Le sorprese del reale

Quello che ti colpisce in questi racconti – siano ambientarti negli States o in Italia – non è solo la capacità mimetica, anzi camaleontica, dell’autore di aderire a tempi e luoghi e situazioni fino alla scomparsa virtuale di sé stesso, ma molto più la sua abilità di segugio delle sorprese del reale, per cui se non sei distratto e metti insieme quel dettaglio con quel particolare emerso magari otto pagine dopo, il senso generale del raccontare si delinea netto: è la realtà l’autore dell’opera del mondo, maneggia i pennelli degli eventi-sorpresa con piena libertà, e se tu-personaggio sei abbastanza docile ne vieni fuori come opera d’arte (verrebbe da dire, utilizzando non inopportunamente il Vangelo, chi il 100, chi il 60, chi il 30 per cento). Nel racconto che dà il titolo alla silloge un caldo, leggero ed ampio scialle di purissimo cashmere fa da correlativo oggettivo (direbbe T.S. Eliot) al troppo perfetto amore fisico di due coniugi, anch’esso caldo, leggero e, sembra, illimitato, finché un disguido di racconti diversi proprio su quello scialle rivela a lui che lei ha cercato di nascondere una sottile vergogna, per ciò che lui non è; allora l’amore stesso rischia la bancarotta, e lui capisce che l’amore vero, come il pashmina di cashmere, è tutta un’altra, cosa. Per fortuna lo capisce anche lei, che dopo averlo umiliato si umilia a sua volta davanti a lui. Allora si può davvero ricominciare perché ciascuno ridivenne un universo ignoto ma che ormai era parte dell’altro: finalmente la splendida scoperta dell’amore-mistero, il contrario dell’amore-consuma, dall’amore usa-e-getta. Lo dice, del resto, con sem- plicità, anche il protagonista del secondo racconto, cioè del secondo duro scontro con la realtà: Noi rincorriamo sempre un futuro comunque sconosciuto. Nel terzo racconto il correlativo oggettivo diventa una marmellata che un’anziana madre sta rimestando pazientemente, mentre le piange il cuore, ma con lucido coraggio, al pensiero del figlio che non riesce a trovare la donna giusta e brancola ramingo nell’esistenza. È vero che tutto dovrebbe essere fatto per durare un po’ meglio e un po’ di più, dice l’istinto materno, ma, aggiunge la lucidità coraggiosa, la vita, è come un treno, non può fermarsi a perdere tempo. E tira, avanti. Poi la grandiosa sintesi: La marmellata è una pietanza allusiva. Solo le donne anziane possono farla perché non si spaventano della sua capacità metaforica. Né si lasciano schizzare, a quel punto, dal sangue che ribolle di fronte a loro. Il quarto racconto è un bellissimo stralunato apologo sul senso religioso che consiste nel rimanere attaccati a qualcosa che non si vede, e si gioca non in bigottismi ma nella vita, dove un’anziana rimasta sola perché vedova lo constata in sé, poi in un vicino anche lui vedovo sofferente, infine nell’andare, con il cane da lui ereditato alla sua morte, spinta verso lo stesso vento contro cui lotta il cane, e che a me solleva i capelli come piccole ali ai lati del capo; perché il senso religioso a volte ci spinge a fare cose che sono apparentemente sbagliate, ma che poi si rivelano per quelle che ci salvano. Bene o male che vadano. Non ho lo spazio per parlare a sufficienza degli altri racconti, il perfetto inferno dei rapporti sbagliati- cattivi (Amici); il perfetto aggancio della realtà-sorpresa (la realtà è lì, a rinnovare i miei doveri nei confronti dell’esperienza ) con il principio di falsificazione di Karl Popper; l’epifania materiale-spirituale della solitudine individuale che rivela quella di moltitudini ora veramente incontrate: essa mi aveva spiegato cosa fosse la solitudine di tutte le persone che avevo incontrato sui marciapiedi del mondo con lo sguardo vuoto e la bocca tremante, come in un continuo singhiozzo dell’anima : fino allo scontro con un ingiallito ricordo che, facendo presente come la vita sia l’opera d’arte da realizzare – era stato detto, in modo apparentemente gratuito, già molte pagine prima -, uccide e salva simultaneamente. Gran bel libro per lettori non da allevamento critico-editorial-premiale, non da supermarket della carta stampata.

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