Le reazioni dei tedeschi alle dimissioni di Ratzinger

"Noi eravamo il Papa", così si esprimono in Germania parafrasando il titolo del Bild sull'elezione del pontefice, quando nel 2005 aprì scrivendo "Noi siamo il Papa". Tra delusione e riconoscenza, le dimissioni rendono il ministero petrino più umano, più vivibile, più vicino all'esperienza delle altre chiese
giornali tedeschi dopo le dimissioni del papa

«Noi eravamo il Papa»– così potremmo variare lo slogan "Noi siamo il Papa" col quale il più diffuso tabloid tedesco Bild aveva annunciato l’ elezione di Joseph Ratzinger il 20 aprile 2005.  Dopo la notizia della rinuncia, prima le reazioni di incredulità fra i cattolici e di grande sorpresa fra tutti, poi affermazioni di rispetto da tutte le parti del mondo, anche da quelli che in genere si pronunciano contro tutto ciò che proviene dal Papa.

Un «passo storico», questa la voce unanime dai commentatori di tutti gli schieramenti. Per tanti però questo passo «rivoluzionario» non si concilia col suo orientamento conservatore nella gestione della Chiesa e nei temi di morale. Tracciando un primo bilancio del pontificato di Benedetto XVI torna a galla una delusione nell´ambito ecumenico: tanti si aspettavano proprio da un Papa tedesco, cioè delle terre di Martin Lutero, gesti più decisi verso un’ unità più concreta e più visibile con le chiese della riforma. Tanti teologi lo rimproverano di non aver iniziato una riforma della curia romana che ritengono necessaria per una sopravvivenza della Chiesa nei tempi morderni.

Dall’ altro lato si legge tanta riconoscenza per il Papa per aver trovato parole chiare contro l´abuso sessuale sui minori da parte di clerici e di aver più volte incontrato le vittime. I vescovi esprimono la loro gratitudine per le tre visite in Germania – tra l´altro pochi mesi dopo la sua elezione nel 2005 per la GMG a Colonia – e per le sue parole pronunciate in queste occasioni. Secondo il cardinale Karl Lehmann di Magonza Benedetto XVI entrerà nella storia del papato come grande dottore della fede. Sottolinea il suo impegno per i rapporti con le chiese orientali, con l’ ebraismo, e per il dialogo con le grande religioni.

Per il cardinale di Berlino, Rainer Maria Woelki, la decisione di abdicare mostra che il Papa non è attaccato al potere, e si pone come modello per altre persone che ricoprono ruoli di responsabilità nella Chiesa o nella società. Altri vescovi dicono che il Papa sta testimoniando grandezza interiore, considerando la riduzione delle sue forze, rimettendo il suo ministero nelle mani di Dio. Lo chiamano un teologo billante e appassionato. Nessun altro Papa si sarebbe impegnato come lui per riconciliare fede e ragione.

La dimissione di Ratzinger – questa è la speranza di tanti tedeschi – getta una luce nuova sul ministero ecclesiale: nella loro ottica lo demistifica, lo rende più adatto ai tempi odierni dove tante persone arrivano ad una età molto avanzata, lo rende più umano, più vivibile, e forse – perchè nelle chiese luterane ad esempio i vescovi sono eletti a tempo determinato – persino apre nuove piste nel dialogo ecumenico.

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