L’importante è portare Dio

Avere la coscienza di essere semplici strumenti.
Giovani

Gesù dà poi un avvertimento, che valeva soprattutto allora: «e non salutate nessuno lungo la strada» (Lc 10, 4). “Salutare” allora significava fermarsi, mangiare insieme, dormire sotto la stessa tenda; salutare qualcuno era dunque un’azione piuttosto lunga: e Gesù dice ai suoi discepoli di non perdere tempo, di andare diritti allo scopo, di portare il regno di Dio senza star lì a fermarsi a fare altre cose.

Poi, dice quello che devono fare quando entrano in una casa: «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa”» (Lc 10, 5). “Pace a questa casa” era un saluto usato a quel tempo, ma Gesù non lo raccomanda nel senso in uso allora, ma nel suo senso pieno: portare la pace, portare Dio in quella casa.

 

«Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi» (Lc 10, 6). Anche questo avvertimento è molto importante, perché tante volte siamo tentati di dare la pace per forza, mentre dobbiamo offrire Dio a tutti, ma con il distacco dalla conversione altrui, perché per ciascuno c’è il momento di Dio.

 

Non dobbiamo fare dei proseliti, non dobbiamo, non possiamo costringere gli altri a diventare apostoli, né possiamo costringere le persone a convertirsi. Spesso vorremmo che si convertissero le persone che ci stanno vicine e che ci fanno soffrire; ma Dio fa convertire magari una persona di un’altra casa. È che il Signore ha le grazie da distribuire a tutti nell’ora e nel momento giusto, e noi dobbiamo seguire il piano di Dio. Il regno di Dio, egli vuole sì portarlo attraverso di noi, ma è lui che lo porta, è lui che prepara le anime. Noi dobbiamo essere sempre coscienti che non siamo niente, che siamo semplici strumenti di Dio: è lui che opera, e lui troverà le persone adatte. Se non le trova, la pace del Signore ritornerà a noi: cioè non è che a noi ci verrà a mancare nulla, noi andremo avanti per questa strada.

 

«Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché l’operaio è degno della sua mercede. Non passate di casa in casa» (Lc 10, 7). Qui Gesù ci da due avvertimenti. Chi opera nell’apostolato riceverà da vivere per l’apostolato, né gli mancheranno i mezzi per l’apostolato stesso. Solo che l’apostolo dovrà adattare la sua mentalità all’ambiente nel quale si verrà a trovare: infatti «restate… mangiando… di quello che hanno», significa che gli apostoli devono cercare di adeguarsi al gusto e alla mentalità del mondo nel quale si vengono a trovare. Cioè, Gesù insegna: fatevi "uno" con l’ambiente, non portate una vostra esperienza, una vostra cultura, una vostra mentalità, un vostro gusto, ma adattatevi a quello che trovate; il vostro scopo è di portare Dio, tutto il resto non vi deve interessare.

(continua)

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