Le parole dell’economia

Spread e speculazione sono termini che sono entrati nel nostro vocabolario quotidiano, ma cosa significano esattamente e quanto incidono sulla nostra vita? Una sintesi dell'economista Vittorio Pelligra
In questi mesi abbiamo cercato di capire la crisi economica che ha investito i mercati e il nostro Paese attraverso articoli, commenti, interviste ad economisti, studiosi ed imprenditori. Riassumiano alcune parole chiave di questa tempesta economica per capire meglio cosa stiamo vivendo e di cosa ogni giorno politica, media e mercati, parlano.

 

Che cosa è lo spread ?

Lo spread indica la differenza in punti percentuale nel tasso di interesse che i nostri titoli di stato pagano rispetto a quelli della Germania. E’ un indicatore importante, perché, dato che la Germania è il paese ritenuto più affidabile tra quelli europei, la differenza nel tasso di interesse dei titoli pubblici di un certo stato, indica di fatto la valutazione dei mercati sull’affidabilità o inaffidabilità di quello Stato. Il tasso di interesse funziona come una sorta di assicurazione sul rischio. Maggiore è il rischio che il creditore corre, maggiore dovranno essere gli interessi, per convincerlo a prestare effettivamente i suoi soldi.  I tassi di interesse che oggi dobbiamo pagare per trovare finanziatori non sono mai stati così alti dall’introduzione dell’euro.

 

Che cosa è la speculazione finanziaria?

Una speculazione è una specie di scommessa. Se siamo convinti che una impresa sia, per esempio, sottovalutata, allora compriamo le sue azioni nella speranza che il questo valore aumenti nel futuro, dandoci così la possibilità di rivendere le azioni ad un prezzo più elevato, guadagnando sulla differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita. Analogamente se pensiamo che l’impresa sia sopravvalutata. In questo caso la speculazione ha una funzione stabilizzante perché riallinea i valori di mercato con i fondamentali economici.

 

Quello che sta succedendo questi giorni è un po’ diverso. Si è osservato infatti un aumento anomalo del numero di “vendite allo scoperto” di azioni di imprese italiane. Succede cioè, che uno, con molti soldi,  scommette sulla riduzione del valore di certe azioni. Per far questo si fa prestare oggi un certo numero di quelle azioni che venderà immediatamente, prima ancora di esserne entrato in possesso. In questo modo incasserà già oggi una certa somma legata al prezzo attuale di quelle azioni. Se poi il valore di quelle azioni domani inizia a diminuire, il tizio, adesso lo possiamo anche chiamare speculatore, che ha già venduto le azioni che pure ancora non possedeva, dovrà pagarle all’originale venditore, ma ad un prezzo più basso rispetto a quello al quale le ha vendute ieri. In questo modo si ottengono i guadagni, spesso ingentissimi guadagni. Dicevamo che si tratta di una specie di scommessa perché mentre in una scommessa vera e propria, chi scommette non può influenzare l’esito dell’evento su cui scommette, in una speculazione se tu vendi azioni scommettendo sul loro ribasso né stai già direttamente riducendo il valore.

 

Quali problemi nasconde una speculazione finanziaria?

Il primo è che i guadagni così ottenuti nascono spesso non da un processo di produzione di ricchezza, come sarebbe auspicabile, bensì attraverso la distruzione del valore di un’impresa. Il secondo problema è che l’attacco speculativo non solo “prende atto” della debolezza di un’impresa o anche di uno Stato, ma la alimenta, accentuandola e rendendola spesso irreversibile. C’è anche un terzo problema: visto che gli interessi in gioco sono altissimi, la tentazione di giocare sporco è altrettanto forte. Le speculazioni allora prosperano dove c’è conflitto di interessi, per esempio tra politici e imprenditori oppure tra agenzie di rating e investitori, dove c’è traffico di informazioni riservate e dove le lobby sono così potenti da riuscire ad influenzare le scelte di coloro che dovrebbero regolamentare e controllare il funzionamento dei mercati. Il caso degli ultimi anni dell’amministrazione Bush, sono da questo punto di vista, ormai un caso di scuola.

 

Come ha origine una speculazione? Chi ci guadagna?

Speculare significa etimologicamente stare di vedetta (specula). E questo è letteralmente ciò che fanno gli speculatori che, attivi ogni ora del giorno e della notte, scandagliano i mercati globali alla ricerca di occasioni di profitto. Le occasioni di profitto sono molteplici e possono derivare da una imperfezione del mercato, un’impresa sopravvalutata, per esempio, o dall’instabilità politica di uno Stato. Una volta individuato l’obiettivo che di solito lancia segnali facilmente decodificabili, del tipo – “sono qui, sono debole e indifeso, speriamo non ci siano avvoltoi nei paraggi” – arrivano a frotte i predatori. Sempre in gruppo, perché da soli potrebbero non avere forza sufficiente a indebolire ulteriormente la preda. È importante notare che questo accadrebbe anche se ipotizzassimo che gli operatori economici fossero tutti e sempre razionali.


Quali conseguenze ha la speculazione su chi ne è vittima?

Le conseguenze sono quasi sempre negative, ma dipendono in maniera cruciale dal tipo di speculazione. Nella storia ci sono state speculazioni sugli immobili, case e terreni, sulle valute, sulle derrate alimentari, sulle azioni di singole imprese o gruppi di imprese, sui bulbi di tulipano, sulle foglie di tabacco, su tutto e di più; con esiti naturalmente molto diversi. La conseguenza generale comunque è legata al fatto che la speculazione, come dicevano, generalmente non crea ricchezza, ma la “estrae”. Toglie un po’ a tanti per dare molto a pochi.

 

Ricette facili non ce ne sono, ma una considerazione può essere comunque utile. L’abbiamo detto prima, la speculazione colpisce i più deboli rendendoli ancora più deboli. Oggi l’Italia è percepita come un paese debole, forse ancora non del tutto spacciato, ma piuttosto debole. Le ragioni sono varie e sicuramente non aiuta il clima di crisi economica generale. Ma poi noi, di nostro, ci mettiamo la crescita che non riparte, complici i bassi investimenti in ricerca e sviluppo e le riforme e liberalizzazioni che ancora non si vedono nonostante le ripetute promesse.

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