Le riviste ancora cellofanate

Va bene, ho piacere che tu mi faccia questo abbonamento! . Sono le parole di assenso che mi sento rivolgere da Carlo, mio unico cugino maschio da parte paterna, 54 anni, con alle spalle un matrimonio annullato, professore di lettere ed insegnante. Con Carlo c’erano sempre stati buoni rapporti, ma per l’isolamento dovuto al suo stato civile e per essersi impegnato solo nell’insegnamento, ci sentivamo molto poco, di tanto in tanto. Già parecchi anni fa ero riuscito ad abbonarlo alla nostra rivista Città nuova, ma subito dopo ricevetti la disdetta e con essa un pacco di riviste ancora cellofanate perché non di suo interesse. Qualche anno fa un nostro zio, pensionato residente all’estero da tanto tempo, aveva chiesto a Carlo di curargli un conto corrente qui in Italia. Alcune operazioni bancarie avevano tuttavia complicato il tutto e quindi Carlo, d’accordo con lo zio, aveva chiesto il mio aiuto. Man mano che si dovevano sbrigare le pratiche, mi sono messo al completo servizio dei due parenti, cercando di ascoltarli in tutte le loro necessità, dando solo alla fine un mio parere od un consiglio. Sta di fatto che a poco a poco gli intoppi si sono risolti, anche se ho dovuto darmi da fare parecchio, e senza alcun compenso. Ricordo che prima di scrivere una lettera o fare una determinata visita alla banca chiedevo sempre a Carlo il suo parere, e se per caso non lo trovavo d’accordo ero pronto a lasciar perdere la mia idea. Durante questo periodo osservavo che Carlo era interessato a come mi muovevo al punto che un giorno, ospite a pranzo a casa nostra, mi ha detto: Ma come fai ad essere sempre così disponibile? . Dopo tanto tacere era venuto il tempo di parlare, e così ho potuto raccontare a parole quello che Carlo aveva constatato nei fatti: l’Ideale dell’unità. Siamo così diventati amici oltre che parenti. Eppure sentivo ancora dentro di me che lo avrei amato di più proponendogli la chiave per continuare questo cammino, ed un giorno mi sono buttato a mare presentandogli ancora una volta la rivista, Ma questa volta, come dono! Ed ecco la sua risposta affermativa. Da allora ci siamo sentiti ancora con Carlo, ma non abbiamo più parlato della rivista. In questi giorni di fine febbraio sono al telefono con Carlo. Alla fine mi sento dire: Scusami, non ti ho più accennato a Città nuova che mi è arrivata puntuale già da due numeri. Non so come ringraziarti perché la rivista per me è stata come un balsamo. Nella mia scuola, infatti, ultimamente sono successe delle cose che mi hanno profondamente ferito e non sapevo più come uscirne. Prendendo in mano il secondo numero della rivista e sfogliandola sono stato catturato dalla Parola di Vita! Sembrava fatta per me, era quello che aspettavo e che mi ha dato finalmente tanta pace! Ho perfino staccato la pagina interessata per conservarla.

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