Le parole ricorrenti del Sinodo

Un crescendo di passione caratterizza gli interventi in aula su indissolubilità del matrimonio, famiglie ferite e formazione. Ne dà notizia il briefing di ogni giorno alla sala stampa vaticana. I temi ritornano, si approfondiscono. Emerge il consenso dei padri sinodali sulla necessità di  un accompagnamento paziente a tutte le persone, nella chiave della misericordia
Un momento del sinodo sulla famiglia

Misericordia e verità. Il Sinodo deve infondere coraggio e speranza anche a «forme imperfette di famiglia», che possono essere valorizzate, secondo il principio della gradualità: questo è stato un tema particolarmente dibattuto durante l'assise dei vescovi. Vanno considerate con rispetto, ad esempio, le unioni di fatto in cui si conviva con fedeltà ed amore e che presentino elementi di santificazione e di verità.

Si torna spesso sui divorziati risposati, ricordando che numerosi fedeli si trovano in tale situazione non per colpa loro. La strada sinodale (con il sinodo dell’ottobre 2015) dovrà occuparsi di tale problematica con la prudenza richiesta per le grandi cause e coniugando l’obiettività della verità con la misericordia per la persona e la sua sofferenza. «L’eucaristia non è il sacramento dei perfetti ma di coloro che sono in cammino», ha affermato il segretario speciale del Sinodo, l’arcivescovo Bruno Forte. Si ribadisce la necessità di manifestare vicinanza alle tante situazioni familiari «ferite» e «irregolari». Si parla anche qui di «gradualità», cioè di un cammino a tappe per le coppie in situazioni irregolari, in cui – sempre il teologo Fernández – bisogna prendere in considerazione «la realtà concreta delle persone» e rimanda alla categoria di «bene possibile» evocata da papa Francesco nella Evangelii Gaudium, da perseguire «anche con il rischio di sporcarci nel fango del cammino».

Indissolubilità del matrimonio. Non è in discussione. Il matrimonio è un sacramento indissolubile in fedeltà alla parola di Gesù. Si riflette, invece, con passione e sottolineature diverse sulla pastorale per l’applicazione di tale dottrina davanti alle situazioni concrete. Occorre fare un discernimento attento su come affrontar tali situazioni, a volte molto specifiche. E la misericordia appare la chiave interpretativa, importantissima per tutti. La verità del legame coniugale e della sua stabilità è iscritta nella persona stessa, quindi non si tratta di contrapporre legge e persona, ma di comprendere come aiutare a non tradire la propria verità.Torna e ritorna la riflessione sulla questione dell’accesso al sacramento dell’Eucaristia per i divorziati risposati. 

E, mentre si ribadisce l’indissolubilità del matrimonio, si afferma che «bisogna guardare ai singoli casi», e si ricorda che «per i divorziati risposati il fatto di non potersi accostare all’Eucaristia non significa assolutamente che non siano membri della comunità ecclesiale». Anzi. Nell’aula sinodale si sono ascoltati racconti di incontri con preghiera in comune, domanda di perdono insieme, la ricerca di forme di manifestare la benedizione e l’amore del Signore, anche senza la partecipazione alla comunione sacramentale. Diversi interventi hanno sottolineto il valore della comunione spirituale come qualcosa di non formale, ma di molto significativo e da valorizzare.

Maggiore preparazione al matrimonio. Non solo punto di arrivo, ma cammino verso una meta più alta, una strada di crescita personale e in coppia, una forza e fonte di energia. La scelta matrimoniale, vera e propria vocazione, ha bisogno di fedeltà e coerenza per essere vissuta come luogo di crescita e di salvaguardia dell’umano. Per questo, i coniugi vanno accompagnati costantemente nel loro percorso di vita, attraverso una pastorale familiare intensa e vigorosa. Il cammino di preparazione deve essere personalizzato ed anche severo, senza timori di veder diminuire il numero di nozze celebrate in Chiesa. Un’attenzione specifica viene data all’educazione affettiva e sessuale, incoraggiando una vera mistica familiare della sessualità.

La luce della Chiesa: faro o/e fiaccola?  E’ anche un auspicio: che essa non sia solo la luce di un faro, fermo e distante all’orizzonte, ma sia anche fiaccola, ovvero «luce gentile» che accompagna gli uomini nel loro cammino, passo dopo passo e dovunque essi si trovano, fino ai margini più estremi.

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