Lisbona 2023, la gioia di andare incontro agli altri

Intervista a Chiara, giovane volontaria pronta ad accogliere i giovani in arrivo nella capitale portoghese per la Giornata Mondiale della Gioventù

Tutto è pronto per la GMG 2023: a Lisbona le strutture per le diverse attività sono montate, i gruppi di pellegrini provenienti da ogni parte del mondo cominciano in questi giorni ad affollare le strade. Una folla gioiosa e colorata che vuole incontrarsi, partecipare, alimentare la speranza. Tra i primi ad arrivare nella Capitale, i volontari, che sono già pronti all’accoglienza. Tra loro c’è anche Chiara, 28 anni, una giovane impegnata nelle attività della sua parrocchia che è stata anche animatrice degli oratori estivi per diversi anni. Ora si trova a Lisbona, pronta a iniziare il suo servizio.

Chiara, è la prima volta che partecipi alla GMG o hai già partecipato ad altre Giornate?

La mia prima Giornata Mondiale della Gioventù è stata nel 2011 a Madrid come pellegrina, poi ho partecipato a Cracovia come animatrice in Casa Italia, quindi non è la mia prima esperienza come animatrice. La prima esperienza, l’idea di Casa Italia, è stata a Cracovia anche se c’erano state delle idee precedenti, ma quella di Cracovia è stata la prima «vera» Casa Italia.

Qual è stata l’esperienza delle altre Giornate?

L’esperienza di Madrid è stata molto profonda, mi ha segnato molto. È stato lì che forse per la prima volta ho incontrato Dio, cioè l’ho incontrato anche in altre situazioni parrocchiali però lì per la prima volta mi sono sentita accolta. Poi a Cracovia, vivendo l’esperienza dell’accoglienza si riscopre la realtà di fede personale perché, se prima è un incontro singolo con Dio, poi diventa un incontro anche di gruppo perché lo incontri anche nell’altro.

Perché hai scelto di fare la volontaria?

La scelta di fare la volontaria non parte da me, ma parte da una chiamata, quella di Don Michele Falabretti, quella dell’Ufficio per la Pastorale Giovanile che aveva l’esigenza di animare il cortile di Casa Italia e di avere dei volontari e quindi ha chiamato alcune persone. Noi non ci siamo proposti, siamo stati chiamati: alcuni di noi conoscevano don Michele, di altri don Michele aveva sentito parlare e ora siamo qui tutti insieme.

Cosa ti aspetti da questa esperienza? In cosa consisterà il vostro impegno in questi giorni?

Mi rifaccio al logo di Casa Italia «Inaspettatamente Casa Italia». Avendo vissuto l’esperienza di Cracovia, ho già delle aspettative su cosa avverrà qui, cioè la bellezza dell’incontro, del conoscersi. Però, essendo il logo «Inaspettatamente Casa Italia», penso che ogni volta che ci si incontra nasce qualcosa di nuovo che non ci si aspetta e questa è la bellezza. Il nostro impegno consisterà nell’accogliere, nell’incontrare gli altri e nell’assisterli in tutti i loro bisogni.

Si dice sempre che i giovani vanno sempre di corsa e sarebbe bene rallentare un po’. Però  il tema di questa GMG è proprio «Maria si alzò e andò in fretta». Secondo te vale la pena correre per andare incontro agli altri, per aiutarli? C’è una fretta «positiva»?

Sicuramente c’è bisogno di momenti di pausa, di raccoglimento con se stessi e con gli altri, altrimenti non ci si ritrova e non si trova neanche la forza e la voglia di incontrare gli altri e di donarsi a loro. Però, «Maria si alzò ed andò in fretta»: secondo me questo invito è anche necessario per noi giovani, soprattutto dopo la pandemia in cui siamo stati chiusi in casa e ci siamo trovati un po’ «accomodati» sulle nostre poltrone. È importante andare di corsa, in fretta verso gli altri per assisterli, per donarsi. Io sono una farmacista e nella vita ho scelto di essere a servizio degli altri, come spero e penso si faccia in qualsiasi mestiere, perché chiunque deve offrirsi agli altri, sempre nell’ottica del servizio. Quindi sicuramente «alzarsi» in maniera positiva e «andare di fretta» ma con criterio, con il cuore libero per offrirsi, è una fretta positiva.

Tu incontro a chi «vai in fretta»?

Sicuramente, nel mio mestiere, verso chi mi aspetta. Forse ognuno di noi aspetta qualcuno e io penso sempre che chi incontro forse mi stava aspettando e io stavo aspettando chi sto incontrando.

All’Angelus del 30 luglio scorso il papa, commentando il vangelo della perla preziosa, ha invitato tutti a non accontentarsi, a cercare sempre il tesoro che da senso alla vita, perché «vale la pena investire tutto su di Lui perché, quando si incontra Cristo, la vita cambia. Se incontri Cristo ti cambia la vita». Hai trovato la tua perla preziosa?

Penso di avere trovato la mia perla preziosa nel donarmi, nel lavoro o nella vita di tutti i giorni. Credo che essere a servizio di qualcun altro sia la mia perla, quindi penso di averla trovata un po’ nell’oratorio, un po’ nelle esperienze che ho vissuto in questi anni di volontariato e nel mio mestiere.

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