Le spie rosse dell’Amore. Intervista all’autore

Incomprensioni, malintesi, dissapori…sono il segnale più o meno evidente di una difficoltà nella vita di coppia. Cosa fare e cosa non fare? Con competenza e leggerezza insieme, Rino Ventriglia ne Le spie rosse dell’amore, edito da Città Nuova, offre utili consigli pratici. Abbiamo rivolto all’autore alcune domande.
le spie ross dell'amore_copertina

Ventriglia, il libro nasce dalla sua lunga esperienza di psicoterapeuta a contatto con tante coppie. Quali sono le spie rosse più ricorrenti di una crisi “in atto”?
«Le spie più ricorrenti di una crisi in atto sono, nell’esperienza maturata in questi anni dal rapporto di tante coppie in difficoltà, prevalentemente tre. La prima è un rapporto simbiotico complementare strutturale, cioè un rapporto nel quale una persona della coppia ha un ruolo genitoriale e, l’altro, un ruolo da bambino. Nella mia esperienza prima o poi, chi fa da madre o da padre costantemente all’altro, prima o poi scoppia perché è costretto a rinunciare ai propri bisogni e ai propri desideri, e lo scoppio può essere irreversibile se la persona non si ferma a riflettere sui propri vissuti emotivi e sui propri comportamenti. Un’altra spia frequente è la difficoltà di un partner a esprimersi per paura o inibizioni: in questo caso si accumula dolore e/o rabbia, pronti a balzar fuori improvvisamente. 

Un’altra situazione in cui mi sono imbattuto frequentemente è la svalutazione del problema di coppia o della sua importanza, o della risolvibilità o della capacità personale di risolverlo. Ogni problema di coppia comporta il contatto con il dolore.  Frequentemente, in linea con il messaggio che la società attuale comunica, incontro persone che scappano dal dolore. Il dolore non va evitato; va vissuto e ascoltato. Il dolore, reazione emotiva a una perdita, ci permette di comunicare all’altro. 

Ultime nell’elenco, ma non in frequenza, sono le vie di fuga. Il tradimento, il superlavoro, la dipendenza da internet, etc… le consideriamo vie di fuga da un rapporto nel quale le persone stanno male, ma non sanno dirlo se non gridando: “al fuoco!”. In questi momenti dolorosissimi per una coppia, se si riesce a fermarsi e a guardarsi negli occhi, si può rinascere insieme, riscoprirsi, ritrovarsi… Spesso, in questa fase, è necessario l’aiuto di persone competenti per riuscire a comprendere cosa si vive. Ma ne vale la pena se questo è un tratto del viaggio del nostro amore…».

Ad una coppia giovane quale consiglio daresti per durare “per sempre”? E ad una coppia matura per resistere al logorio del tempo? 
«Ad una giovane coppia direi di prendersi cura sempre del loro amore. Con Rita, mia moglie, diciamo che il primo figlio di una coppia è il loro amore. E, proprio come un neonato, va nutrito, cullato, accarezzato, protetto. Anche quando nascono i figli biologici che richiedono tanto tempo e attenzioni, anche quando gli impegni professionali diventano più gravosi e in tutte gli eventi che la vita propone, consiglierei di dare sempre priorità al loro rapporto. 

Direi di non dimenticare mai di donare il sorriso dell’alba e del tramonto di ogni giorno all’altro; di non smettere di pronunciare  parole d’amore, di essere sinceri e autentici, sempre, anche quando fa male. Di non accumulare rancore bensì, negli inevitabili momenti di conflitto, puntare a chiarirsi e ridarsi la mano. A una coppia matura direi di non smettere mai di prendersi cura del loro figlio. E loro potranno farlo non più con i muscoli e le energie fisiche, ma con quelle caratteristiche delle quali il nostro cuore si arricchisce grazie ai giorni che passano. E allora continuare ad amare con la dolcezza, la tenerezza, la sensibilità, la delicatezza che crescono insieme ai capelli bianchi. 

