Le montagne senza neve sono un allarme

I cambiamenti climatici, l'aumento dell'inquinamento, la riduzione delle precipitazioni nevose a bassa quota richiedono un ripensamento del rapporto tra aree urbane e montane e del turismo di stagione
Germania. Montagne senza neve

Senza neve, senza futuro? Domanda lecita in questo strano inverno, almeno per tutto il versante occidentale delle Alpi. Niente neve a Natale e Capodanno, solo negli ultimi giorni le precipitazioni hanno consentito l'apertura degli impianti di risalita in numerose località turistiche montane di Piemonte, Val d'Aosta, Lombardia. Da Sestriere a Courmayeur, gli Amministratori locali e i gestori degli impianti hanno dovuto fare i conti con la mancanza di neve e una contrazione di arrivi e presenze di turisti. Hanno anche fatto richiesta dello stato di calamità naturale come di modificare i calendari scolastici, consentendo un periodo di vacanza più lungo a carnevale.

 

Se da un lato città come Torino, Milano, Novara, Brescia, Asti e Alessandria hanno dovuto fare i conti con l'aumento di polveri sottili e inquinanti nell'aria, la montagna si è trovata nelle ultime due settimane a dover reinventare se stessa per garantire la sua stessa sopravvivenza. Sono infatti rimaste ferme seggiovie e cabinovie, ma anche vuoti gli hotel, chiuse molte delle seconde case. E sono in molti a ricordare le intense nevicate del 2009, tra le più forti degli ultimi cinquant'anni, con Torino sommersa da mezzo metro di neve, viabilità in tilt e mezzi spazzaneve al lavoro ininterrottamente per trentasei ore tra il 6 e l'8 gennaio. Oppure l'anno delle Olimpiadi invernali, esattamente dieci anni fa, nel febbraio 2006 con la neve scesa copiosa su tutte le località alpine della Via Lattea che hanno ospitato le competizioni.

 

Da Palazzo di Città e dalle sedi della Regione Piemonte, composta per il 50 per cento da territorio montano, sono in molti a ribadire che dieci anni post-olimpiadi non sono però serviti a ridefinire un proficuo rapporto tra la montagna e la città. Le sfide ambientali dell'ultimo mese – la mancanza di neve e l'aumento dell'inquinamento, in primis – l'incapacità di trovare serie ed efficaci risposte, non legate all'emergenza, dimostrano quanto siamo lontani da una maturazione delle scelte politiche per il territorio. Il 23 dicembre 2015 il Parlamento ha votato il "collegato ambientale alla legge di stabilità", prima legge italiana sulla green economy, ora da declinare in specifici atti a provvedimenti nazionali e locali. I documenti della Cop21 e gli alti contenuti della Laudato Si di Papa Francesco sono approvati e applauditi da chi ha responsabilità istituzionali, ma a fatica declinati in scelte che contagiano la comunità, segnando discontinuità con le politiche non certo verdi del passato.

 

I cambiamenti climatici sono del tutto evidenti in questo inverno. Quali le scelte per affrontarne le conseguenze? Per la città ridurre l'inquinamento passa indubbiamente dall'incentivazione e dal miglioramento del trasporto pubblico, con mezzi moderni e più efficienti. Per le aree montane, reinventare se stesse può tradursi nel miglioramento e nella differenziazione dell'offerta turistica, che resta il principale comparto economico delle terre alte, ma che in Italia, sulle Alpi e sugli Appennini, non raggiunge sempre standard qualitativi adeguati e capaci di reggere la fortissima concorrenza internazionale.

 

Reinventare se stessa, per la montagna vuol dire anche scoprire quali sono i fattori attrattivi, quali i target di riferimento, quali i luoghi e le caratteristiche su cui investire, d'estate e d'inverno. Se la quota neve nel corso dei decenni è andata alzandosi, risulta assurdo e negativo spendere denaro pubblico per realizzare ulteriori impianti di risalita in aree sotto i 1.500 metri di altitudine. Serve un'adeguata pianificazione. Tecnici e politici, sui temi ambientali e legati al futuro del territorio, faticano a confrontarsi, a prendere decisioni e a trovare soluzioni.

 

Le politiche green dovranno trovare spazio nei programmi di tutti i candidati alle elezioni amministrative nelle quattro più grandi città italiane al voto nel 2016, Roma, Milano, Napoli, Torino. Per quest'ultima, unica città non montana ad aver ospitato un'edizione delle Olimpiadi invernali, sarà importante definire un nuovo patto tra l'area urbana e le zone montane che la circondano. Nella Città metropolitana che il sindaco guida, vi sono infatti anche Sestriere e Ceresole Reale, ma anche le piccole Ingria, Moncenisio e Balme (dove nacquero sci e alpinismo moderno), tre Comuni alpini con meno di 50 abitanti. L'inverno anomalo che stiamo vivendo impone un salto in avanti nella qualità delle politiche per salvaguardare risorse e qualità della vita, ambiente, economia, comunità: c'è un'ecologia integrata tutta da costruire.

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