Le provocazioni del reale

Intervista a don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione

Lo incontro a Roma in occasione della presentazione di un libro (Fedeltà creativa, ed. Città Nuova) del co-presidente dei Focolari, Jesús Morán. Don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, insieme  alla  vice-presidente adulti di Azione Cattolica, Maria Grazia Vergari (di cui riporteremo in seguito l’intervista), offre ai presenti uno spaccato di quella Chiesa comunione auspicata già da Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte.

Sia Comunione e Liberazione che il Movimento dei Focolari si trovano a vivere e ad affrontare le sfide della fedeltà a un carisma dopo la morte del fondatore, don Giussani nel febbraio 2005, Chiara Lubich nel marzo 2008. Ed è su questo punto che apriamo la nostra intervista.

Cosa vuol dire per Comunione e Liberazione vivere la fase dell’attualizzazione del carisma di don Giussani? Più di ogni altra cosa è un tentativo di immedesimazione con le origini, un immergersi nel carisma che Dio ha dato a don Giussani per poterlo poi attualizzare nel modo più adeguato. Sono due facce della stessa medaglia: più ci immergiamo, più attualizziamo.

Quali sono le sfide principali che vi trovate ad affrontare? La sfida fondamentale, come ho appena detto, consiste proprio nel cercare di immedesimarci nello spirito originario del nostro fondatore; le altre sfide sono legate alle circostanze, alla vita di tutti i giorni, lì dove ciascuno di noi si trova ad affrontare il quotidiano. Affettività, educazione, lavoro, problematiche sociali fino alla politica, tutta la realtà ci mette alla prova, mobilitandoci nel tentativo di stare davanti alle provocazioni del reale e di affrontare le sfide del nostro presente con lo stesso sguardo di sempre, quello con cui Cristo guardava gli uomini e le donne del suo tempo con le loro ferite e le loro attese. Quello stesso sguardo che emerge in ogni incontro di papa Francesco.

È cambiata Comunione e Liberazione in questi 12 anni dalla morte di don Giussani? Spero che nella sostanza non sia cambiata, anche se c’è una “storicità” delle persone di cui bisogna tener conto. Mi auguro che, seppur con modalità diverse, siamo riusciti a mantenere l’ispirazione originale. Penso che la cosa più importante sia fare in modo che la fede sia per tutti noi un’esperienza vitale che dura nel tempo, rivivendo l’entusiasmo per Cristo che don Giussani ci ha comunicato.

Cosa ha significato per lei, nel 2005, raccogliere il testimone del fondatore? Innanzitutto una trepidazione, perché è talmente sproporzionato quello che mi è stato chiesto che soltanto affidandomi a Dio potevo e posso rischiare, altrimenti mi verrebbe uno spavento tale da desiderare solo di scappare. Direi che ho cercato di obbedire con semplicità alla richiesta che mi ha fatto don Giussani. Chiunque viene dopo il fondatore è diverso da lui per storia e temperamento: è Tizio e non Caio. Allora, o il compito affidato si incarna nelle sue viscere, nel suo temperamento oppure è un ripetitore, che a nessuno interesserebbe seguire. Per questo mi stupisce sempre questa famosa frase di Péguy: «Quando l’allievo non fa che ripetere non la stessa risonanza, ma un miserabile ricalco del pensiero del maestro; quando l’allievo non è che un allievo, fosse pure il più grande degli allievi, non genererà mai nulla. Un allievo non comincia a creare che quando introduce egli stesso una risonanza nuova. Non è che non si debba avere un maestro, ma uno deve discendere dall’altro per le vie naturali della figliolanza, non per le vie scolastiche della discepolanza».

 

Don Julián Carrón, origini spagnole, appena diventato sacerdote a metà degli anni ’70, con un gruppo di giovani preti madrileni di varie parrocchie della diocesi aveva iniziato un’esperienza di condivisione e di amicizia dedicata soprattutto all’educazione dei giovani. Una vera e propria fraternità, che con l’associazione giovanile che vi si formerà intorno prende il nome di Nueva Tierra, e incrocia nel 1982 l’esperienza di Comunione e Liberazione, da qualche anno presente in Spagna. È in questi anni che Carrón incontra personalmente don Giussani. Nel 1985 Nueva Tierra confluisce nel movimento di Comunione e Liberazione. Nel tempo l’amicizia tra i due sacerdoti diventa sempre più stringente. Un rapporto che culmina, nel settembre del 2004, con il trasferimento di Carrón a Milano, chiamato da don Giussani a condividere con lui la responsabilità di guidare il Movimento. «L’incontro con il Movimento è stato una rivoluzione perché ha fatto diventare la fede mia, personale, qualcosa che c’entra con tutto», dirà Carrón.

Dopo la morte di don Giussani, nel marzo 2005 viene eletto dalla Diaconia centrale presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione e poco dopo nominato, dal Pontificio Consiglio per i laici, assistente ecclesiastico dei Memores Domini. Nel marzo 2014 verrà confermato presidente della Fraternità per i successivi 6 anni. Insegna Teologia in Università Cattolica.

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