Letere dalla Turchia

Sono trascorsi pochi mesi da quel 5 febbraio 2006 quando don Andrea Santoro è stato ucciso nella chiesa parrocchiale di Santa Maria a Trebisonda in Turchia, ma il suo ricordo e il suo esempio sono più vivi che mai. Una morte violenta, drammatica, che ha fatto conoscere una vocazione e un impegno vissuti lontano dai riflettori e con una radicalità coraggiosa: costruire ponti di dialogo, di conoscenza e di incontro tra Oriente e Occidente; aprire finestre di comunione tra cristiani, musulmani ed ebrei. Per questo dal 2000, dietro sua richiesta, don Andrea era stato inviato come fidei donum dalla diocesi di Roma in Turchia, proprio in quella terra da cui, come madre, è nata la nostra fede. Ed è l’inizio di un’esperienza umana e spirituale straordinaria, ricca di luce. Andando io vorrei – come spiega all’Associazione Finestra per il Medio Oriente da lui pensata al momento della partenza e alla quale scrive costantemente – attingere e consegnare anche a voi un po’ di quella luce antica e darle allo stesso tempo un po’ di ossigeno perché brilli di più. Sento questo invio, che affronto a nome della Chiesa di Roma, come uno scambio: noi abbiamo bisogno di quella radice originaria della fede se non vogliamo morire di benessere, di materialismo, di un progresso vuoto e illusorio; loro hanno bisogno di noi e di questa nostra Chiesa di Roma per ritrovare slancio, coraggio, rinnovamento, apertura universale. Per costruire questo ponte di dialogo e di conoscenza, don Andrea sente di dover essere un cristiano autentico; più che fare o dire, capisce di dover prima di tutto vivere e testimoniare l’amore e il perdono; dichiara di non voler essere evangelicamente più di un po’ di lievito e più di un minuscolo granello di senapa; ma neanche di meno, naturalmente!. Tutto questo vissuto nella quotidianità più semplice: ad Urfa- Harran prima, a Trebisonda poi, si dedica allo studio faticoso, ma indispensabile per poter comunicare, della lingua turca; intesse rapporti di amicizia con i vicini di casa e con i negozianti delle botteghe; approfondisce la conoscenza della cultura e delle tradizioni turche; visita le comunità delle tante Chiese locali, come quella armena; stringe rapporti con quanti, singoli e comunità, lavorano per il dialogo: dagli operatori salesiani alle Piccole Sorelle di Gesù, dai focolarini a gruppi di neocatecumentali. Una vita intensa e attiva intessuta della preghiera e della meditazione quotidiana della Parola di Dio; costantemente illuminata, anche nei gesti più umili e piccoli, da una vocazione forte: essere uno strumento di Dio per il dialogo e la pace in questa terra troppo spesso martoriata dalla violenza e dall’odio. Perché la convivenza tra fedi e culture diverse è possibile. Don Andrea ne era profondamente convinto e, pur nella consapevolezza delle difficoltà, non si stancava di ripeterlo, come fa anche nell’ultima lettera, datata 22 gennaio 2006, in una sorta di testamento spirituale. Oggi per la prima volta queste Lettere dalla Turchia, parte delle quali sono da considerarsi inedite, vengono raccolte e pubblicate integralmente con l’Introduzione del cardinale Camillo Ruini dall’editrice Città Nuova, affinché possano continuare il cammino di conoscenza, di dialogo e di incontro iniziato da don Andrea.

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