L’immensità dell’amore

Una lettera di Chiara Lubich su Gesù crocifisso e abbandonato è lo spunto di una meditazione propostaci per questi giorni dal teologo Michel Vandeleene
Immensità

Era l’inizio dell’estate 1943 quando un religioso francescano, un cappuccino, disse a quella giovane maestra che era Chiara Lubich: “Signorina, si ricordi che Dio la ama immensamente”. Parole di fuoco che l’hanno sconvolta e hanno poi trasformato tutta la sua vita. E alcuni mesi dopo, il 24 gennaio ‘44, Chiara incontra Gesù crocifisso e abbandonato e scopre in Lui la misura senza misura dell’amore di Dio per noi. “Dio (il Padre) ha tanto amato il mondo – dice il Vangelo di Giovanni – da dare (Se stesso) il suo Figlio unigenito per noi” (Gv 3,16). Una lettera a Duccia Calderari, scritta ancora nel 1944, testimonia la profondità di questa sua scoperta dell’Amore di Dio che si rivela in Gesù abbandonato : 
 
Carissima Duccia,
 
(…) Tu hai cuore e comprensione: ascolta:
Pensa alla differenza infinita fra il dolore di Gesù crocefisso da nemici, abbandonato dai discepoli, costretto ad affidare la Mamma Sua ad un altro e il dolore immenso di sentirsi disunito dal Padre suo, che lo amava come Se stesso e con il quale formava una sola cosa [era infatti Dio come il Padre è Dio, Dio fatto uomo].
Pensa: … fu quel dubbio atroce di non essere più una sola cosa con il Padre, che Lo fece uscire in quel grido
“Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”
(…) Qui, qui, qui è tutta l’Immensità dell’Amore! Ci donò la Sua Divinità.
Pensa Duccia, tu che hai cuore, a questo Gesù penzolante come straccio dalla Croce, con l’anima squarciata dal dolore, nel dubbio di non essere più Dio!
Pensa e lasciaLo appoggiarsi sul tuo cuore che vuole cose grandi
Ma per Lui!
DiGli che abbandoni su te la Sua Umanità Divina ridotta a nulla per darci il Tutto (…); diGli che l’abbandoni su te e ti narri il suo tormento onde tu infiammata e pazza quasi per tanto Amore corra sì per il mondo, ma non con il tuo piccolo cuore, ma con il Cuore di Dio (…).
GiuraGli che il tuo cuore mai più lo abbandonerà onde trovi qui in terra, nel tuo cuore, quel Paradiso che perdette allorché il Suo Padre Gli sembrò volgere l’occhio. (…).
Proponiti di seguire ed amare l’Amore Crocefisso così nel più grande dolore, espressione del più grande Amore!
 
Oggi venerdì santo, durante la funzione liturgica, ricorderemo la passione di Gesù e saremo invitati a baciare la croce. Cogliamo quest’occasione per esprimere a Dio, al Padre e a Gesù il nostro grazie, la nostra riconoscenza, per averci dato tutto, per essersi dati tutto a noi, per averci dato, mediante l’abbandono di Gesù, lo Spirito Santo che è Dio come loro sono Dio.
 
Ma noi cristiani crediamo sempre poco all’amore di Dio per noi. Lo dice bene Chiara in quest’altro scritto che è del 1951 : 
 
Noi cristiani crediamo sempre poco all’Amore (cf. 1 Gv 4,16).
Pur con il Crocefisso dinanzi agli occhi non comprendiamo mai abbastanza l’amore di Dio per noi.
Gesù è venuto ed ha parlato ed in ogni sua Parola, che non passa e che sola è vera per l’eternità, c’è una promessa che dovrebbe far impazzire d’amore i cuori più aridi e più freddi.
Noi non crediamo all’Amore perché non amiamo. E non sappiamo che significhi amare.
Il mondo perciò, anche il mondo cristiano, è tornato pagano nella sua vita e nei suoi costumi, perché, non amando, non ha conosciuto l’Amore e non ha sfruttato per sé e per i fratelli i doni dell’Amore.
Chi ama almeno un po’ sa che significhi amare: significa soffrire quando non si può fare qualcosa per la persona amata; godere quando si può mostrare a fatti l’amore. Chi ama non solo non fa fatica nel mostrare l’amor,e ma fa fatica nel non poterlo mostrare.
Ché chi ama trabocca e tutto dona, sazio solo d’amare [cioè chi ama veramente è soddisfatto solo quando ama ed è poi anche riamato]. 
 
Amare dunque, amare perché Dio è Amore, perché in Gesù Dio stesso ci ha toccato, ci ha amato per primi e ha riversato nei nostri cuori l’Amore suo che è lo Spirito Santo.
Amare allora non per dovere, per obbligo o costrizione morale – se fosse così, il nostro non sarebbe già più amore – no, amare invece per sovrabbondanza, per eccesso d’amore ricevuto. Amare perché non si può fare a meno di amare Dio che è Amore e di amare gli altri, i prossimi, perché è bello, amabile, la cosa più bella, più vera e più buona che si possa fare.
 

Michel Vandeleene

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons