LeBron James: “Non tacerò mai contro le ingiustizie”

Un significativo scambio di pareri tra stelle mondiali: due visioni rispetto all’impegno civile e sociale, rimbalzate sui media, tra Zlatan Ibrahimovic e LeBron James. Ma quando e come nasce?
LeBron James (AP Photo/Mark J. Terrill)

Non starò zitto a palleggiare”

LeBron Raymone James Sr. rispose così nell’estate 2018 alla collega Laura Ingraham di Fox News, promettendo che non avrebbe smesso di denunciare razzismo e problemi sociali in America. La frase fece il giro del mondo perché questo gigante classe ’84 è una delle più grandi stelle di tutti i tempi della mitica NBA statunitense. Leader dei Los Angeles Lakers, è conosciuto anche con l’acronimo LBJ o come King James: in carriera ha vinto quattro volte il titolo NBA e al 2021 è il terzo miglior marcatore della storia NBA nella stagione regolare, dietro Karl Malone e Kareem Abdul-Jabbar. Detentore ai playoff di vari record, tra cui quello di punti segnati, palle rubate, rimbalzi difensivi e vittorie, con la nazionale USA ha partecipato a tre Olimpiadi, vincendo la medaglia di bronzo ai Giochi di Atene 2004 e le medaglie d’oro a Pechino 2008 e Londra 2012

«Essere un bambino afro-americano e crescere nel ghetto con una madre sola, non avere stabilità economica e fare ciò che faccio oggi… mi sento come se avessi sconfitto le avversità», raccontava, spiegando di sentire l’obbligo, specialmente come padre di tre bambini piccoli, di parlare di eguaglianza. «C’è stato un tempo in cui gli atleti sentivano di non dover parlare di certe cose o non avevano il coraggio di commentare le cose che succedevano. Noi decisamente non staremo zitti: ci sono troppi ragazzini che hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a uscire dalla situazione in cui sono», aveva precisato. «Sto solo tentando di mettere una luce positiva sull’energia negativa, che alcune persone stanno tentando di dare all’America o alla gente del mondo. Io non sto nel lato negativo», aveva tuonato scagliandosi direttamente contro l’ex presidente Donald Trump, definito sui suoi profili social “un buffone”.

More than a vote”

Da quel momento, tra donazioni enormi e iniziative, LeBron ha fatto parlare di sé per avere promosso con il grande Michael Jordan campagne per garantire il voto agli afroamericani alle elezioni presidenziali del 4 novembre scorso: in particolare More Than a Vote, un’associazione no profit per spingere i neri a iscriversi alle liste elettorali, con tutorial su come votare. Con il partner finanziario Maverick Carter, ha creato poi la società SpringHill Co., riunendo la sua agenzia di marketing, Robot Co., e le società di intrattenimento SpringHill Entertainment: tra i consiglieri siede anche la fenomenale tennista afroamericana Serena Williams. Nell’azienda, il 64% degli impiegati è afroamericano o latino, mentre il 40% sono donne.

Straordinariamente popolare, con centinaia di milioni di fan digitali sulle piattaforme social, la sua sovraesposizione mediatica lo ha portato ad affrontare quasi fisicamente l’omicidio di George Floyd al grido “Black lives matter”. Come anche l’anatema di Donald Trump contro Colin Kaepernick, legato all’inginocchiarsi per sottolineare il suo “no” alle violenze di certa polizia sui neri. Piaccia o no, LeBron parla mediaticamente ad alta voce esattamente come fa costruire una scuola elementare ad Akron, in Ohio, la sua città, dove ha vissuto in un ghetto, senza conoscere il padre e con una madre adolescente. Paga il college a 2300 ragazzi della stessa città e, per i diplomati al liceo privati della passerella dal Covid-19, ha organizzato un evento tv, tra educazione e intrattenimento. Eppure, Zlatan Ibrahimovic, leader del Milan, al di qua dell’oceano su sponda calcistica, non ha trovato di meglio da dire o fare che affermare su di lui: «Mi piace tanto, è fenomenale quello che sta facendo, ma non mi piace quando la gente che ha un certo tipo di status fa politica allo stesso tempo. Io gioco a calcio perché sono il migliore a giocare a calcio, non faccio il politico. Intendo: fa’ quello in cui sei bravo, fa’ il tuo mestiere. È il primo errore che fa chi diventa famoso».

Zlatan Ibrahimovic (AP Photo/Luca Bruno)

«Non c’è modo che io stia zitto di fronte alle ingiustizie e mi limiti allo sport – ha replicato subito James, aggiungendo: – sono parte della mia comunità e ho oltre 300 ragazzi nelle mie scuole che hanno bisogno di una voce e io sono la loro voce. Mi occuperò sempre di temi come l’uguaglianza, la giustizia sociale, il razzismo, l’assistenza medica e il diritto al voto. So quanto è potente la mia voce e la ‘piattaforma’ da cui parlo e la userò sempre per occuparmi di certe cose, nella mia comunità, nel mio paese e in tutto il mondo. È buffo – ha concluso – dice LeBron – che Ibra dica queste cose, perché lui è lo stesso ragazzo che nel 2018 ha parlato di razzismo in Svezia legato alle sue origini e al suo cognome».

Però Ibra andrà a Sanremo

Intanto questa settimana Zlatan Ibrahimovic concilierà le ospitate al Festival di Sanremo allenandosi tre giorni in Liguria e due giorni a Milanello. Dopo essersi consultato con mister Stefano Pioli e d’accordo con il club, Ibra si allenerà martedì in una struttura dedicata in riviera con uno staff messo a disposizione dal club. Mercoledì, giorno di Milan-Udinese alle 20.45, sarà in ritiro a Milano dalla mattina rispettando programmi e orari della squadra, per restare poi nel centro sportivo rossonero anche giovedì. Tornerà in Liguria venerdì e sabato, ma Domenica sarà a Verona per la sfida del Milan contro l’Hellas. Al tempo, riposte e analisi sulle scelte di ognuno.

 

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