È a quest’età, quando i riconoscimenti sociali, professionali, vengono meno, che il continuare a sentirsi importante per il proprio compagno di vita, un “grazie di te”, pronunciato con le labbra o con gli occhi, è un’iniezione potentissima di vitalità e fiducia…».

Hai seguito tante coppie. Ne ricordi una tra le tante con una situazione di crisi particolarmente difficile? Come sei riuscito a sciogliere i nodi della crisi?
«Di situazioni di crisi difficili ne ho viste molte e, in questo momento, ripenso a tanti momenti con varie coppie. Mi vengono in mente Francesco e Luisa; quando sono venuti da me erano disperati ed esasperati. Non avevano mai avuto rapporti sessuali in tre anni di matrimonio. Nei primi colloqui ho colto il loro dolore e anche l’amore profondo che li aveva spinti, dopo cinque anni di fidanzamento, a volersi sposare. Lì, come sempre, non mi sono sentito come uno che deve sciogliere i nodi, ma come chi doveva mettersi accanto a loro per aiutarli a sciogliere quei nodi che li avevano divisi e che solo loro potevano sciogliere.    E così Francesco, un po’ alla volta, ha smesso di colpevolizzare Luisa ed è riuscito a manifestarle il dolore per non sentirsi compreso. Da parte sua Luisa ha compreso che la paura di essere abbandonata apparteneva alla sua storia e che poteva fidarsi di Francesco. Il loro percorso è durato due anni. Anni nei quali li hanno visti arrabbiati, tristi, angosciati, ma, alla fine, uniti. Come spesso ho potuto costatare se il sentimento che unisce una coppia è ancora vivo, insieme si può ritrovarsi e ricostruire. Oggi i due partner hanno un figlio adolescente e continuano la loro avventura». 

Un professionista tiene sempre distinta la sfera privata da quella professionale. Facendo un’eccezione, quanto la tua esperienza matrimoniale incide e ti aiuta in quella professionale e viceversa?
«Benché, come tu dici, gli ambiti “personale” e “professionale” siano naturalmente diversi, nella mia esperienza convergono.  Infatti l’origine della mia dedizione alle coppie nasce da due fattori: la passione per quel mistero chiamato “persona” che mi ha spinto ad approfondire la psicologia e la psicoterapia e la mia esperienza di coppia con Rita. Nel viaggio affascinante che abbiamo intrapreso 37 anni fa, abbiamo attraversato tratti di sole, di nebbia, di freddo, di gelo e poi di nuovo sole.

Credo che proprio aver vissuto in prima persona l’accensione di alcune spie dell’amore, aver sperimentato i dolori, le paure e le gioie vissute insieme, oltre alla possibilità di condividere la vita di tanti altri, abbia affinato la nostra sensibilità e il nostro amore per le coppie. Il nostro amore negli anni si è arricchito: di tenerezza, di dolcezza, di sensibilità, di gratitudine. Viviamo l’esperienza straordinaria di avvertire la presenza dell’altro in noi, quell’esperienza che fa sorgere spontanea la frase “grazie di esistere”. Avvertiamo che il dolore riconosciuto, ascoltato, è stato la radice che fa crescere sempre di più il meraviglioso albero del nostro amore.  

Forse è per questo che le persone restano colpite nell’ascoltare le nostre relazioni. Arriva ai cuori la speranza, la certezza del meraviglioso viaggio della vita di coppia. Vorremmo che questo arrivasse a ogni cuore, a ogni coppia leggendo queste pagine. D’altra parte, la storia d’amore che vediamo tante volte nelle coppie che vivono un momento di crisi, quella che loro non riescono a vedere, ci rinforza tante volte nel credere nell’avventura insita nell’amore, quel sentimento meraviglioso che può far vedere, cannocchiale dell’anima, la perla dell’altro…».

Rino Ventriglia, Le spie rosse dell'amore, cosa non fare nella vita di coppia, Città Nuova. Per acquistare il libro clicca qui.

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons