Le tre conversioni di Raïssa

Teologia, politica, pedagogia, diritto: dall’inquietudine intellettuale alla contemplazione dell’Assoluto.
Raissa Maritain

Il 4 novembre 1960 muore a Parigi un’ebrea russa, Raïssa Oumançoff, i cui libri sono tradotti anche a Tokyo; più conosciuta come moglie di Jacques Maritain, il filosofo con cui ha condiviso un’avventura spirituale, culturale e politica fin dalla giovinezza. Come ha scritto il loro biografo, Jean-Luc Barrè, la vita culturale del secolo ventesimo non ha fatto perno sulla coppia esistenzialista Jean-Paul Sartre e Simone De Beauvoir, ma proprio sulla coppia Maritain, che prima a Parigi, poi a New York, animava incontri culturali con filosofi come Berdiaeff, Gilson, Edith Stein, artisti come Rouault, Chagall, Severini, musicisti come Auric e Lourié; romanzieri come Bernanos, Claudel, Julien Green, Caroline Gordon, Flannery O’Connor, poeti come Cocteau, Reverdy, Max Jacob. Leggendo i suoi scritti autobiografici – I grandi amici e Diario –, possiamo seguirla in questa avventura.

 

Raïssa, di famiglia ebrea, e Jacques, di famiglia protestante, sui vent’anni diventano atei e anarchici, frequentano le università popolari, si sposano in municipio. Raïssa ricorda: «Riflettendo sul male e sul dolore, mi domandai come un Dio onnipotente e buono potesse permetterne l’esistenza e, abbandonata alle mie sole forze, ho risolto il problema cessando di credere. La vita mi apparve allora assolutamente vuota e triste, ma persuasa che essa avesse un senso non cessai di cercarlo… Piuttosto giovane, credevo a ciò che si diceva intorno a me, che l’ignoranza, il fanatismo stessero dalla parte della religione, che la ragione stesse dalla parte della scienza».

 

Raïssa si iscrive ai corsi di scienze della Sorbona e frequenta i giovani anarchici russi, emigrati a Parigi. All’università incontra Jacques, «un giovanotto dal viso buono con abbondanti capelli biondi e la barba leggera». L’incontro è subito un programma di vita: «Bisognava ripensare insieme l’universo intero, il senso della vita, la sorte degli uomini, la giustizia e l’ingiustizia della società. Bisognava leggere i poeti ed i romanzieri contemporanei, frequentare i concerti e visitare i musei… Il tempo passava in fretta, non potevamo sprecarlo nelle banalità della vita». Insoddisfatti, giungono alla soglia del suicidio; ma dopo avere riflettuto, decidono di dare ancora credito alla vita, nella speranza di poter approdare alla verità.

È Charles Péguy a salvare i due giovani portandoli ad ascoltare le lezioni di Henri Bergson sulla mistica di Plotino. I Maritain non sapevano cosa andavano a cercare: «Questa verità, ardentemente cercata, invincibilmente creduta, era ancora per noi una specie di Dio sconosciuto».

È allora che i due giovani ricevono risposta alla loro inquietudine intellettuale, apprendendo che è possibile, per mezzo dell’intuizione, conoscere l’Assoluto, avere certezze sul senso della vita. Ma non è ancora la fede.

Dopo aver letto il romanzo La donna povera di Léon Bloy, fanno amicizia con il vecchio scrittore il quale, con la sua testimonianza di un cattolicesimo radicale, li porta a credere in Cristo e nella sua Chiesa. Bloy scrive a Raïssa: «Ora voglio tentare di rispondere alla parte più grave della vostra lettera, dove dite: “Io non sono cristiana, non so che cosa cercare e mi lamento”. Perché continuate a cercare, amica mia, poiché avete già trovato? Come potreste amare ciò che scrivo, se non pensaste, se non sentiste come me? Voi non solo siete cristiana, Raïssa, siete cristiana ardente, figlia amatissima del Padre» (25 agosto 1905).

La conversione dei Maritain ha anche una connotazione mariana. Bloy li inizia alla devozione a Notre-Dame de La Salette, convinto della realtà dell’apparizione di Maria nel 1846.

