L’elefante nella stanza

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La crisi non dà tregua, e i 780 miliardi di dollari di Obama per l’economia americana non sembrano aver fatto la differenza. Nell’incontro di Roma del G7, il governatore Mario Draghi ha fatto la proposta più concreta: che le banche rendano noti i titoli tossici in loro possesso, in modo da isolarli dal resto delle attività; così riprenderebbe quel flusso di denaro fra banche che oggi è bloccato da sospetti reciproci, e che è necessario alle attività produttive.

 

I cosiddetti titoli tossici erano stati accettati in garanzia dalle banche perché considerati affidabili. Ma oggi molte di esse dovrebbero portare i libri in tribunale, se fossero costrette a venderli allo Stato o a metterli a bilancio ad un valore di mercato reso molto basso dal timore di un mancato rimborso: così, perché essi non procurino ulteriori danni, si vuole isolarli in una banca apposita, detta bad bank, banca cattiva.

Se alla data del loro rimborso questo non si verificasse, toccherebbe alla banca depositante coprire la perdita: e se essa non ne fosse in grado, toccherebbe allo Stato coprirne le perdite.

 

Finora nessuno si muove in attesa che la bad bank sia istituita: per sbloccare la situazione potrebbero essere opportuni ovunque decreti legge che obbligassero le banche, pena riflessi penali per i loro manager, alla piena chiarezza dei bilanci.

Sarebbe poi urgente eliminare il gigantesco conflitto di interesse che è alla base di tutto questo disastro, costituito dalle agenzie di rating private, l’elefante che è in mezzo alla stanza di cui nessuno sembra avvedersi: come non si affida agli imputati la scelta dei giudici e non si vendono nelle farmacie medicinali non pubblicamente testati, non si dovrebbero mettere in vendita titoli certificati unicamente da agenzie scelte e retribuite da chi i titoli li emette, agenzie che a pochi giorni dal fallimento assegnavano ai titoli della Lehman Brothers la Tripla A, la massima garanzia di affidabilità!

 

La prima decisione del prossimo G20 dovrebbe essere l’affidare al Fondo monetario internazionale la certificazione di tutti i titoli trattati a livello internazionale: la seconda decisione dovrebbe essere l’istituire un Tribunale per i crimini economici.

Infine bisognerebbe evitare provvedimenti di carattere protezionistico: quando si è in difficoltà ciascuno è portato a chiudersi nella propria tana per leccarsi le ferite; ma dopo decenni di mercati aperti e di commercio telematico, tutti hanno clienti e fornitori ovunque, ed una economia frantumata, ciascuno chiuso nel proprio piccolo ambito, non serve a nessuno.  

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