“Retake”, “clean up” e “speak up” ovvero riprendi, pulisci e diffondi. Sono queste le parole d’ordine della rinascita del decoro urbano della capitale fatta di rastrelli, raschietti e pennelli messa in atto dall'associazione "Retake Roma". Nata nel 2009, l’onlus romana si occupa di ridonare alla capitale un aspetto decoroso attuando operazioni di pulizia collettiva che liberi le strade dai rifiuti e i palazzi dai troppi cartelloni pubblicitari abusivi e dai graffiti.
Le sentinelle del decoro sono stimati in migliaia di volontari – molti i giovani dai 20 ai 35 anni –, suddivisi in 70 gruppi di quartiere più quelli in provincia. Tutti al lavoro per rimuovere le scritte sui muri, staccare adesivi e residui di gomme americane, ripulire giardini e promuovere il senso civico.
Al #WakeUpRoma – la giornata del più grande retake mai organizzato nella capitale del marzo scorso –, hanno partecipato in 3mila persone. Per quell'occasione “Retake Roma” e “Luiss Enlabas” si sono uniti agli operatori ecologici dell'AMA per la pulizia della città in quattro punti della capitale: piazza di Porta Maggiore, Villa Paganini, piazza Vittorio Emanuele II e piazza anno Marzio a Ostia.
E la storia della onlus narra del primo retake ad opera della fondatrice Rebecca Spitzmiller, professoressa dell’università Roma Tre, che armata di raschietto decise di eliminare le scritte che infestavano le colonne dell’edificio in cui abitava. Quello che è accaduto dopo è storia ormai nota: il fenomeno dal 2009 ha fatto molta strada «ma è nel 2014 – racconta Rebecca – che abbiamo registrato un incredibile effetto boomerang: interesse da parte dei media e ulteriori richieste dei cittadini che volevano unirsi alla causa. In questo modo è diventato un movimento capillare nel territorio romano».
E gli apprezzamenti sono arrivati addirittura da oltreoceno. È di qualche settimana fa, infatti, la menzione sul New York Times di “Retake Roma” tra le associazioni romane nate in difesa dell'arte e della cultura. Rebecca racconta: «L’interesse da parte dei giornali internazionali ci fa onore e ci dimostra ancora una volta quanto Roma sia patrimonio dell’umanità e come gli stranieri abbiano a cuore il suo decoro. Ciò ci responsabilizza e ci sprona ulteriormente a continuare sia come cittadini che come romani a custodire la città». Le chiediamo anche se qualcosa è cambiato dagli esordi di “Retake Roma”: «Sicuramente – conclude –, c’è un interesse per il decoro della capitale sempre più partecipato. Ma ora che i romani hanno “aperto gli occhi” è tempo che si saldi la collaborazione con le istituzioni».