Lo spirito di Assisi oggi

Cosa rimane dello storico evento che nel 1986 fece incontrare le religioni del mondo nella città di san Francesco?

Quel primo incontro tra le grandi, ma anche minori religioni del mondo, voluto da papa Giovanni Paolo II nell’ottobre del 1986 – cui ne sono seguiti altri, negli anni successivi grazie in particolare all’iniziativa del movimento di S.Egidio –, cui ebbi l’occasione, e vorrei dire il privilegio, di partecipare, fu, a mio avviso, un segno e forse solo un inizio.

Penso, innanzitutto, che si sia trattato di un “segno dei tempi”, per fare propria un’espressione ricorrente nei primi anni Sessanta del Novecento, all’epoca della celebrazione del Concilio Vaticano II. “Tempi” che negli anni successivi al Concilio (1962-65) hanno visto succedersi nel mondo i più svariati avvenimenti. Ne richiamo, di seguito, solo alcuni, anche se l’elencazione che potrebbe sembrare lunga è, certamente, parziale.

Dai cambiamenti del costume sociale, specialmente in Occidente, con l’introduzione, ad esempio, di nuove mode musicali e di un diverso stile di vita in relazione agli sviluppi economici e sociali che si andavano realizzando; all’avvio e sviluppo del fenomeno definito, con linguaggio sociologico, “ consumismo”; alla contestazione giovanile del 1968; alla devastante guerra del Vietnam, con le profonde lacerazioni e divisioni che creò nell’opinione pubblica degli Stati Uniti e in Europa; all’inizio, nei primi anni Settanta di un’instabilità finanziaria e industriale nel mondo originata da quella che fu definita la prima crisi petrolifera (l’aumento del prezzo del petrolio greggio da parte dei paesi arabi principali produttori ); all’avvio della crisi fino all’implosione nel 1989 dell’ “ impero” sovietico; alle numerose guerre intertribali in Africa e guerre locali in varie parti del mondo (per tutte il mai risolto conflitto arabo- israeliano, iniziato già in precedenza, nel 1948, subito dopo la nascita dello Stato di Israele); alla costante crescita dei flussi migratori verso l’Europa, in particolare dal continente africano e dall’Asia; al crollo delle Twin Towers a New York, l’11 settembre 2001 e all’insorgere minaccioso del fenomeno del terrorismo, legato in particolare a componenti ultra radicali interne al mondo islamico; alle più recenti gravi crisi finanziarie e industriali che hanno avuto origine negli Stati Uniti nel 2008, con importanti e gravi ricadute in tutto l’Occidente e nel mondo.

Questo elenco parziale, può dare l’idea di come ci siano stati negli ultimi cinquant’anni rivolgimenti profondi che hanno prodotto, non solo in Occidente, forti tensioni e malessere, insieme con aspettative di rinnovamento. Nella sua grande opera La città di Dio, s. Agostino scriveva che in questo mondo bene e male sono mescolati, che la “città terrena”, fondata sull’orgoglio e l’amore dell’uomo per sé, e la “città di Dio”, fondata sull’amore dell’uomo per Dio, convivono e che, solo alla fine dei tempi, quando ci sarà il giudizio universale, sarà operata una netta distinzione tra le due.

Così, guardando agli eventi che sono stati richiamati attraverso un’attenta lettura, credo sia possibile ritrovare in ognuno di essi, non solo qualcosa di negativo, ma anche un risvolto positivo. Riferendosi, ad esempio, al fenomeno del consumismo si potrebbe osservare che esso si è sviluppato come un eccesso, quasi un’aberrazione, della legittima ricerca di un tipo di vita in cui, oltre al soddisfacimento di bisogni primari – casa, lavoro, istruzione, beni necessari per il vivere quotidiano – fosse disponibile qualcosa in più ( tempo libero, comunicazioni, viaggi, etc ); qualcosa che in Occidente è andato sempre più crescendo fino a produrre, appunto, l’eccesso di un, per così dire, ansioso desiderio di quel “ quid” che va ben oltre il necessario, legato alle migliori condizioni economiche conseguite, generando tra l’altro rivalità sociali e invidie tra chi ha di più e chi non avendolo vorrebbe acquisirlo. Oppure, nel caso della citata prima crisi petrolifera degli anni settanta, l’osservazione può essere questa: di fronte alle conseguenze negative che essa ebbe sull’economia dell’Occidente, che necessitava e necessita per la sua sopravvivenza di quella, tuttora essenziale, materia prima che è il petrolio, la crisi era, per così dire, la manifestazione del “bisogno di riscatto” rispetto all’epoca coloniale dell’anteguerra, che proveniva da paesi che, dotati di una così vitale risorsa, non ne avevano potuto beneficiare in precedenza per il loro sviluppo

Allora, tornando allo “spirito di Assisi”, se si assume che il desiderio di pace e di dialogo, unito a quello di giustizia, nel rispetto delle diversità, sia stato il messaggio forte che è pervenuto da “Assisi 1986”, ritengo sia possibile arrivare a una risposta all’interrogativo che si è posto: cosa rimane, oggi, di quello spirito?

E la risposta è che tutto quanto in termini di nuove conoscenze acquisite, di tecnologia, di risorse economiche, di desiderio e capacità di ascolto e comprensione, di tempo, venga messo a disposizione di quella, ancora numerosa, parte di uomini che nel mondo ne sono privi, va nella direzione dello spirito di Assisi.

Per richiamare, ancora, l’immagine delle due città offerta molti secoli fa da s.Agostino: i due “universi”, quello che pone l’amore dell’uomo per sé prima e al posto dell’amore per Dio, e quello che dà la priorità all’amore per Dio e da esso fa derivare l’amore per l’uomo, sono oggi come sempre in conflitto, ma mescolati tra loro.

Credo occorra saper discernere, senza la presunzione, con ciò, di ritenersi perfetti, per cercare di scegliere di mettersi a disposizione di chi ha avuto per ragioni storiche minori opportunità di crescita e benessere, prendendo le distanze da ciò che, in termini di chiusura egoistica, di spasmodica ricerca di successo personale e di benessere non condiviso, va in direzione opposta.

Occorre cercare- al di là di scelte ideologiche e dell’appartenenza o meno a una fede religiosa, di porsi dalla parte di chi non ha quelle opportunità di conoscenza, sviluppo, tecnologia, ascolto, dialogo.

Occorre, infine, mi pare oggi più che mai, gettare ponti tra chi, animato da un’autentica fede religiosa in spirito di unità con coloro che hanno maggiori responsabilità all’interno delle istituzioni religiose e chi, non credente, ma “ uomo di buona volontà” e per così dire “ innamorato dell’umanità”, in particolare di quella più sofferente, vuole muoversi nella direzione di un mondo in cui le ragioni del bene e della comprensione tra gli uomini, nelle loro diversità, possano sempre più consolidarsi.

L’interrogativo che si pone con urgenza è: potrà, negli anni a venire, consolidarsi quello “spirito di Assisi”, qui richiamato, che prese avvio con lo storico incontro di preghiera per la pace nel mondo tra le religioni, di oltre trent’anni fa, fortemente voluto da quel papa, venerato oggi come santo dalla Chiesa, dopo un tempo così breve dal suo decesso: san Giovanni Paolo II”?

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