progetti di sviluppo nati da esigenze locali. Si tratta in genere di progetti integrati perché, per intervenire efficacemente, occorre agire su più fronti: dall’agricoltura alla formazione, dalla sanità alle attività economiche. Alla radice c’è di solito un lavoro di anni fatto da chi opera sul posto e a volte, da un piccolo inizio, attraverso un lavoro comune, si sviluppano attività consistenti che incidono in maniera duratura sul tessuto sociale. Nel nord dell’Argentina, ad esempio, la formazione professionale degli artigiani si associa al recupero delle antiche tecniche artigianali e delle tradizioni culturali. La riscoperta delle proprie radici consente agli artigiani di esprimere in forme nuove la propria cultura e tradizione artistica Nel 2004 la Scuola Aurora, viene approvata dal governo argentino co- me Istituto professionale di artigianato: è la prima scuola del paese e la seconda del Sud America ad essere riconosciuta come tale. Pizzorno: Con le attività di educazione allo sviluppo in Italia ci rivolgiamo alla cittadinanza e agli enti locali; da alcuni anni facciamo anche formazione per gli insegnanti e per gli studenti. In questo modo si approfondiscono i rapporti e si diffonde una cultura del dare e della reciprocità che sta alla base della nostra visione della cooperazione. Qual è il vostro metodo? Infantino: Non è importante fare progetti per, ma progetti con le persone dei Pvs, cercando di responsabilizzare e creare reciprocità. Dobbiamo cambiare mentalità noi per primi e aiutare anche gli altri a farlo. Ci vogliono anni e tanta costanza, ma i frutti che vediamo ci confermano che la strada è giusta. Cosa auspicate per il futuro? Pizzorno: Oltre a consolidare l’esperienza nel campo dei progetti di sviluppo, vediamo necessario poter intervenire nei processi di riabilitazione dopo le emergenze delle catastrofi naturali e delle guerre. Ad esempio nel caso dello tsunami si è visto che, passata l’emergenza, l’attenzione per chi è in difficoltà è calata di colpo; ma i problemi restano. Invece, dobbiamo cogliere i problemi delle popolazioni colpite e coglierne la disponibilità ad impegnarsi con noi su progetti di lunga durata. Infantino: La cooperazione deve dare più spazio alle comunità locali, e puntare ad uno scambio di conoscenze e di valori, in una parola a creare una cultura nuova che possa nel contempo rispondere alle esigenze dei paesi in difficoltà e ridare all’Occidente quell’humus che è stato la sua peculiare caratteristica. CIPSI: ONG IN RETE Troppe volte la cooperazione ha fatto promesse che non ha mantenuto. Per scrivere la nuova legge ascoltiamo i bisogni reali dei diretti protagonisti di Asia, Africa e America latina . Guido Barbera è presidente del Cipsi, il Coordinamento nazionale, nato nel 1982, che associa 37 organizzazioni non governative di sviluppo e associazioni operanti nel settore della solidarietà e della cooperazione internazionale, con 30 mila soci e 100 mila sostenitori. Dopo aver promosso progetti di lotta alla povertà basati sul partenariato e aver organizzato campagne di sviluppo mondiali, come quella per l’acqua bene comune dell’umanità, ora punta all’avvio di un nuovo corso della cooperazione internazionale. Presidente Barbera, qual è il ruolo del Cipsi nella cooperazione? È duplice. In chiave politica intende costruire insieme agli altri soggetti una cooperazione fatta di valori e relazioni, ma si propone anche un cambiamento nel modo di lavorare. Per affrontare i problemi è necessario unire risorse e capacità professionali e operative e creare relazioni tra le nostre associazioni e quelle dei paesi degli altri continenti per discutere insieme, trovare soluzioni e rispondere concretamente ai problemi. Come ascoltare i veri protagonisti della cooperazione? Dobbiamo riconoscere l’altro, persona o popolo, e affrontare tutto insieme, dall’analisi alla soluzione dei problemi. Anche rispetto alla nuova legge, abbiamo invece la sensazione che quando parliamo di cooperazione troppo spesso il principio di riferimento è che siamo noi ad aiutare gli altri, ma la storia dimostra che non è vero. L’Italia, ad esempio, è priva di materie prime, che provengono dai paesi poveri, senza le quali non può sviluppare la sua economia. C’è una relazione sempre più forte tra i popoli e il processo di globalizzazione mette tutti alla pari. Come vede il futuro della cooperazione? La cooperazione sta diventando sempre più uno strumento al servizio delle politiche commerciali e finanziarie. Preoccupa l’assenza di contenuti e valori e di rispetto e attenzione verso i diritti delle persone. È pericoloso dedicarsi troppo a progetti e cose da fare: sono utili, ma non risolvono i problemi. È necessario recuperare l’ambito politico, affinché riesca a incidere sui meccanismi e a cambiare la situazione. Qual è, secondo lei, la specificità dell’Amu? L’Amu nasce da un movimento, quello dei Focolari, che vive valori che dovrebbero caratterizzare le relazioni tra le persone, da cui deriva un valore aggiunto condiviso con le altre associazioni del Cipsi. Non è soltanto testimonianza di presenza ed operatività, ma anche un canale di relazioni importante per l’avvio di nuove esperienze, come il percorso intrapreso con le imprese per promuovere una nuova economia e una società più umana e vivibile. L’AMU IN BREVE L’associazione Azione per un Mondo Unito – è un’organizzazione non governativa fondata nel 1986. Riconosciuta idonea dal Ministero degli Affari Esteri per la realizzazione di progetti e attività di formazione ed educazione allo sviluppo in Italia e all’estero. È associata al Cipsi (Coordinamento iniziative popolari di solidarietà internazionale). Ha realizzato: 17 progetti pluriennali di sviluppo; 260 micro-progetti: in America latina, Asia, Europa dell’Est, Medio Oriente e Africa; 96 progetti di collaborazione con Famiglie nuove per il sostegno a distanza: 96 progetti in 41 Paesi. Accreditata presso il Ministero della Pubblica istruzione per la formazione del personale della scuola sui temi della mondialità e dei diritti umani: ha svolto 31 corsi per insegnanti, azioni di sensibilizzazione su: cittadinanza attiva e responsabile, intercultura, sviluppo economico e sostenibile, cooperazione tra popoli e culture, diritti umani. Sede: Via Frascati n° 342 – 00040 Rocca di Papa (Roma) Telefono: +39/06/9479.2170 -Telefax: +39/06/9479.0359 Organo di informazione: Amu Notizie, rivista trimestrale Posta elettronica: amu@azionemondounito.org; Sito web:www.azionemondounito.org Codice Fiscale: 97043050588

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