 

Poi nella loro vita c’è una seconda conversione, altrettanto importante della prima. Entrambi laureati in scienze biologiche alla Sorbona, grazie a Bergson si erano già allontanati dallo scientismo materialistico. La scoperta della filosofia di san Tommaso fa loro comprendere che il bergsonismo risolve la verità in una intuizione soggettiva, negando all’intelligenza umana la capacità di raggiungere la verità nella sua oggettività. Il domenicano H. Clérissac propone a Raïssa di leggere san Tommaso all’inizio del 1909: «Fu tremando di curiosità e timore che aprii per la prima volta la Summa teologica. La scolastica non era, secondo la reputazione corrente, un sepolcro di sottigliezze cadute in polvere?… Dalle prime pagine compresi la vanità e la puerilità delle mie apprensioni. Tutto qui era libertà dello spirito, purezza della fede, integrità dell’intelletto illuminato di scienza e di genio… Pregare, comprendere mi erano una sola e stessa cosa, l’uno dava sete all’altro e mi sentivo sempre dissetata». Da allora i Maritain si impegnano non solo a diffondere la filosofia di san Tommaso, ma ad approfondirla in tutti i campi del sapere, dalla teologia alla politica, dalla pedagogia al diritto, anche perché comprendono che lo spiritualismo alla Bergson finisce solo per inclinare le coscienze verso il relativismo.

 

Dopo sei anni di matrimonio, nel 1912 i due giovani maturano la decisione di pronunciare un voto di castità. Questo voto, sconosciuto anche agli amici più intimi, è la radice nascosta di tutte le attività culturali, politiche e spirituali che promuoveranno in seguito, ma non una rinuncia alla coniugalità. Jacques scrive: «Abbiamo deciso di rinunciare a ciò che nel matrimonio non soddisfa solamente i bisogni profondi dell’essere umano, carne e spirito, ma è una cosa buona e legittima in sé stessa, ed abbiamo rinunciato nel medesimo tempo alla speranza di sopravvivere nei figli o nelle figlie. Non dico che sia stata una decisione facile da prendere. Essa non comportava nemmeno l’ombra di un disprezzo per la natura, ma nella nostra corsa verso l’Assoluto e nel nostro desiderio di seguire a qualunque costo, pur restando nel mondo, almeno uno dei consigli della vita perfetta, noi volevamo fare spazio per la ricerca della contemplazione e dell’unione con Dio e vendere per questa perla preziosa beni in loro stessi eccellenti. La speranza di un tale scopo ci dava le ali. Noi presentivamo, anche, ed è stata una delle grandi grazie della nostra vita, che la forza e la profondità del nostro mutuo amore sarebbero state accresciute come all’infinito». Non una scelta anticoniugale, quindi, ma un perfezionamento eroico della vita di coppia.

Quello di Raïssa (e di Jacques) è stato un cammino radicale verso la santità, vissuto attraverso la ricerca della verità, l’amore coniugale, la contemplazione dell’Assoluto. Bisogna leggere le poesie di Raïssa per potere entrare nell’intimità di questa avventura meravigliosa, dove lei ha saputo raccordare esperienza mistica e poetica, religione e cultura.

 

Scritti di Raïssa Maritain

Liturgia e contemplazione, Borla

Osservazioni sul Pater, Morcelliana

I grandi amici, Vita e Pensiero

Il diario di Raïssa, Morcelliana

Senza dimora, Mondadori

Poesie, Massimo-Jaca Book

Vita di preghiera, Massimo

 

Scritti su Raïssa Maritain

R. Addino, Un’ebrea cristiana tra mistica e poesia, Edizioni Scientifiche Italiane

N. Possenti Ghiglia, I tre Maritain, Ancora

J.L. Barrè, Da intellettuali anarchici a testimoni di Dio, Paoline

P. Viotto, Dizionario delle opere di Raïssa Maritain, Città Nuova

P. Viotto, Grandi amicizie. I Maritain e i loro contemporanei, Città Nuova

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