Se per Giacomo Leopardi, marchigiano, l’infinito era un mare in cui naufragare, per Giovanni Pascoli – di San Mauro di Romagna – esso era un cosmo di cui scoprire ogni fibrillazione intima. Fermandosi ad ascoltarne …
Contenuto riservato agli abbonati di “Città Nuova”
Se sei abbonato, effettua il login