Le scoperte del presente

Ancora alcuni testi inediti di Chiara Lubich sulla necessità di vivere bene il presente: sono brani di diario tratti dal suo volume antologico “Ogni momento è un dono” (Città Nuova Ed.). “Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e portar a compimento l’opera sua”. Così Gesù ai discepoli dopo aver parlato alla samaritana. È proprio un cibo il far la volontà di Dio. Se vogliamo che Gesù sia in noi Vita, dobbiamo ogni attimo nutrirci di questo cibo. La Vita esige cibo come ogni vita. (22 febbraio 1969) “Rimanete in me ed io rimarrò in voi”. Questo è ciò che succede all’anima se essa rimane inchiodata nella volontà di Dio nell’attimo presente. Dio non ci chiede di correre, ma di “rimanere”. E ciò è divino, è stupendo, è un essere come Dio: eterno moto ed eterna quiete (se si possono usare così povere parole per lui), perché è l’Amore. “Se invece rimarrete in me e le mie parole rimangono in voi, quello che chiedete vi sarà fatto”. Ecco un altro enorme guadagno del rimanere in Gesù: ottenere. Quante volte il cuore è pieno di preoccupazioni e ti senti pesare tutto sulle tue piccole spalle. E allora? Ecco la soluzione, ogni soluzione: chiedere e ottenere. Ma si ottiene se si rimane in Lui nel presente. E si ottiene tutto, infinite cose mentre noi ci dedichiamo ad una sola. Dice ancora Gesù: “Senza di me non potete far nulla “. È questo che dobbiamo metterci bene in mente: fuori dell’attimo presente, il nostro correre è vano; è tutto ciò che dice san Paolo di quello che si può fare, anche apparentemente, di bene e di eroico, ma senza la carità: cembalo risonante. (12 aprile 1970) “Dio infonde nell’anima la sua grazia e il suo amore in proporzione alla volontà e all’amore di essa” (Giovanni della Croce). Se è così, Signore, dammi una fortissima volontà ed un ardentissimo amore. Mi ritorna da qualche tempo nell’anima il tuo suggerimento: vivere il presente con solennità. Era stato, in un periodo, come l’apice della vita spirituale. Ora torna e, se sei tu che me la ispiri, perché non devo tenerne conto? Se vivo con solennità il presente, allora, l’ho capito stamane, ci sarà sempre in me quel senso del sacro che deve accompagnare la mia persona e che – partendo dal cuore mio innamorato del mio Sposo – deve informare tutto il mio essere. E tutto sarà “raccoglimento”, appunto come si pensa Maria, ché, diversamente, non è più lei. Perciò: un solenne amore per Gesù abbandonato nel presente, nell’ascoltare il prossimo, nel parlare con esso, nel lavorare, nel pregare… tutto con la massima semplicità. (22 maggio 1972) Mi tiene occupata in questi giorni un grande desiderio: esser la gloria di Dio, esser la sua gioia. E so che lo posso: basta che faccia – attimo dopo attimo – la sua volontà. Sì, Gesù deve avere in Terra la sua gloria, la sua gioia. E l’avrà in noi che – anche se non lo sappiamo – facciamo la sua volontà. Sì, perché, per dar gloria a Dio e dirgli che egli è tutto, occorre essere niente, annientandoci, facendo non la nostra, ma la sua volontà. Poter dar gloria a Dio ogni attimo! È stupendo! E lo posso. Poter essere la sua gioia ogni attimo! Meraviglioso, e lo possiamo! (3 febbraio 1981) È uno spreco quello che faccio della mia esistenza se non la centellino vivendo il presente. Ho ancora la vita e quindi la possibilità d’amarLo. Che faccia con perfezione la sua volontà e tutto sarà fatto. Questo, dunque, oggi: centellinare con perfezione. (4 marzo 1981) Vivendo un po’ il proposito di esser sempre in festa perché faccio la volontà di Dio, ho compreso che questa festa ha un prezzo: esser la volontà di Dio del presente potando, tagliando radicalmente tutto ciò che non è volontà di Dio in quell’attimo. Voltar decisamente pagina; far l’attuale volontà di Dio senza nemmeno il ricordo della precedente. Esser tutta lì nella volontà di Dio. Sì, perché, così facendo, è una potatura continua con un gettito di vita continuo che nel soprannaturale si manifesta come gettito di gioia. Gioia zampillante per me e per quanti incontro. (24 maggio 1981)

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