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Leonardo e le armi ad Israele, cosa è in gioco

di Carlo Cefaloni

- Fonte: Città Nuova

Carlo Cefaloni

Sette associazioni italiane, dall’Arci alle Acli e Pax Christi, assieme a Hala Abulebdehuna cittadina palestinese che ha avuto i familiari uccisi nei raid israeliani nella Striscia di Gaza, chiedono l’annullamento dei contratti stipulati dall’azienda italiane e le sue controllate con Tel Aviv. Un’iniziativa in linea con la lettera aperta di alcuni dipendenti di Leonardo. La questione decisiva della legge 185-90 e della politica industriale in Italia

Cacciabombardiere F35 nella base militare di Aviano March 26. Missinato/ANSA-cd

Alcune associazioni della società civile hanno depositato ricorso al Tribunale civile di Roma contro Leonardo Spa e lo Stato italiano chiedendo di dichiarare nulli i contratti di fornitura di armi a Israele per violazione dell’Articolo 11 Costituzione e della Legge 185/1990. Le realtà associative promotrici  dell’iniziativa giudiziaria in campo civile sono AssoPacePalestina, A Buon Diritto, ATTAC Italia, ARCI, ACLI, Pax Christi e Un Ponte Per.

L’intenzione evidente è quella di imporre il divieto, anche in futuro, permanendo le condizioni denunciate, per la vendita di armi e tecnologie militari a Israele.

Come in altri casi, si ricorre al diritto quando la pressione politica non produce i suoi effetti.  Il governo Meloni, infatti, nonostante le richieste avanzate dalle grandi e diffuse manifestazioni spontanee in tutto il Paese, non ha dato seguito al primo punto dell’istanza pubblica avanzata da un nutrito gruppo di esperti diplomatici, primo firmatario l’ambasciatore Pasquale Ferrara, che chiede  di «sospendere ogni rapporto e cooperazione, di qualunque natura, nel settore militare e della difesa con Israele».

La questione sollevata può essere estesa a più casi oltre il governo di Tel Aviv, sotto i riflettori dei media internazionali, come dimostra la forte istanza dei missionari comboniani, riportata su cittanuova.it, di premere sugli Emirati Arabi Uniti per fermare la fornitura di armi alle formazioni militari Forze di supporto rapido che stanno compiendo atti di sterminio della popolazione civile in Sudan. È perciò importante approfondire ad esempio il contenuto del viaggio effettuato il 20 novembre dal ministro della Difesa Crosetto negli Emirati Arabi Uniti per «consolidare legami in ambito difesa e sicurezza con approccio comune, anche nel settore tecnologico e dell’industria della Difesa».

Il ricorso contro Leonardo è uno strumento legale che permette di affrontare uno dei nodi strategici del nostro Paese nel momento in cui emergono enormi problemi di politica industriale come dimostra la crisi che appare irreversibile dell’ex Ilva con i lavoratori di Genova che hanno bloccato la città all’annuncio della chiusura del sito produttivo nel marzo 2026, mentre la situazione a Taranto è sempre più esplosiva.

Nel Sulcis Iglesiente i lavoratori di Eurallumina si sono barricati a 40 metri d’altezza per impedire la chiusura del loro stabilimento legato alle sanzioni contro la Russia. Ma sono almeno un centinaio i dossier di crisi industriali che si trascinano da anni aperti presso il ministero dell’Industria, mentre l’ex Fiat apre stabilimenti all’estero, dal Marocco agli Usa, cedendo pezzi pregiati in Italia.

Manifestazione a Genova degli operai ex Ilva19 novembre 2025 ANSA/LUCA ZENNARO

A chi gli rimproverava di concentrarsi sul settore delle armi, l’ex amministratore delegato Leonardo, Mauro Moretti, già ai vertici di Ferrovie dello Stato italiane con una lunga carriera nella Cgil, rispondeva che cercava di attuare la mission strategica definita dagli azionisti, in primis quello pubblico che detiene il 30,2 % del capitale, e che la sua priorità era di “alimentare” i quasi 50 mila dipendenti della società sparsi nel mondo.

La domanda da porsi quindi è la ragione per cui un grande patrimonio pubblico sia stato orientato politicamente nel settore dei sistemi d’arma invece di agire sui grandi dossier irrisolti del nostro Paese come appunto l’ex Ilva, abbandonando, allo stesso tempo, il primato raggiunto nel campo dei treni, ceduto a Hitachi, come è avvenuto recentemente con Industria Italiana Autobus specializzata nei veicoli del trasporto pubblico.

