L’estate sta finendo…

… ma non è detto che l’autunno restituisca le consuetudini di questi ultimi decenni.
Superheavy

… ma non è detto che l’autunno restituisca le consuetudini di questi ultimi decenni. Almeno per noi imbolsiti cittadini d’Occidente, agghiacciati dai tracolli (per altro più che annunciati) di un turbo-capitalismo ormai palesemente inadeguato a rispondere alle sfide di questo millennio globalizzato e nevrotico. «Il mondo è come un budino – diceva anni fa un profetico Woody Allen –. Lo tocchi in un punto e vibra dappertutto».

 

Nell’estate più ansiogena di questi ultimi dieci anni, il music business non s’è fatto mancar nulla: a cominciare dalla tragica fine (annunciatissima, anche lei) della fragile Amy Winehouse della quale ci siamo occupati sul sito. Amy è stata il paradigma perfetto di un ambiente dilaniato da due tendenze opposte: da un lato disperatamente aggrappato ai simulacri dell’amore e di tutti quei valori ormai disossati dal semplicismo mediatico, e dall’altro sempre folleggiante sull’orlo di un abisso di nonsense.

 

Una contraddizione che trova nel baluginante mondo del pop sempre nuove voci. Nuove in apparenza, ma effimere nella sostanza, se si pensa a quanto suoni già vecchia la Danza Koduro: eloquente tormentone di un’estate che ha continuato a snocciolare i suoi cliché balneari, senza dar peso agli ottovolanti delle borse mondiali o alle carestie del Corno d’Africa, ai clandestini di Lampedusa o alle sempre più ruggenti rivolte mediorientali.

 

E adesso? Quale sarà l’autunno che attende chi la musica la produce, la suona o semplicemente l’ascolta? Probabilmente non scioglierà i nodi, né le succitate contraddizioni, né le inquietudini bipolari di sempre: da un lato l’ansia per le solite novità (per esempio l’attesissimo debutto dei SuperHeavy del sempreverde Jagger o, per noi provinciali, lo strombazzato ritorno di Giorgia e della Pausini), dall’altro i peana sulla misteriosa malattia del Vasco e i lucrosi miserere sulla dipartita della povera Amy, e magari anche i gorgheggianti j’accuse di qualche nuovo profeta pronto a spiegarci come fare a invertire la rotta o a salmeggiare sull’imminente fine del mondo: sperando invece, che a finire, sia stata solo un’ennesima estate.

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons