Lo spazio sacro della vera laicità

L'iniziativa del "cortile dei gentili" e le domande ultime dell’uomo.
Arte

Nell’attuale contesto di pluralità di religioni e nuovi miti, è preziosa l’indicazione di una agorà, una sorta di nuovo areopago in cui a credenti e non credenti (agnostici, atei, ecc.) venga offerto uno spazio di incontro e confronto attorno alle domande “ultime” dell’uomo, un’opportunità per farsi dono reciprocamente delle diverse sensibilità e visioni. Come non pensare, sia pure tra continuità e discontinuità, a quanto affermava il card. Martini nel 1987 istituendo la “Cattedra dei non credenti”: «Credente e non credente convivono nel cuore di ogni uomo. Si parlano dentro… Si rimandano domande pungenti e risposte inquietanti. Ciascuno di noi ha in sé un credente e un non credente, che si interrogano a vicenda».

 

Certamente un importante passo dell’evangelizzazione è tenere viva questa ricerca, stimolando il credente a non dare mai per scontate le proprie ragioni, e il non credente a non chiudersi al confronto. «Nel cortile dei gentili si coltiva il fiore del dialogo».

L’invito a dialogare che oggi Benedetto XVI propone (vedi gli incontri promossi dal mons. Ravasi a Bologna e Parigi) non si colloca in un ambito neutro o imparziale rispetto alla proposta del Dio cristiano: il cortile dei gentili, infatti, non era fuori del tempio, ma dentro. Non era un luogo profano, ma già sacro. Che tipo di sacralità? Si tratta di un luogo non ancora confessionale, non ancora liturgico, non

ancora ecclesiastico, ma è in ogni caso un luogo religioso.

 

È lì dove la proposta di fede e religione è anche proposta di ragione: proprio perché il Dio di Gesù Cristo è la risposta alle più profonde attese umane, il cortile non solo non rappresenta una virata indebita dalla razionalità alla religiosità, ma costituisce invece l’affermazione che il problema di Dio è ineludibile per l’uomo. Soprattutto se vuole costruire la società senza annullarsi nella storia, se vuole essere quel “di più” cui ciascuno aspira intimamente nella storia e per l’eternità.

 

Lo spazio sacro di questo cortile diventa così la salvaguardia della vera laicità, perché il sacro autentico non si oppone al profano, ma lo chiama al dialogo sui valori fondanti dell’etica e della responsabilità storica individuale e collettiva, verso lo sviluppo umano integrale.

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