L’Italia secondo i cinquantenni

Scoraggiati dai partiti, sono attivi sui social network. Criticano i furbi e apprezzano la famiglia. Gli immigrati non li infastidiscono e vogliono aiutare chi soffre per un disagio sociale. La fotografia del Censis

Solitamente le ricerche sociali focalizzano l’interesse sui bambini, sugli anziani o sui giovani e, appartenendo alla valorosa classe dei cinquantenni, cariatidi portanti della società, mi sono sempre sentito in qualche modo escluso. Ora il Censis ha colmato questo vuoto e ha dato vita alla ricerca “La ricomposizione del noi secondo gli over 50”. Il Centro studi investimenti sociali, diretto da Giuseppe De Rita, ha posto alcune questioni fondanti ai nati negli anni Sessanta.
 
Cosa pensa dell’Europa? Qualcosa per cui lavorare e da promuovere. E dei partiti politici? Sono in caduta libera. Gli over 50 hanno compreso pienamente la crisi profonda della politica, la gravità della situazione sociale ed economica che stiamo attraversando, l’urgenza di adottare soluzioni anche impopolari. Il governo Monti viene vissuto come una soluzione transitoria per affrontare la fase di difficoltà (è l’opinione del 38,6 per cento degli intervistati), come la soluzione migliore che potessimo trovare( per il 28,1 per cento), ha segnato però il fallimento della politica (28,3 per cento). Le misure di rigore vengono giudicate dal 50,2 per cento degli intervistati né ottime né buone, ma necessarie. Monti è come la medicina irrinunciabile.
 
Tuttavia, i miei coetanei – e forse anch’io – non sono disposti ad altri sacrifici. Il 76,1 per cento sostiene che ora bisogna puntare sulla patrimoniale. Anche se negli ultimi mesi l’Europa ha imposto manovre dure, quasi nessuno pensa che l’uscita dall’euro dell’Italia sia una buona idea. Anzi, il 48,2 per cento si dice favorevole alla costruzione di un governo europeo. La sfiducia nei partiti politici sembra invece aver superato il livello di guardia. Per l’81 per cento i partiti rappresentano solo sé stessi o gruppi di potere, per il 71,4 rappresentano i grandi interessi economici.
 
Un dato molto interessante è il ruolo crescente assunto dalle nuove forme di rappresentanza che utilizzino per lo più Internet. L’esercizio della cittadinanza ai tempi del web passa per i social network. Sono il futuro per il 30,3 per cento degli intervistati, e avranno sempre più peso secondo il 29,6 per cento. Ma una speranza per i partiti c’è: il 32,8 per cento afferma che il rilancio della politica può avvenire attraverso un profondo rinnovamento della forma partito.
 
Sapevo di esserlo e sono soddisfatto che negli over 50 non manchi l’ottimismo. Per un terzo degli intervistati gli italiani sono un popolo con una grande civiltà alle spalle, che oggi attraversa una fase di indebolimento, ma tornerà grande. Molte sono le valutazioni autocritiche e impietose. Il 16,2 per cento degli intervistati sostiene che gli italiani si credono furbi, ma in realtà sono ingenui e si fanno abbindolare dall’eloquenza di alcuni politici. Il 13,3 per cento sottolinea come si fatichi a stare al passo con gli altri Paesi avanzati. Per l’8,5 siamo un Paese in decadenza. Il 3,4 è convinto che siamo un popolo ignorante e presuntuoso. Il 14,4 per cento però ricorda che siamo capaci di dare il meglio di noi nelle situazioni di difficoltà.
 
Secondo gli over 50 il rapporto tra famiglia e società nel suo complesso mostra distanza e mancanza di dialogo. Il 44 per cento afferma che la famiglia italiana cerca di ottenere dallo Stato quello che può e poi si arrangia da sé. Il 15,4 per cento è ancora più esplicito e denuncia: «ognuno prende quello che può, senza considerare gli eventuali danni per la collettività». Quasi il 7 per cento lamenta che la società italiana è in disfacimento, ognuno deve correre ai ripari individualmente. Ma un terzo opta per una visione basata sui diritti e i doveri di cittadinanza, affermando che «la famiglia cerca di ottenere servizi e tutele dallo Stato, in cambio partecipa alla vita sociale attraverso il pagamento delle tasse e la partecipazione alla vita politica».
 
Mi ritrovo in compagnia del 68,8 per cento degli over 50 che all’interno della famiglia vivono rapporti pienamente soddisfacenti. Essere famiglia è bello, soprattutto per il clima di solidarietà che si può costruire (lo pensa l’83,2 per cento degli intervistati). Poi ci sono le tante facce dell’«altro» con cui confrontarsi. Quasi il 70 per cento degli over 50 dichiara di provare piacere quando uno sconosciuto chiede un’indicazione per strada, perché così ci si può sentire utili. Il 52 dichiara di non essere per niente infastidito quando si imbatte in una persona con disagio sociale e sente il desiderio di aiutarlo. Se poi un immigrato si siede vicino a noi sull’autobus o in metropolitana, nel 54 per cento dei casi non ci suscita emozioni particolari, e solo poco più del 10 per cento ammette di provare «fastidio». Quando però si chiede se si ritiene che la presenza di immigrati possa provocare situazioni pericolose in Italia, il 76,5 per cento degli intervistati risponde in modo affermativo.
 
Sembra che dopo anni di soggettivismo ad oltranza, che ha prodotto una forte frammentazione sociale, la voce degli italiani over 50, presenta uno spaccato che lascia uno spiraglio alla speranza: il proprio contributo alla collettività si può dare sempre senza aspettare il mezzo secolo di vita.
 

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