L’inculturazione, la grande via per l’evangelizzazione

“Famiglia e inculturazione in Africa” è il tema dell’undicesima edizione della Scuola che si svolge dal 17 al 20 maggio nella cittadella Piero vicino a Nairobi. Presenti ai lavori anche Maria Voce e Jesús Morán, presidente e copresidente del Movimento dei Focolari
famiglia immagine

Famiglia e inculturazione in Africa”: ecco il grande tema sotto studio nell’undicesima edizione della Scuola di Inculturazione che si svolgerà in Kenya dal 17 al 20 maggio e che si annuncia speciale: saranno infatti presenti ai lavori Maria Voce e Jesus Moran, presidente e copresidente del Movimento dei Focolari, in visita nel continente africano dal 14 maggio al 1 giugno 2016.

 

«Non vi è alcun dubbio circa l'importanza dell'inculturazione nel lavoro di evangelizzazione», così incoraggia i Focolari in Africa il cardinale Francis Arinze, riferendesi alla Scuola per l'inculturazione, nata dalla “profetica” intuizione di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento, nel 1992 durante un viaggio a Nairobi, dove incontrò le comunità dei Focolari del continente africano.

 

Come già aveva notato san Giovanni Paolo II, «la catechesi prende carne nelle varie culture» (Catechesi tradendae, 53); convinta di questa affermazione, Chiara Lubich annotava da Nairobi sul suo diario il 7 maggio 1992: «L’inculturazione, la grande via per l’evangelizzazione!».

 

Pochi giorni dopo, il 19 maggio, avveniva l’inaugurazione della nascente cittadella, Mariapoli Piero, e lei stessa mise la prima pietra per la fondazione della Scuola per l’inculturazione, precisando: «La caratteristica specifica della cittadella nascente è la vocazione del Movimento in Africa, sarà un particolare accento su un particolare dovere, e cioè l'evangelizzazione. Per realizzare questo, questo centro si specializzerà nella inculturazione».

 

Dal 1992, si sono svolte undici scuole con l’approfondimento dell’inculturazione stessa e il concetto di Dio in Africa, il cui approfondimento era stato avviato nella prima scuola. Al seguito vari argomenti sono stati affrontati, come l’ecomomia e il lavoro, la sofferenza, la malattia e la morte, la comunicazione, la pace, l'educazione, il sacro e la persona umana.  

 

Remy Beller, membro della commissione centrale di questa scuola, spiega come si svolgono i lavori: «Una volta scelto l’argomento, il programma dovrebbe svilupparsi in questo modo: in una prima parte ci si rende conto del risultato delle ricerche fatta dai membri del Movimento nelle varie aree geografiche del Sub Sahara secondo quello che dice il Concilio Vaticano II nella Costituzione Ad gentes 11, per "scoprire con gioia e rispetto questi semi del Verbo nascosti nelle tradizioni religioise", quindi "familiarizzarsi" e farsi uno con gioia e rispetto con esse; dopo, in una seconda parte, c’è una riflessione sul tema nelle Sacre Scritture, Antico e Nuovo Testamento, e poi segue un studio sul  pensiero della Chiesa; si conclude su come questo argomento è stato sviluppato nell’esperienza della vita secondo il carisma dell’unità».

 

Come capire la famiglia in Africa oggi? Ecco il grande tema attorno al quale più di 250 partecipanti, studiosi ed esperti, appartenendti al clero e laici, famiglie e coppie provenienti da tutto il Sub Sahara, si confronteranno nei prossimi giorni. Gli argomenti sono vari: rapporto uomo-donna, educazione dei figli, valori nelle tradizioni africane nell’era di globalizzazione, situazioni economiche difficili, crescente urbanizzazione.

 

Ma l'Africa è un grande continente con 54 Paesi indipendenti, ognuno con le sue caratteristiche in termini di cultura e di valori. Tuttavia, afferma il cardinal Arinze, «ci sono ragioni sufficienti per parlare della famiglia in Africa in modo generale».

 

Le sue risorse, come l’amore per la vita con l’accoglienza dei figli come dono di Dio, e la famiglia allargata tipica africana, «non si può negare che costituisca un sistema di famiglia molto favorevole – afferma Arinze –, la prima Assemblea del Sinodo dei vescovi per l'Africa nel 1994 ha visto l'icona di questa famiglia come adatta per la Chiesa in Africa e in effetti in tutto il mondo. Così fa il Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (SECAM)».

 

Ci si potrebbe chiedere: ma perché una scuola per l’inculturazione? Spiega Remy Beller: «Il primo scopo è evidentemente, l’evangelizzazione; il messaggio evangelico si fa cultura e la cultura viene trasformata dal Vangelo».

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