Il dettaglio del coinvolgimento di Leonardo nelle forniture militari al governo israeliano, nonostante l’immane sofferenza inflitta alla popolazione civile di Gaza, è stato prodotto in occasione della conferenza stampa promossa a Roma il 20 novembre 2025  dai referenti delle associazioni assieme alla cittadina palestinese Hala Abulebdeh attualmente residente in Scozia. La sua storia ha una certa notorietà grazie ad un blog in cui ha raccontato lo smarrimento e l’angoscia provata di fronte alla mancanza di notizie della sua famiglia rimasta a Gaza e poi colpita a morte dai bombardamenti israeliani.

Le polemiche verso Leonardo prendono forma talvolta con l’occupazione delle sue sedi da parte di movimenti e organizzazioni prevalentemente studentesche, con l’effetto di spostare l’attenzione dei media sul fatto di cronaca che si risolve con qualche contuso e denunce varie.

Manifestazione Università di Roma La Sapienza 2022 ANSA/MASSIMO PERCOSSI

La notizia dell’azione legale presso il Tribunale civile di Roma corre il rischio di non essere appetibile per un certo tipo di informazione, ma assolve alla necessità di porre al centro del dibattito questioni centrali sul piano costituzionale che la legge 185 del 1990 declina concretamente ponendo dei limiti ragionevoli relativamente a produzione  e commercio di armi.

È la stessa normativa citata in maniera puntuale da una lettera aperta di alcuni lavoratori della sede di Leonardo a Grottaglie, poi fatta propria da altri dipendenti della società per chiedere «lo stop immediato di forniture belliche destinate ad Israele da parte di Leonardo S.p.A. e società controllate, inclusi tutti gli accordi esistenti e gli articoli dual-use, nonché la sospensione di tutti gli accordi commerciali e le relazioni di investimento con istituzioni israeliane, start-up, università ed enti di ricerca direttamente o indirettamente coinvolti nelle operazioni militari israeliane contro la popolazione palestinese».

Nell’istanza di questi lavoratori di Leonardo si ricorda che nel rapporto From economy of occupation to economy of genocide della Relatrice Speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati, pubblicato il 16 Giugno 2025, Leonardo S.p.A. non viene citata solo per gli F-35, gli M-346 e gli AW119Kx con relativi training, per gli OTO Melara 76/62 Super Rapid 72mm naval guns e per la controllata DRS, ma anche per la collaborazione con l’Università Ben Gurion del Negev attraverso un laboratorio congiunto su intelligenza artificiale e scienza dei dati, condividendo ricerche «direttamente connesse agli attacchi contro i palestinesi».

Con riferimento ai cacciabombardieri F35 della statunitense Lockheed Martin, alla cui produzione Leonardo concorre per alcuni componenti, l’istanza presentata al Tribunale civile di Roma fa presente che tali «aerei sono stati massicciamente utilizzati da Israele per bombardare Gaza con bombe di varia potenza, incluse quelle da 2.000 libbre, responsabili di alcune delle peggiori atrocità commesse negli ultimi mesi. Nel giugno 2024, un rapporto delle Nazioni Unite ha rilevato come le bombe sganciate da questa tipologie di aerei sono state utilizzate in diversi casi di attacchi indiscriminati che “hanno portato a un alto numero di vittime civili e a una diffusa distruzione di oggetti civili” a Gaza».

D’altra parte lo stesso presidente Trump ha affermato nel discorso alla Knesset del 13 ottobre 2025 di aver fornito ad Israele ogni tipo di arma richieste da Netanyahu e che « Bibi (diminutivo del premier israeliano, ndr) ha saputo utilizzare bene: ci vogliono anche persone che sappiano come usarle, e tu ovviamente le hai usate molto bene».

Donald Trump alla Knesset, 13 Ottobre 2025 EPA/JALAA MAREY / POOL

Si comprende perciò l’esigenza di alcuni lavoratori italiani di sottrarsi a questa catena di responsabilità, ma le ragioni del mercato incombono. Infatti, con la definizione della tregua imposta da Trump, il cancelliere tedesco Merz, a pochi giorni dalla giornata del lutto nazionale per le vittime di tutte le guerre,  ha annunciato di sospendere l’embargo delle armi verso Israele.

Anche perché non esiste in quel Paese una norma simile alla legge 185 del 90 che infatti, da tempo, l’Associazione delle aziende della difesa italiane considera un ostacolo alla nostra competitività. E non si comprende ad oggi come mai in Parlamento non si sia giunti all’atto finale della riforma che promuove lo svuotamento di efficacia di tale normativa.

Uno dei nodi di una possibile Difesa comune europea passa proprio dall’estensione o meno della legge 185 del 1990 agli altri Paesi, in linea con i trattati internazionali vigenti  in materia.

Senza tali valori condivisi, resta solo la priorità dell’obiettivo richiesto secondo le regole del mercato. E tale riduzione dell’obbedienza alle procedure, appare significativa nei giorni in cui ricorre l’anniversario del processo di Norimberga.

Qui il link alla documentazione completa

 

 

 

 

 

 

 

 

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