Linguaggio e creaturalità

Interrogandosi sul valore oggettivo del linguaggio, l’articolo assume come punto di partenza la soluzione offerta da Tommaso d’Aquino nel De ente et essentia. Vengono prese in considerazione sia la diversa posizione di Hegel, sia le critiche alla soluzione tomista opposte dalle scuole idealiste, riconoscendo a Hegel la capacità di aprire nuove prospettive e porre nuovi problemi, ma non quella di darne le soluzioni, aprendo il vuoto nel quale si sviluppa l’esperienza esistenzialista. L’Autore prosegue l’indagine – oltre tale esito esistenzialista – alla luce della nozione di creaturalità, mostrando l’intima connessione tra le tensioni costitutive del linguaggio e quelle costitutive delle relazioni tra gli uomini e degli uomini con Dio. Attraverso tale cammino si arriva infine ad affermare la necessità dell’amore tra gli uomini come condizione per la riconquista dell’unità del senso, oltre la «confusione della lingua».

 

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