Le miniere di talco della Valmalenco

Tra le gallerie, il museo minerario e quello mineralogico, la storia dell'attività estrattiva che ha plasmato questa valle
miniere

Un pretesto per conoscere le storie complesse del territorio e i suoi protagonisti, le sue modalità insediative, le forme di adattamento dell'uomo all'ambiente, lo sfruttamento consapevole ed equilibrato delle risorse naturali, e allo stesso tempo valorizzare un patrimonio storico senza eguali. Questo il motivo per cui è sorto il museo tematico della Bagnada in Valmalenco (Lombardia). Tre le strutture: le gallerie, il museo minerario e quello mineralogico, strumenti di conoscenza delle tecnologie estrattive e delle caratteristiche geologiche del territorio. Tutto ciò per far riflettere i visitatori sul significato storico e sociale di un’attività che ha permeato la cultura valligiana e che non deve essere dimenticata.

 

Negli ultimi 50 anni la Valmalenco ha subìto profondi cambiamenti, e i suoi abitanti hanno visto sparire tradizioni secolari per lasciar spazio alla modernità. La miniera rimane invece una realtà inscindibilmente legata al territorio, con un duplice obiettivo: da un lato riportare alla memoria delle comunità locali una realtà passata che ha contribuito a caratterizzare l’identità della valle e della sua gente, rafforzando il senso di appartenenza; in secondo luogo, far conoscere al turista le peculiarità di questa memoria storica che ritroviamo ancora oggi in molti aspetti della vita economica, sociale e territoriale della valle.

 

Il giacimento di talco della Bagnada venne scoperto verso la fine degli anni Venti e fu sfruttato fino al 1987, anno in cui fu decisa la chiusura per esaurimento. Per comprendere appieno l’importanza che questa attività ha rivestito nella vita dei valligiani, basti pensare all’eterogeneità geologica e alla ricchezza di risorse minerarie del territorio – amianto e talco, pietra ollare e serpentiniti – che hanno fatto e fanno ancor oggi della Valmalenco un punto di riferimento a livello internazionale. Attualmente si registra un’unica miniera attiva, quella di Brüsada, che s’impone nel mercato internazionale: il talco infatti viene impiegato in diversi modi nell’industria plastica, della carta, delle ceramiche, delle vernici, dell’agricoltura, dell’alimentazione, della cosmesi e della farmacopea.

 

La visita al museo si articola in tre momenti: un percorso con guide nelle gallerie della miniera, il museo minerario – dove sono esposti oggetti del lavoro quotidiano – e il museo mineralogico, dove ritroviamo alcune collezioni dei principali minerali della Valmalenco. L’ingresso alla miniera è a 1480 metri, la visita è su un percorso di un chilometro circa, posto su quattro livelli collegati da scale metalliche. Nei punti più indicativi le guide conducono il visitatore a conoscere le fasi principali del lavoro, le tecniche di coltivazione, gli strumenti e gli attrezzi di un tempo, il trasporto, le caratteristiche del minerale e la geologia.

Nel museo minerario invece sono raccolti i reperti legati all’attività estrattiva e rappresentate le risorse minerarie della valle: amianto, talco, serpentiniti scistose e non, pietra ollare e risorse minori. Infine il museo mineralogico raccoglie oltre 260 specie mineralogiche riconosciute, di cui due trovate per la prima volta – artinite e brugnatellite – e una decina di minerali, al tempo del loro ritrovamento, erano nuovi per l’Italia o per l’Europa. Ci sono poi delle cristallizzazioni così significative per dimensioni, caratteristiche morfologiche ed ottiche che a buona ragione possono ritenersi le migliori al mondo.

 


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