Lettera della vedova di Vito Schifani agli studenti

vedova Schifani

Una lettera toccante, quella che Rosaria Costa, vedova di Vito Schifani agente della scorta di Giovanni Falcone, morto insieme al giudice nella “strage di Capaci”, ha lasciato ieri sul sito www.vocidelmattino.rai.it per consegnarla, idealmente, ai giovani studenti, i migliori depositari, perché uomini di oggi e del domani, istruiti e formati per vivere, si spera, in un mondo migliore.

Poco più che vent’enne, Rosaria ha perso il marito, Vito Schifani, nell’agguato di Capaci, voluto da “Cosa Nostra”, ma i cui mandanti ed esecutori materiali sono ancora – amaramente, per tutti i familiari delle vittime dei caduti – incerti. In quella terribile esplosione del 23 maggio 1992, Rosaria racconta che oltre ai corpi carbonizzati degli uomini della scorta, del magistrato e della moglie, è volata via la sua gioventù, lasciandola sola a crescere ed educare un bambino di quattro mesi.

«Chi sono i mafiosi? – ha affermato – Sono criminali senza alcuna pietà, che ritengono di essere i padroni della vita e della morte, ma sono esseri infelici che si nutrono d’ingiustizie e del sangue d’innocenti spargendo lutto e odio a piene mani. Se non pagano per i loro delitti e se non si pentono dei loro peccati li attende un baratro senza fine. Non ho spirito di vendetta, e anche nel loro interesse ho chiesto giustizia. A Dio li affido, perdonandoli. Infatti, ritengo che se nutriamo uno spirito di vendetta, non faremo altro che aggiungere barbarie a barbarie in una catena di orrori senza fine».

Continua, rivolgendosi direttamente ai ragazzi: «Cari giovani, è il tempo della riflessione, affinché alla stagione della morte subentri quella della vita. Dobbiamo essere irremovibili nella lotta alla corruzione e alla criminalità, cominciando dalla famiglia e dalla scuola. In contrapposizione alla catena di orrori, tutti insieme possiamo formare una catena umana, inserendovi maglia per maglia legalità, giustizia, amore per il prossimo, e persino carità».

E conclude: «Non dobbiamo perdere la speranza in un mondo migliore. Al contempo non dobbiamo dimenticare il sacrifico di quegli innocenti, giovani padri, servitori dello Stato, che chi lo rappresentava non è riuscito a difendere. Affettuosamente, Rosaria Costa».

Ci uniamo al dolore e alle riflessioni di Rosaria, certi che “solo insieme” si possa contribuire alla lotta alla mafia, partendo da noi e dal nostro concetto di legalità. Perché Cosa Nostra non è “affare” solo dei politici, dei preti di frontiera, delle forze dell’ordine, dei magistrati e dei giornalisti antimafia. Ma di tutti, riguarda i nostri comportamenti quotidiani, la voglia di rendere migliori le nostre città e il desidero di cambiare quella mentalità stantia che non permette l’evoluzione delle coscienze di chi ancora soggiace alla regole di omertà e delinquenza.

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