L’estetica di Giorgio Armani

Lo stilista reagisce alla brutalità del presente con poesia, candore primigenio, cultura. Giorgio Armani Privé. Un commento all'evento: Alta moda primavera-estate, 27 gennaio 2015, Palais de Tokio, Paris
Moda Armani

In occasione della settimana della moda di Parigi, Giorgio Armani Privè sfila presso il Palais de Tokyo una collezione di sessantotto capi di un’eleganza atemporale che si ispira al Giappone nel taglio, nelle forme, nei volumi, nelle giacche essenziali a kimono dalle cinture obi. La collezione alterna giacche corte e sagomate a giacche con applicazioni e paillettes, maxi pantaloni e gonne fluide, ad abiti lunghi fatti di piume.

 

Le stampe riproducono le sovrapposizioni ricamate delle foreste di bamboo, pianta nota per la versatilità, la forza del fusto, la dolcezza e la delicatezza delle foglie, simbolo dell’animo umano secondo Giorgio Armani, dell’estrema femminilità e al contempo del disinteresse rispetto alla finalità del sedurre, tutta rigore e grazia, intensità e armonia, autenticità e bellezza, dall’incedere lento e preciso, fatto di trasparenza e calma interiore, forza primigenia e fragilità. L’ architetto Renzo Piano ha voluto sottolineare nella sua poetica che “bellezza è fragilità”.

 

L’ estetica di Giorgio Armani «è lo scambio sottile tra sensibilità e gusti che supera il concetto di etnico, in fondo troppo semplice», che lo affascina da sempre e che gli consente di arrivare a una visione complessa delle cose, filtrata attraverso una passione culturale, tra l’Oriente che lo incanta e l’Occidente al quale appartiene, per creare profondità sofisticate ed eleganze atemporali.

 

«La moda reagisce – osserva Giorgio Armani ‒ alla brutalità del presente, col porsi in un luogo e in un tempo anacronistico, ostile alle violenze, preoccupato per le notizie che arrivano da Mosul, per le volontà di distruzione di ogni forma di cultura e di bellezza», come fa ogni inverno con gli alberi di pesco in fiore.

 

Giorgio Armani è artista del ritorno alla “prima bellezza”, ipersensibile verso tutto, che «pensa, sente, vede con gli occhi netti e puliti di un bambino, gli occhi vividi di un primitivo» e di un cosmopolita. In questo, Giorgio Armani riprende la poetica del Pascoli, del fanciullino, la categoria del candore e dello stupore di Platone che si sprigiona dalla purezza, dall’ innocenza creativa, capace di attingere alla forza emotiva, vitale, calda, dell’autentico sentire, propria del poeta, dell’infante, del primitivo, del mistico, del genio.

 

In riferimento all’ estetica di Giorgio Armani, applico l’esegesi di Giovanni Ramella in relazione al Principe Myskin di Dovstoevskij, che rivela una bellezza che ha resistito all’ aggressione del “sottosuolo, con i suoi impulsi mortiferi e ha esplorato la totalità dell’essere, nelle sue brutture e nei suoi orrori, mantenendosi immacolata, proprio in presenza e nonostante il Male radicale e la sua furia annientatrice.

 

Una Bellezza innocente, ma che sa, per avere attraversato le tenebre del sottosuolo, ed esserne uscita illesa, e che emerge dal fondo opaco della quotidianità esperita e frequentata in ogni suo angolo.”    Gianfranco Ravasi ha scritto in uno dei suoi più poetici frammenti de Il Mattutino che la moda è in grado di sconfiggere con potenza l’istinto di morte e di autodistruzione.

 

Come non restare affascinati dall’ esemplare innocenza estetica, dalla forza primigenia della natura, dal candore di luce, innocenza de “L’ Idiota”, purezza eversiva del bene che rivive ad ogni poetico incontro, purezza dell’immagine e purezza del cuore?

 

Quale ricerca se non quella di forme immacolate? Di semplicità incontaminate del segno?

 

Francesco Geremia, in riferimento alla poetica sulla bellezza propria di David Maria Turoldo, scrive su Ab Origine. Dal Primitivismo di Gauguin all’ Età dell’Oro di Dostoevskij: “A presiedere il mondo è la bellezza. Avanti la stessa metafisica, avanti l’etica, c’è il primato della bellezza. Davanti alla scoperta della verità, come davanti a un atto d’ amore, diciamo tutti: Che bello. Così davanti a un tramonto come davanti a una teofania, diciamo: Che bello. Così per un gesto di perdono”.

 

Ne L’ Idiota è Ippolyt che domanda al Principe Myskin: “È vero che avete detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza?”.

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